Coronavirus, quando finirà in Italia? Ecco le date da tenere d’occhio
Coronavirus, quando finirà in Italia? Ecco le date da tenere d’occhio
Quando finirà l’emergenza Coronavirus in Italia? La domanda è tra le più cercate in queste ore su Google. È comprensibile, del resto: per tentare di contenere la diffusione del virus il Governo ha varato misure che stanno mettendo a dura prova l’economia nazionale e che limitano fortemente la vita sociale degli italiani. Quando finirà, allora, tutto questo?
Il Coronavirus è un nemico invisibile e nuovo, quindi sconosciuto: impossibile prevedere in modo preciso quando la sua portata sarà esaurita. Interpellati sul punto, per ora tutti i virologi rifiutano di indicare una data. E la tesi secondo cui l’arrivo del caldo decreterà la morte del virus non ha ancora trovato conferme nella scienza. Al massimo, alcuni esperti si sono spinti a dire quando si potrà fare un primissimo bilancio.
Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm), ha scritto su Facebook che per avere le idee più chiare sull’efficacia delle misure di contenimento dell’epidemia in Italia bisognerà aspettare almeno ancora due o tre settimane.
“Se anche il rischio di forme critiche o potenzialmente letali è basso, non possiamo permetterci di non fare tutto il possibile per proteggere chi a rischio è. Serviranno ancora almeno due-tre settimane per avere un’idea precisa sull’efficacia delle misure e sull’andamento dell’epidemia. Dobbiamo collaborare, senza panico ingiustificato ma con senso di responsabilità”, ha scritto Maga il 2 marzo.
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Anche secondo Massimo Galli, infettivologo e primario dell’Ospedale Sacco di Milano, si potrà fare un primo punto della situazione fra non prima di due settimane. Intervistato durante il programma tv PiazzaPulita (puntata del 5 marzo), Galli ha avvertito anche che se il trend dei contagi non sarà invertito entro Pasqua (12 aprile) “la faccenda diventerà decisamente più pesante da gestire”. “Quello che è certo è che certamente ci possiamo aspettare anche la necessità di ulteriori restrizioni”, ha sottolineato il professore.
Il 6 marzo, il Corriere della Sera ha pubblicato invece una tabella di marcia diversa: “In Lombardia bisogna evitare il picco di 8mila contagi entro il 22 marzo”. Il quotidiano milanese pubblica una serie di calcoli che sarebbero stati elaborati dall’Unità di crisi regionale in cui si tiene il conto del numero di contagi da Coronavirurs e dei pazienti ricoverati in Rianimazione e Terapia intensiva. Perché il sistema sanitario non vada al collasso, appunto, bisogna fare in modo almeno che i contagi in Lombardia non superino le 8mila unità entro il 22 marzo.
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