Coronavirus, secondo un modello matematico in Italia a settembre si rischiano “1.500 contagi al giorno. Agire subito o tornerà il lockdown”
Coronavirus, un modello matematico prevede: “1500 nuovi contagi al giorno a settembre”
A settembre l’Italia rischia di registrare 1500 nuovi contagi di Coronavirus al giorno: è quanto rivela un modello matematico elaborato per prevedere l’evoluzione dell’emergenza Covid-19. Dopo il picco di fine marzo, la discesa tra aprile e maggio e la stabilizzazione tra giugno e luglio, la curva dei nuovi contagi ha iniziato a risalire ad agosto, arrivando a superare quota 600 nella giornata di Ferragosto. Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi all’università di Genova, Andrea De Maria, professore associato di Malattie infettive nello stesso ateneo, e Agostino Banchi, esperto di sviluppo di modelli software, ideatori del modello matematico, hanno le idee chiare su ciò che sta accadendo. “Di questo passo i nuovi contagi quotidiani potrebbero arrivare a 1.000 entro fine agosto e superare i 1.500 a fine settembre” dichiara Flavio Tonelli a La Repubblica.
“La situazione non è ancora fuori controllo” assicura Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia, il quale però sottolinea che “il lento aumento dei nuovi casi giornalieri può preludere a una salita più ripida nelle prossime settimane”. Secondo Bucci “Ci sono importanti differenze rispetto al febbraio scorso: l’Rt, cioè quante persone in media può infettare un contagiato, è molto più basso e il tempo di raddoppio dei contagi è molto più lungo. Probabilmente la situazione attuale è analoga a quella di dicembre, quando il virus, senza che ce ne accorgessimo, si stava diffondendo tra la popolazione, soprattutto quella giovane che viaggiava per lavoro”.
L’Italia, dunque, si trova nella stessa situazione antecedente allo scoppio ufficiale dell’epidemia, avvenuto nel febbraio scorso, con una differenza, però, non do poco, ovvero che ora le autorità ora sono consapevoli del fatto che il virus circola nel Paese. Ecco perché gli studiosi chiedono un cambio di passo al governo. “Assistiamo allo stesso disastro nella politica sanitaria che è andato in scena a Milano durante la prima ondata: purtroppo nulla è cambiato” – dichiara Bucci – Per esempio i tamponi rapidi, con risultati entro 48 ore, stentano a decollare. E così si finisce per avere una sola arma efficace: il lockdown. Ma il lockdown è la resa, l’equivalente del lazzaretto dove rinchiudere i malati di peste perché non si sa come curarli.
“Dobbiamo fare di tutto per evitare che l’esplosione di focolai multipli ci riporti al lockdown – concorda De Maria – Si dovrebbe rincorrere ogni singolo focolaio ed evitare di mettere chi è stato esposto al virus ai domiciliari, in attesa dell’esito del tampone. A fine luglio è stato individuato un cluster intorno a un sushi bar di Savona: nessuno ha rischiato la vita, ma 1.500 persone sono rimaste a casa due settimane e non hanno lavorato perché in quarantena”. Flavio Tonelli sottolinea che “Il vantaggio rispetto a febbraio è che sono stati fatti molti progressi” aggiungendo anche “Dai modelli previsionali come il nostro, alle tecniche di tracciamento dei contagi, alle cure che permettono di gestire la maggior parte dei casi a domicilio anziché in ospedale. Ma tutto questo deve essere utilizzato per intervenire rapidamente”.
Il professor De Maria invita alla tranquillità: “Basta con l’angoscia che deriva dall’ignoranza, ora sappiamo molte più cose sul Covid. Fino a tutto settembre assisteremo allo scenario attuale e non credo che ci sarà una impennata di casi gravi. Certo, se i numeri continueranno a salire si dovranno prendere dei provvedimenti, forse limitare le attività ricreative pur di salvare l’anno scolastico e il lavoro” anche se il suo collega Enrico Bucci sottolinea che il campanello d’allarme è già “suonato settimane fa, quando Rt ha smesso di scendere”.
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