Lazio, 129 contagiati al Nomentana Hospital di Fonte Nuova: “Hanno spostato qui il focolaio di Nerola”
5 marzo 2020. Il Comune di Nerola, 1.900 abitanti in provincia di Roma, diventa zona rossa. Il contagio parte dalla casa di riposo Santissima Maria Immacolata, in cui 72 persone, tra dipendenti e anziani residenti risultano infetti. Il paese viene chiuso con l’ausilio dell’esercito, il lockdown è rigidissimo, sul modello di Vo’ inizia una mappatura precisa del contagio con test estesi a gran parte della popolazione. Sembrerebbe una perfetta gestione dell’emergenza, fin qui. I problemi però iniziano con “l’evacuazione” della casa di riposo focolaio di Nerola, dopo due decessi, e l’istituzione della zona rossa.
Intervengono subito gli operatori della Asl Roma 5 e dell’Ares 118 e scoprono che la casa di riposo non sarebbe a norma: molti dei pazienti ricoverati infatti non erano autosufficienti e quindi non avrebbero potuto trovarsi in una casa di riposo. Fatto sta che la sera del 25 marzo, 49 anziani della Maria Immacolata di Nerola vengono trasferiti presso la casa di cura Nomentana Hospital a Fonte Nuova (35 chilometri da Nerola), una struttura privata e convenzionata di dimensioni enormi, tra le più grandi del Lazio (solo i dipendenti sono circa 500). Inizialmente la destinazione dei pazienti era l’ospedale di Monterotondo ma poi pare che la struttura fosse stata ritenuta inidonea per ospitare un centro Covid.
È così che, in tutta fretta, il terzo piano della casa di cura Nomentana Hospital, viene convertito a centro regionale per Covid-19 a bassa intensità. C’è un però. Due giorni prima, il 22 marzo, quella stessa casa di Cura aveva comunicato la presenza di 22 positivi al Coronavirus tra infermieri e pazienti della riabilitazione. Il Comune di Fonte Nuova, tramite il suo sindaco Piero Presutti, aveva rassicurato i cittadini: “Tutti sono in stato di isolamento all’interno della struttura. Preghiamo i cittadini di mantenere la calma e di rispettare rigorosamente tutte le norme”. Neanche due giorni dopo però, nella stessa clinica in cui sono iniziati quei pericolosi contagi, al terzo piano si decide di aprire un centro Covid e di accogliere i 49 anziani da Nerola. Bizzarro.
Inutile dire che la popolazione di Fonte Nuova a quel punto si preoccupa. Non solo la clinica non è stata isolata, non solo non sono stati estesi i tamponi a tutto il personale e ai pazienti, ma ora la struttura accoglie addirittura 49 malati Covid da Nerola. Il primo aprile, quindi neanche una settimana dopo, è la stessa clinica a dichiarare di non poter ospitare più quei pazienti Covid di Nerola, scrivendo una lettera durissima al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e al direttore generale della Asl Rm5 Giorgio Giulio Santonocito: “È paradossale e sfiora il limite del disastro che sicuramente si genererà se nel gestire questa emergenza non saranno assunte da parte vostra precisi impegni sia verso i 350 pazienti da noi attualmente ricoverati sia nei riguardi del nostro personale che si sta comportando, ci consenta l’espressione, in maniera veramente eroica. Ci vediamo dunque costretti a chiedervi di voler provvedere con la massima urgenza alla ricollocazione immediata di tutti i pazienti positivi da noi al momento ricoverati. Abbiamo sempre l’indifferibile necessità che provvediate all’immediata e urgentissima fornitura di personale e materiali dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr)”.
Dunque la clinica entra in conflitto con la Asl e la Regione. Non è in grado di sobbarcarsi quei 49 pazienti Covid senza tamponi e senza protezioni adeguate per il personale. Il 6 aprile il sindaco di Fonte Nuova entra invece in conflitto con la clinica perché, “nonostante i solleciti, ad oggi non c’è stata nessuna comunicazione formale dal Nomentana Hospital relativamente al monitoraggio della condizione sanitaria all’interno della struttura”. Quindi, il sindaco di Fonte Nuova sporge una denuncia nei confronti della clinica presso il Tribunale di Tivoli per violazione dell’articolo 650 del Codice penale. E invece la comunicazione c’era stata, dice la clinica, ma lui non se ne era accorto, perché gli era arrivata via pec e non l’aveva vista.
La situazione è stata divulgata ieri e, come previsto, è drammatica: 700 tamponi eseguiti dalla Asl in struttura, 129 positivi tra cui 27 operatori già a casa in quarantena e 102 pazienti positivi (quelli di Nerola non sono più 49 ma 33, poiché alcuni erano in gravi condizioni ed erano stati portati in vari ospedali). Una situazione purtroppo annunciata, ora difficilissima da gestire perché tutti appaiono in conflitto con tutti e perché i dipendenti della clinica sono cittadini che la sera rientrano nelle loro case, rischiando di infettare le loro famiglie anche adottando tutti i dovuti accorgimenti.
