In Sardegna un intero reparto è isolato, contagiati tutti i pazienti e medici: “Siamo rinchiusi qui da sabato”
Dopo la morte di un paziente di 81 anni per Covid-19, l'intero reparto di cardiologia dell'ospedale di Sassari è risultato positivo. E adesso le 26 persone chiuse dentro in isolamento sono allo stremo
La Sardegna è il nuovo focolaio. La situazione Coronavirus sull’isola tanto amata per il suo mare e la sua terra selvaggia è sconcertante: il governatore della Regione Solinas ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 31 luglio, si contano più di 120 contagi, ma soprattutto l’ospedale di Sassari è nel caos. Cosa che preoccupa molto medici e personale sanitario, dopo aver visto divampare la stessa dinamica negli ospedali del nord Italia come Codogno o Bergamo.
Coronavirus Sassari, la denuncia: “Cardiologia isolata”
A denunciare a TPI la situazione dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari è Fausta Pileri, segretaria territoriale del NurSind (sindacato delle professioni infermieristiche). “Ventisei persone – tra personale infermieristico, medici e pazienti – sono chiuse nel reparto di cardiologia dell’Aou di Sassari da sabato mattina. Il quadro dei contagi si è aggravato, l’intero reparto è stato isolato e blindato dall’esterno. I pochi medici e gli infermieri bloccati all’interno stanno prestando assistenza ai pazienti, in una situazione comprensibilmente critica e surreale. Sono tutti stremati, è necessario un immediato intervento”. Poi la voce dell’ostetrica trema: “Abbiamo paura che sia una nuova Codogno”.
Ma facciamo un passo indietro. Tutto è iniziato con il ricovero in cardiologia di un paziente di 81 anni il 29 febbraio scorso: i medici avevano individuato dei sintomi sospetti e hanno immediatamente richiesto il tampone. “Per mancanza di attenzione o per sintomi non troppo definiti, quel tampone è stato fatto solo dopo la morte del paziente”, racconta a TPI un medico cardiologo che preferisce restare anonimo, anche lui chiuso dentro il reparto. Dal momento della morte dell’uomo, sono stati eseguiti i test a tutti il reparto, sia ricoverati che medici, e tutte le persone sono risultate positive.
Ora la situazione nel reparto sta diventando insostenibile: “Le persone risultate positive al Covid- 19, ma asintomatiche, chiedono di essere mandate a casa – spiega Fausta Pileri – osservare la quarantena e ricevere le cure a distanza. Come rappresentante sindacale devo anche aggiungere e denunciare che avevo già scritto, per informarli, ai dirigenti aziendali – tre settimane fa – del fatto che si sarebbe potuti arrivare a situazioni del genere qualora non ci si fosse attivati per sopportare per la slavina che, infine, ci ha travolti. Oltre alla situazione descritta del reparto di cardiologia posso aggiungere le disfunzioni che si stanno creando anche nel pre triage”.
Tra le richieste del sindacato c’è l’intervento immediato da parte dei vertici per colmare la carenza di personale e “soprattutto che i lavoratori vengano tutelati e dotati dei dispositivi di sicurezza che garantiscano la massima tutela e non la minima. All’interno dei blocchi operatori servono mascherine, tute, calzari impermeabili, mantelline e occhiali a ventosa. Siamo la categoria in prima linea e quella che sta subendo più contagi e paga lo scotto più grande di questa pandemia”.
Intanto, un altro sindacato (Anaao-Assomed) ha fatto un esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari e all’Ispettorato del lavoro per segnalare la situazione di Sassari ma anche all’interno degli altri ospedali sardi: medici e infermieri non hanno a disposizione protezioni adeguate per il virus (come abbiamo già raccontato ieri in un articolo di Selvaggia Lucarelli).
Coronavirus Sassari, la risposta del direttore sanitario
Il direttore generale dell’ospedale di Sassari, Nicolò Orrù, risponde così con una nota rispetto alla situazione: “Siamo vicini ai nostri operatori sanitari che da sabato lavora incessantemente all’interno del reparto che, per sicurezza, abbiamo tenuto chiuso. Abbiamo ancora all’interno anche pazienti. Di questi, alcuni potranno far rientro a casa e saranno tenuti in stretta osservazione. Altri, quelli non dimissibili, se positivi saranno, invece, trasferiti nel reparto di Malattie infettive”.
“Voglio sottolineare l’impegno di medici, infermieri e oss del reparto – prosegue Orrù – che, in questi giorni, proseguono senza sosta la loro opera in reparto. Siamo mobilitati per risolvere la situazione della Cardiologia e stiamo lavorando affinché possa essere riaperta Emodinamica e, a seguire, il reparto”.
Gara di solidarietà
E, come spesso accade, è la solidarietà umana a supplire alle mancanze. Altri medici e semplici cittadini stanno provvedendo di loro spontanea volontà alle forniture di dispositivi all’ospedale di Sassari. Una scorta di materiale è stato donato dagli odontoiatri privati che lavorano a Sassari e sul territorio all’Azienda ospedaliera universitaria. Già consegnate scatole contenenti sovra-camici, guanti, calzari e mascherine chirurgiche.
Un gruppo di cittadini, invece, ha messo a disposizione degli operatori tre termometri (due dei quali a infrarossi e utili nei pre-triage) e oltre 300 mascherine chirurgiche con visiera. Con l’ospedale sassarese chiuso al momento le emergenze vengono dirottate nelle altre strutture del Nord dell’Isola. E i cittadini iniziano ad avere paura.
Come ha reagito la Regione
La Regione, dal canto suo, si blinda fino all’estate. “In conseguenza del rischio sanitario, dovuto alla grave emergenza epidemiologica in corso, abbiamo dichiarato lo stato di emergenza regionale sino al 31 luglio 2020 per consentire una tempestiva attuazione delle disposizioni nazionali secondo le specificità del contesto isolano. Inoltre, con l’approvazione delle misure operative di Protezione civile abbiamo definito la catena di comando e di controllo, il flusso delle comunicazioni e delle procedure da attivare per fronteggiare l’emergenza Covid-19 in Sardegna”, ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, illustrando le scelte odierne della Giunta regionale per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Uno degli effetti, che ha riguardato in particolare la Sardegna, è stato il flusso in ingresso di persone che hanno deciso di passare la quarantena nelle seconde case e il rientro di sardi che si trovano fuori dall’Isola per motivi di lavoro o di studio. Se ciò dovesse comportare un incremento rilevante dei casi, si rischia uno scenario difficile per il Sistema sanitario regionale che potrebbe avere difficoltà a fronteggiare l’emergenza. Proprio come è stato per gli ospedali del Nord Italia.
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