Coronavirus, ci sono meno morti dove sono stati fatti più vaccini contro l’influenza: lo studio
Coronavirus, meno morti dove ci sono più vaccini contro l’influenza: studio
Da settimane in Italia è in corso un dibattito tra chi sostiene che i vaccini contro l’influenza possano dare una mano nel frenare i contagi da Coronavirus e chi ritiene che non ci sia alcuna correlazione tra i due fenomeni. Noi di TPI abbiamo sposato in pieno la prima causa e da settimane chiediamo che venga posta in essere una campagna anti-influenzale di massa. A suffragare questa teoria arriva adesso anche un nuovo studio del centro cardiologico Monzino, secondo cui nel periodo di lockdown è stato possibile osservare una relazione inversamente proporzionale tra copertura delle vaccinazioni antinfluenzali e numero di contagi e morti per Covid-19 nelle regioni italiane. Ma c’è di più: secondo l’analisi, aumentare anche solo dell’1 per cento le coperture vaccinali contro l’influenza avrebbe evitato la morte di 1.989 persone positive al Coronavirus.
“Quel che abbiamo fatto – ha spiegato a Repubblica Mauro Amato, ricercatore del centro cardiologico Monzino – è stato mettere in relazione i dati regionali sui tassi di vaccinazione antinfluenzale dello scorso anno con quelli sulla diffusione di Covid negli over 65. Dai risultati è emersa una situazione piuttosto chiara: la prevalenza delle infezioni da Sars-Cov-2, gli accessi in ospedale con sintomi riconducibili a Covid, gli accessi in terapia intensiva e i decessi, sono tutti risultati maggiori nelle regioni in cui i tassi di vaccinazione erano stati più bassi”.
Secondo gli scienziati, sebbene non sia ancora possibile dimostrarlo pienamente, il nesso causale tra vaccino contro l’influenza e Coronavirus è più che una remota ipotesi. “È noto – ha aggiunto Damiano Baldassare, coordinatore dello studio, responsabile dell’Unità per lo studio della morfologia e della funzione arteriosa del Monzino e professore del dipartimento di Biotecnologia medica e Medicina traslazionale dell’università di Milano – che nei bambini Covid-19 si presenta con un’incidenza minore e sintomatologie che tendono ad essere più blande. Tra le ipotesi proposte per spiegare questa resistenza vi è anche il fatto che in età pediatrica si è sottoposti più spesso a vaccinazioni di qualche tipo: è noto infatti che i vaccini possono determinare un’immunità crociata, o meglio addestrata, anche nei confronti di altre patologie infettive”.
Secondo questa teoria, dunque, i vaccini non servono soltanto a proteggere l’organismo contro un certo patogeno, ma potenziano le sue reazioni immunitarie in modo generalizzato. “Abbiamo stimato che un aumento dell’1 per cento della copertura vaccinale negli over 65 avrebbe potuto evitare 78.560 contagi, 2.512 ospedalizzazioni, 353 ricoveri in terapie intensive e 1.989 morti per Covid-19, l messaggio che arriva dal nostro studio è senz’altro di incentivare le vaccinazioni antinfluenzali nei prossimi mesi, sia per gli over 65 che nella popolazione generale”, ha concluso Amato.
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