“Non siamo eroi, ma nemmeno invasori”: il video dedicato agli immigrati in prima linea contro l’emergenza Coronavirus
Non sono io, il video dedicato agli immigrati che lavorano in prima linea nell’emergenza Coronavirus
“Non siamo eroi, ma nemmeno invasori”, è il messaggio lanciato da Cospe e dell’Associazione Carta di Roma nel video “Non sono io”, con l’intento di dare voce agli immigrati di prima e seconda generazione che in questi giorni di emergenza Coronavirus continuano a lavorare in prima linea e in situazioni a rischio. I protagonisti del filmato sono Henry, Lela, Ajay, Marwa, Andi, Luisa, Yvan, Yiftalem, Mercy e Ana Lou, hanno origini peruviane, indiane, cinesi e si trovano proprio lì dove il rischio di esposizione all’epidemia è più alto rispetto alle abitazioni in cui molti di noi vivono la quarantena, “al riparo” dal virus: nei supermercati, negli ospedali, nei campi, nelle Rsa, nelle consegne a domicilio.
“Non sono io”, per la regia del giornalista Valerio Cataldi e con le musiche di Alaa Arsheed e Isaac De MarEn, è un piccolo omaggio a loro e un inno alla libertà dai pregiudizi, alla libertà dalle discriminazioni, al futuro della nostra comunità che, per essere davvero libera, deve riuscire a includere tutte e tutti. “Quest’anno non riusciremo ad essere in piazza per la festa della Liberazione, quest’anno l’invasore ha le sembianze inconsistenti di un virus. Quest’anno ci è particolarmente chiaro che siamo tutti vulnerabili e tutti parte della stessa comunità. E che solo insieme riusciremo a superare questo periodo buio. Per questo abbiamo pensato a celebrare questa ricorrenza ricordando che quelli chiamiamo oggi eroi, i lavoratori e le lavoratrici in prima linea, ci sono coloro che sono stati definiti ‘invasori’ fino a non poco tempo fa”, dice Anna Meli, di Cospe.
“Ci auguriamo che almeno questa retorica sia spazzata via dall’emergenza che ci ha colpito”, conclude. “Il paradosso è – aggiunge Valerio Cataldi, presidente dell’ Associazione Carta di Roma – che ci siamo accorti davvero del bisogno che abbiamo degli “stranieri”, solo quando la minaccia di una malattia sconosciuta ci ha terrorizzati, ci ha costretti a chiuderci in casa, ci ha tolto il lavoro, ha reso insicure le nostre strade. Queste voci sono una rivendicazione di esistenza di persone ignorate fino a ieri, in gran parte sfruttate ancora oggi. È proprio vero che questa crisi sta cambiando la prospettiva e che dobbiamo imparare ad essere liberi. Il 25 aprile è il giorno giusto per iniziare. Bella ciao l’inno perfetto”.
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