In Veneto un imprenditore positivo al virus si è suicidato. Anche così si muore nell’Italia di oggi
Adesso arrivano anche i suicidi per Coronavirus. Dopo il traffico di ossigeno, gli scioperi delle pompe funebri, le rivolte di piazza e i tentati assalti ai supermercati, il virus si presenta in Veneto con un suo volto antico: quella del più disperato dei gesti. È accaduto a Villaguattera di Rubano, ieri, dove un imprenditore padovano positivo al Coronavirus, si è tolto la vita senza nessun preavviso, lasciando come unica traccia un messaggio che fa riferimento esplicito alla sua positività al test. L’uomo – prima di uccidersi – ha lasciato davanti alla porta di casa alcuni fogli di carta che contenevano macabri messaggi per chi avesse ritrovato il suo corpo: “E’ contaminato”. L’imprenditore si è soffocato con un sacchetto di plastica infilato in testa, sabato mattina, ma il decesso è stato reso noto solo ieri.
La segnalazione era partita dal fratello, che abita nella villetta in fianco a quella dove si è consumata la tragedia. Quando i carabinieri sono entrati in casa, era ormai troppo tardi. Questo gesto, però, non dobbiamo interpretarlo come un episodio isolato, ma piuttosto come un potenziale allarme, un possibile segnale premonitore. Perché già in passato, pochi anni fa, nel Veneto, la stagione della crisi economica divenne il volano di una lunga e tormentata serie di suicidi, soprattutto fra chi – come il 54enne – portava il peso delle responsabilità di una impresa. Il Corona diventa così un nuovo elemento di aggravio, un fattore accelerante e drammatico, non sono dal punto di vista sanitario, ma anche da quello economico, e sociale.
Questa tragedia ci dice che non bastano medici epidemiologi, ma che servono psicologi e sostegni. Non a caso il sindaco di Rubano, Sabrina Doni, dice: “Sono affranta, mi dispiace che come comunità non riusciamo a intercettare queste profonde sofferenze”. Il suicidio in Veneto torna ad intrecciarsi con i momenti di dramma della storia nazionale. Si fa premonizione. Anche così si muore, nell’Italia contemporanea: non per Coronavirus, ma con il Coronavirus. È un campanello di allarme che non deve squillare inutilmente.