Coronavirus, in arrivo il test per valutare gli effetti della quarantena sulla psiche
Coronavirus, il test psicologico per valutare gli effetti della quarantena
Il pool di psicologi del Comitato tecnico scientifico che assiste il governo insieme alla task force guidata da Vittorio Colao, sta preparando un test psicologico per calcolare gli effetti dell’isolamento per Coronavirus sui cittadini. Il questionario, che dovrebbe essere diffuso a breve, partirà da un campione di 150 mila soggetti scelti per residenza anagrafica, sesso, fasce d’età, attività professionale, e porrà agli intervistati domande sulle sensazioni provate durante il lockdown: quante volte al giorno pensi a quanto possa durare questa situazione anormale? Quante volte ti capita di passare ore senza far nulla? Quante volte accusi la solitudine derivante dall’isolamento coatto?
Sono solo alcuni dei quesiti del test psicologico. Secondo quanto riporta il Messaggero, il questionario punterà soprattutto a valutare l’equilibrio di chi è stato sottoposto a uno stress più alto, ovvero i residenti di Codogno, Vo’ Euganeo e le città maggiormente colpite dal virus, in cui la popolazione ha vissuto una situazione diversa rispetto agli abitanti di Matera, Terni o Reggio Calabria, dove c’è stata minore pressione. L’obiettivo è proprio quello di avere più elementi per decidere quando e in che modo dare il via alla cosiddetta “fase due”, e dipanare una serie di dubbi e opinioni contrastanti sollevati da chi ha interessi specifici sulla riapertura, che spesso interferiscono nel processo decisionale dei comitati nominati dall’esecutivo.
Quante volte sei davanti alla tv, social come Fb, Instagram, twitter? I mezzi di informazione ti influenzano positivamente? E ancora: la comunicazione virtuale (social media, chat ecc.) può validamente sostituire quella personale? I dati si si incroceranno con uno studio dei sociologi del team di Colao, che intanto stanno valutando il livello di autonomia e l’organizzazione domestica di alcune fasce della popolazione, specialmente di chi non è abituato a badare a se stesso o risolvere in autonomia situazioni problematiche o stressogene. “Si consideri che generazioni cresciute sotto il perenne controllo degli adulti hanno più difficoltà ad essere autonomi, perché poco si sono confrontate con i loro limiti e poco hanno lottato per implementare le loro risorse, non le hanno educate a cavarsela da soli nelle situazioni, base per l’autostima”, ha spiegato al Messaggero Chiara Narracci, sociologa, consulente e mediatrice familiare. Tutte le risposte, spiega il quotidiano, potrebbero fornire l’identikit dell’italiano isolato e concorrere a trovare soluzioni per riaprire l’Italia dal 27 aprile, dal 4 maggio o più avanti.
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