Coronavirus e misure straordinarie di precauzione, termoscanner, autocertificazioni… E la privacy?
Avv. Nadia Martini - Head of Data Protection - Rödl & Partner*
Di fronte all’emergenza coronavirus molte aziende si sono attivate con misure straordinarie di precauzione, dalla temporanea chiusura a provvedimenti più duttili come lo smart working, i permessi retribuiti o il rafforzamento l’esortazione ai collaboratori per maggiore attenzione alla norme igeniche e relativi decaloghi.
Ma, nell’emergenza, da parte alcune aziende sono state adottate anche misurequali l’obbligo per il dipendente e il visitatore dell’azienda di passare un controllo allo scanner termico oppure di autocertificare per iscritto di non aver visitato recentemente aree a rischio, ma anche di non aver incontrato persone provenienti da tali aree, o addirittura, di non aver avuto una temperatura pari o superiore a 37.2 nelle ultime due settimane.
E come prevedibile, alla luce soprattutto di questi due ultimi dispositivi, moltissime sono le domande delle aziende in merito agli aspetti riguardanti la privacy da tenere in conto.
Molte società, enti, associazioni sportive (si pensi alle squadre di Serie A) adottano moduli di auto-dichiarazione, in cui chiedono a chi accede alla sede aziendale una autocertificazione di buona salute, di non aver contratto il Coronavirus, di non essere residente in zone rosse e di non aver contatti con soggetti infetti.
Altri si limitano invece a implementare un regolamento aziendale che preveda il divieto all’ingresso di chi abbia sintomi influenzali o febbre.
Altri ancora impiegano termometri o termoscanner all’ingresso che misurano la temperatura corporea.
Ma comportamenti di questo tipo sono o meno in violazione della privacy e della riservatezza di cui parla ampiamente il regolamento GDPR, che avrebbe assicurato a chiunque il maggior anonimato possibile?
Ebbene, il Garante, con un comunicato urgente del 2 marzo 2020 ha invitato “tutti i titolari del trattamento – enti pubblici e privati – ad attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della salute e dalle istituzioni competenti per la prevenzione della diffusione del Coronavirus” nonché a non “effettuare iniziative autonome che prevedano la raccolta di dati anche sulla salute di utenti e lavoratori che non siano normativamente previste o disposte dagli organi competenti”.
In altre parole, il Garante, nonostante l’emergenza, invita a prestare attenzione al corretto bilanciamento fra sicurezza, salute e privacy, dimostrando che l’incolumità dei cittadini non consente sempre ed automaticamente la compressione della loro riservatezza.