Il consigliere di minoranza Gian Maria Spurio, che dalla sua pagina Facebook aggiorna i cittadini sulla vicenda quotidianamente, racconta però un altro particolare interessante: “Il direttore della società La Serenità che gestisce la casa di riposo di Nerola da cui è partito il focolaio è il vicepresidente del Consiglio comunale di Fonte Nuova Claudio Floridi, trovo che sia una questione che andrebbe chiarita”. In effetti andando sul sito de La Serenità, tra un claim (“La Serenità di un posto accogliente”) e l’altro (“All’interno delle nostre strutture si respira un’aria di familiarità, di gioia e di vivacità, di pace!”), viene fuori che Floridi è il direttore della clinica-focolaio di Nerola.
Ma lui respinge qualsiasi retropensiero: “La decisione di trasferire i pazienti della Casa di riposo di Nerola a Fonte Nuova è stata presa in totale autonomia da Regione Lazio, Assessorato alla Sanità e Direzione Generale dell’Asl Roma 5”. Continua il consigliere di minoranza Gian Maria Spurio: “Il Comune di Fonte Nuova sapeva che il 22 marzo al Nomentana c’erano 22 contagiati, non è chiaro perché a quel punto non abbia fatto un’ordinanza immediata per far fare tamponi in ospedale, per verificare se il Nomentana fosse idoneo per ospitare i pazienti di Nerola e chiudere tutto, eventualmente, ma ha traccheggiato. Traccheggiato così tanto che il 25 sono arrivati da Nerola i malati Covid”.
Fatto sta che adesso la popolazione è preoccupata e sul personale del Nomentana Hospital si addossa la responsabilità enorme di evitare il più possibile di diffondere il contagio, al punto che i dipendenti sono obbligati a rientrare a casa alla fine del servizio senza fare tappe intermedie. Chiedo al sindaco di Fonte Nuova Piero Presutti se non trova che sia una follia portare 49 infetti in una Rsa così grande, con già problemi di contagi all’interno. “Il Nomentana Hospital è una specie di piccolo comune, tra operatori e pazienti ci sono circa mille persone che transitano lì, chiaro che sono preoccupato. La scelta di fare un centro Covid lì ha creato perplessità anche a me, certo. Ma sia chiaro che a me la Asl ha informato quando era già partita la prima ambulanza da Nerola per il trasferimento pazienti, per dirmi di allertare carabinieri e polizia locale. È ridicolo che si pensi che il vicepresidente comunale, proprio perché è direttore della casa di riposo di Nerola da dove è partito il focolaio in quella cittadina, faccia venire qui a Fonte Nuova i contagiati. A che scopo? La decisione è stata della Asl. Probabilmente hanno scelto il Nomentana Hospital perché ormai c’era già un reparto con 18 contagiati, sono convenzionati con la Regione, avranno valutato che fosse la scelta migliore”.
Chiedo al sindaco come mai abbia sporto denuncia nei confronti della clinica Nomentana. “Ho fatto un’ordinanza sindacale in cui imponevo alla Asl e al Nomentana Hospital di fare tamponi a tutti, sperando di smuovere le acque. Ho dovuto denunciare la situazione alla Procura tramite informativa perché io non riuscivo a sapere la situazione sanitaria nella clinica. Le notizie dei 120 infetti giravano sui social, non potevo stare fermo. Comunque adesso i tamponi li stanno facendo. Certo, le notizie non sono buone perché 120 contagiati sono tanti, ma non sappiamo più quanta parte del contagio sia partito da prima, quanto dai nuovi pazienti Covid di Nerola. La notizia ‘buona’ è che tra i cittadini residenti a Fonte Nuova abbiamo solo 15 positivi, di cui 6 operatori sanitari della clinica”.
“Nel frattempo – prosegue il sindaco – a me è arrivata una nota dal Regione Lazio che mi dice che la mia ordinanza in cui chiedevo tamponi e di evitare commistione di situazioni Covid e non Covid, viola le disposizioni del Dpcm e devo revocarla. La revocherò, visto che finalmente la Asl sta facendo i tamponi. Certo è che in tutta questa situazione, con 120 contagiati al Nomentana Hospital e i parenti preoccupati per i pazienti che sono lì dentro per ragioni diverse dal Covid e che si stanno contagiando, ora sembra che il problema sia la mia ordinanza”. Insomma, la sensazione generale è quella che si sia spostato il focolaio di Nerola, 1.900 abitanti, in una clinica che è grande quasi quanto Nerola. E che si sia spento un falò, provocando un incendio 35 chilometri più in là.
Leggi anche: 1. Coronavirus, la Rsa di Cremona che conta zero contagi: “Gli altri sconsigliavano le mascherine, da noi obbligatorie fin da subito” / 2. Coronavirus, cos’è successo a febbraio in quella clinica di Piacenza? La vera storia di un boom di contagi
3. “Sua nonna? Sta bene, anzi è morta ieri”: scambi di persona e malasanità, un’assurda storia di Coronavirus a Lecce / 4. “Nella nostra Rsa pazienti positivi e operatori sintomatici, ma nessun tampone: siamo la sanità di serie B”: la denuncia del sindaco di Brandizzo a TPI