Coronavirus, il medico Valli che prima di morire scriveva: “Ho la febbre ma non mi fanno il tampone”
Supera quota 100 il triste elenco dei medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19. E mentre aumenta il dato ufficiale degli operatori sanitari contagiati, diffuso ogni sera dall’Istituto Superiore di Sanità, molti sono i medici che muoiono improvvisamente, anche se la causa della morte non è direttamente riconducibile al virus, perché il tampone non viene effettuato.
Uno di loro è Edoardo Valli, 62 anni, ginecologo, ricercatore e docente all’università di Tor Vergata. L’uomo, da due decenni dirigente medico al Fatebenfratelli di Roma, ha contratto il Coronavirus dopo ritorno dalla settimana bianca in Trentino Alto Adige, l’8 marzo, sfogandosi con alcuni colleghi su Facebook. Parole che sono circolate sul web come un testamento amaro. Perché in un messaggio, rivolgendosi probabilmente a un collega, Valli scrive: “Vedi, fanno tampone a Zingaretti, Porro (il giornalista Nicola), Sileri (il viceministro della Sanità) io ho febbre da tre gg stasera 38,7 ma chiamato il n Regionale mi dicono con questi sintomi non è necessario stai a casa (grazie) e se peggioro chiamare il 118! Boh spero che scenda preso Tachipirina già sto sudando ma faccio il medico boh”.
La famiglia definisce una odissea la malattia dell’uomo ma non aggiunge commenti. Stando a quanto ricostruisce il Corriere della Sera, il ginecologo si era messo in malattia il 9 marzo, ma è riuscito a sottoporsi a tampone solo dopo 6-7 giorni più tardi recandosi di persona in ospedale e rimanendo direttamente ricoverato nel policlinico di Tor Vergata. Dopo un primo miglioramento, una improvvisa crisi respiratoria, il trasferimento al Gemelli e il 9 aprile il decesso.
“Rra stimato ed amato da tutti i colleghi in modo trasversale, come nessun altro, non solo per la sua esperienza sul lavoro ma per la sua bontà, umanità e disponibilità”, è il ricordo di lui del rettore dell’Università Tor Vergata Orazio Schillaci.
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