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All’ospedale di Pozzuoli una “leggerezza” è costata 2 morti e 50 contagi: il focolaio Covid che fa tremare Napoli. Ma De Luca minimizza

Immagine di copertina

Al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli è scoppiato un focolaio Covid che finora ha causato la morte di due persone e almeno 53 contagi. La Cisl Fp Napoli chiede le dimissioni dei vertici aziendali e ha portato il caso in Procura

Coronavirus, all’ospedale di Pozzuoli il focolaio che fa tremare Napoli

“All’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli forse c’è stata qualche leggerezza nell’organizzazione e quindi è avvenuto qualche contagio di troppo. Ad ogni modo, oggi, la situazione è del tutto sotto controllo”. Queste le parole pronunciate dal governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca riguardo il focolaio da Covid-19 scoppiato nell’ospedale partenopeo a inizio aprile.

Una “leggerezza” secondo De Luca che finora ha causato almeno 53 contagi e due decessi: non proprio uno scherzo. Se consideriamo che sono 178 i tamponi ancora da accertare, c’è poco da stare sereni. Il dato, che annovera 3 nuovi casi emersi martedì, arriva dall’esito delle analisi su 858 tamponi eseguiti su tutto il personale del Santa Maria delle Grazie. Nel conteggio rientrano anche i tamponi-bis effettuati negli ultimi due giorni su alcune decine di sanitari. Numeri che confermano l’esistenza di un focolaio nel focolaio: è il reparto di medicina generale dove in totale sono 27 gli operatori risultati positivi al Covid 19, tra questi ci sono medici, infermieri, operatori socio-sanitari e il primario Raffaele Ranucci. Ulteriori 14 contagi sono stati riscontrati negli altri reparti, tra cui chirurgia, ginecologia e cardiologia e tutti riconducibili a quanto verificatosi in medicina. Dodici invece sono i pazienti contagiati.

E mentre il governatore campano “scarica” la responsabilità del focolaio sull’organizzazione del “Santa Maria delle Grazie” riconducibile alla direttrice Concerta Sarnataro – “commissariata” nei giorni scorsi dopo l’arrivo del direttore sanitario Monica Vanni – la Procura si è attivata per acquisire la documentazione presso l’amministrazione dell’ospedale medesimo, che fa parte dell’Asl Napoli 2 Nord.

“I numeri sono più che allarmanti e la catena del contagio rischia di allungarsi. Conosciamo il grande valore professionale di medici, infermieri e oss. del Santa Maria delle Grazie e per questo occorre capire cosa non ha funzionato nei processi organizzativi. Adesso c’è il rischio concreto che aumentino i decessi; soprattutto tra i cittadini dell’intera area flegrea si sta diffondendo una pericolosa sfiducia nei confronti della sanità locale. Chi necessita di cure, chi ha bisogno di recarsi in una struttura ospedaliera rinuncia perché teme di contagiarsi”. Lo affermano Gianpiero Tipaldi e Luigi D’Emilio, rispettivamente Segretario Cisl Ust Napoli e Segretario Cisl Fp Napoli, che martedì 21 aprile hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica perché “si faccia chiarezza su quello che sta accadendo all’ospedale civile di Pozzuoli”.

Lo scoppio del contagio

Ma cosa è accaduto all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e tornare al primo aprile, quando una paziente, passata per il Pronto Soccorso e ricoverata nel reparto di Medicina generale, viene sottoposta a test rapido (con siero) con primo risultato negativo. Soltanto successivamente, dopo essere stata sottoposta al tampone per il Coronavirus, viene rilevata la positività. Nel frattempo, però, la donna va in giro per l’ospedale per i controlli del caso, spesso anche senza mascherina, contagiando almeno altri due pazienti, oltre che 16 operatori sanitari dell’ospedale.

Il risultato è quello che apprendiamo dalle cronache locali e che denuncia anche il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, su Facebook: “Questa notte un cittadino di Bacoli, positivo al Coronavirus e ricoverato al Cotugno, ha avuto un aggravamento delle condizioni di salute. Non ce l’ha fatta. È la seconda vittima, in città, causata dal Covid-19. Bacoli si stringe alla famiglia per il grave lutto che colpisce l’intera comunità. La seconda vittima di Coronavirus a Bacoli, spiega Josi, era uno dei pazienti contagiatosi nel reparto di Medicina dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. “Inaccettabile. Intollerabile“, commenta il primo cittadino. “Nulla potrà più riconsegnare ai suoi cari il nostro concittadino. Nulla. Ma l’amarezza è davvero tanta. Si dovrà fare giustizia: individuando responsabili e responsabilità. Adesso però sono giorni di dolore, sofferenza. Adesso è il momento del silenzio, del cordoglio. In rispetto verso chi ci ha lasciato. La città è accanto alla famiglia. Oggi. Domani”, afferma il sindaco.

Dopo lo scoppio del focolaio, sia il reparto di Medicina che il Pronto Soccorso dell’ospedale di Pozzuoli sono stati chiusi e sanificati. Oggi l’ospedale continua a funzionare a singhiozzo dopo dieci giorni dallo scoppio del focolaio: non sono bastate, infatti, le 72 ore ipotizzate per una ripresa totale delle attività. Adesso si attende la fine di tutte le operazioni di sanificazione dell’intero edificio, che dal 14 al 20 aprile ha interessato un volume complessivo di 52.670 metri cubi, ma soprattutto la definizione dei nuovi protocolli da attuare all’interno di tutti i reparti: al vaglio ci sono ulteriori percorsi di accettazione e di terapia da applicare per scongiurare nuovi contagi.

L’esposto in Procura

“Non solo è mancata la tempestività nell’agire nel momento del bisogno, ma non si sono neanche fatte le dovute azioni preventive precauzionali. Perché all’Ospedale Santa Maria delle Grazie non ci sono le tende pre-triage per i pazienti sospetti Covid-19? Come si fa ad inviarli nei reparti con gli altri pazienti? Per la signora contagiata, che in questa storia è vittima, ci si è basati su un test rapido, non validato dall’Istituto Superiore di Sanità, quando poi la Tac ha evidenziato una polmonite bilaterale interstiziale”, denunciava alcuni giorni fa Lorenzo Medici, segretario della Cisl Fp Sanità Campania, in un’intervista a Fanpage.

“All’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli i contagiati sono già saliti a circa 60, tra infermieri, medici e pazienti. Ci sono stati troppi ritardi sia nell’avere l’esito dei tamponi, che nel comunicarlo ai sindaci e alle autorità sanitarie, e quindi nel successivo tracciamento dei contatti. Quei contagiati andavano subito isolati, invece, sono tornati nelle loro case e ora si rischia il dilagare dei focolai. Abbiamo appreso che la Procura si è già attivata ieri per acquisire documentazione all’Ospedale. Invieremo anche noi un esposto alla magistratura per fare luce su quanto accaduto. Ma la gestione della situazione non è stata appropriata a nostro giudizio, per questo chiediamo le dimissioni della direzione generale dell’Asl Napoli 2 Nord”.

E l’esposto è arrivato, come racconta a noi di TPI Luigi D’Emilio: “C’è stato un contagio notevole tra operatori e pazienti. Come è avvenuto? In base alle informazioni di cui siamo in possesso, al momento possiamo dire che qualcosa non ha funzionato quando la donna è giunta in ospedale. Non è stata sottoposta a pre-triage – che dovrebbe avvenire tramite quelle famose tende poste all’esterno dei pronto soccorso e che devono servire per accogliere i pazienti sospetti – e non è stato eseguito il tampone, ma solo un test rapido. La procedura prevede che, mentre si attende il risultato del tampone, il paziente sospetto viene isolato, come accade al Cardarelli per esempio che ha una zona grigia dedicata. Al Santa Maria delle Grazie tutto questo non è avvenuto”, spiega D’Emilio.

“La donna è stata ricoverata in reparto di medicina non Covid con altri pazienti. Nell’esposto che abbiamo fatto, oltre a denunciare il mancato rifornimento dei dispositivi di sicurezza ai lavoratori, denunciamo anche che la direzione centrale non ha predisposto in modo netto e adeguato i percorsi differenziati così come dice la norma. I lavoratori sono stati equipaggiati con dispostivi di un reparto non Covid, la mascherina chirurgica ad esempio, anche loro sono diventati così facile preda del contagio”.
D’Emilio chiarisce che la procedura seguita per la paziente infetta, “non è stata un’iniziativa dei sanitari, era quella la prassi. Così si sono ammalati gli altri pazienti, i visitatori e il personale sanitario. Già a Pasqua ci arrivavano notizie allarmanti dai colleghi che si vedevano arrivare pazienti che, pur presentando una sintomatologia sospetta, seguivano un percorso poco ‘chiaro'”.

D’Emilio è anche un operatore sanitario e precisa: “ho tanta stima per i medici e gli infermieri che lavorano all’ospedale di Pozzuoli, ma se non vengono messi nelle condizioni di lavorare bene, con dei protocolli precisi, e se il personale non viene dotato di dispositivi di sicurezza adeguati, gli errori poi si commettono. Hanno rimosso il direttore sanitario ma il problema è il protocollo, non vorremmo che alla fine a pagare fossero gli operatori”. E prosegue: “Il governatore De Luca l’ha definita una leggerezza, ma non lo è, sta costando la vita delle persone. Gli errori possono capitare, ma se c’erano dei protocolli andavano applicati. Nonostante le sollecitazioni, la dirigenza ha continuato a trincerasi nel silenzio, sempre più colposo. Attualmente, per quello che sappiamo, la situazione è sotto controllo. Sono stati fatti tamponi a tappeto e ora attendiamo l’esito”.

Noi di TPI abbiamo più volte provato a contattare la direzione operativa della struttura sanitaria e l’Asl di riferimento per una replica. Sia tramite telefono che via mail. Al momento non abbiamo ottenuto riscontro, rilevando peraltro che, contattando le linee dell’ospedale e i vari interni, tutto tace. Scrivendo al numero WhatsApp pubblicato dall’azienda Asl Napoli 2 Nord, ci è stato detto che saremmo stati ricontattati. Cosa al momento non avvenuta.

La denuncia dei Cobas: “È il caos”

“Ciò che è accaduto nell’ospedale di Pozzuoli e non solo è il parto della totale disorganizzazione in cui versa l’ospedale. La cosa più importante per un operatore sanitario è sapere se si è contagiato o meno”, denunciano i Cobas Sanità Area Metropolitana di Napoli. “A Pozzuoli nell’Asl Na 2 si consuma una farsa. Gli operatori sanitari hanno effettuato tamponi anche 20 giorni fa ma il risultato ancora non è arrivato. Le risposte dei test vengono fornite in maniera superficiale ed evasiva, in forma orale e per di più da persone addette a tale compito come primari, coordinatori con posizioni organizzative. Intanto il medico competente si dice estraneo a queste comunicazioni. Temiamo che qualcuno di loro, senza averne permesso o diritto, riesca ad accedere alla piattaforma del Cotugno dove vengono immessi i risultati. È il caos: i lavoratori dell’ospedale di Pozzuoli non hanno alcuna certezza della loro negatività al contagio”.

La lettera dei medici

“Non si può essere eroi un giorno e ‘criminali’ il giorno successivo. Siamo sempre professionisti che possono sbagliare, ma che, sempre in buona fede, adottano difficili scelte terapeutiche e comportamentali”. In una lettera aperta, i primari dei reparti dell’ospedale Santa Maria delle Grazie, a Pozzuoli (Napoli), affrontano il nodo dei contagi nel nosocomio e dicono: “Il clamore mediatico che sta travolgendo in questi giorni l’ospedale impone, a noi professionisti, l’obbligo di fornire una diversa chiave di lettura degli episodi recenti”.

“Non ci sembra giusto – affermano – che il ritorno ingeneroso del clamore di fatti spesso non completamente esatti, crei insicurezza nella popolazione e nei pazienti”. “Con il senno di poi tutti possono sentirsi autorizzati a criticare le scelte adottate – evidenziano – Ma certamente le scelte di noi professionisti sono sempre votate alla cura e al trattamento dei pazienti”.

“Cercheremo, in tempi brevi, di favorire ulteriori percorsi di accettazione e di terapia – fanno sapere – in modo da minimizzare i rischi di contagio e riuscire a dare una risposta anche a tutte quelle patologie non oncologiche che affliggono la nostra popolazione e che, per questa emergenza, sono state accantonate come nel resto del Paese”.

“Non entriamo nel merito di quanto accaduto – scrivono – ma ci sembra ingeneroso dimenticare improvvisamente tutto quello che di buono si è riusciti a realizzare in questo ospedale”. “Il nostro contributo operativo sarà, come sempre, ma ancor più forte da oggi – assicurano – di fornire il nostro bagaglio di esperienza clinica in piena sinergia con il management aziendale affinché in tempi brevissimi sia possibile fornire, nuovamente, una corretta risposta ai bisogni di salute dei pazienti”. I medici spiegano che quanto accaduto a Pozzuoli, “che ci rattrista e ci addolora”, è “purtroppo avvenuto in molti ospedali italiani e potrà continuare ad accadere anche in futuro per la difficile gestione di questa pandemia poco comprensibile nelle dinamiche infettive”. Questo perché “allo stato, non esiste nel mondo un modo univoco di trattamento e di contenimento della malattia”.

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