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Home » Cronaca

Mascherine gratis per tutti: l’azienda italiana tutta al femminile che ha convertito la produzione industriale per il Coronavirus

Immagine di copertina
Le sarte dell'azienda Italpoltrone che produce e relega mascherine per l'emergenza Coronavirus

Dalla produzione di arredi per hotel di lusso al confezionamento di mascherine gratis per aiutare ospedali e cittadini a proteggersi dal Coronavirus. È l'idea generosa di un'azienda familiare di Spoleto guidata da tre donne. L'intervista

Coronavirus, l’azienda italiana che produce e distribuisce mascherine gratis

Dalla produzione di arredi d’interni per hotel di lusso in Italia e all’estero al confezionamento e alla distribuzione di mascherine protettive a titolo gratuito per aiutare ospedali, associazioni e cittadini a proteggersi dal Coronavirus. È l’idea generosa di un’azienda familiare di Spoleto (Umbria) guidata da tre donne Novella, Carla e Federica Ciardelli che da oggi, venerdì 13 marzo, distribuiscono gratuitamente fuori dalla loro azienda le mascherine in tessuto non tessuto (TNT) confezionate dalle sarte del gruppo rispettando le norme sanitarie di sicurezza imposte dal decreto governativo.

Di questi tempi in cui l’emergenza sanitaria unita alla speculazione di commercianti poco onesti ha fatto schizzare letteralmente i prezzi delle ormai introvabili mascherine vendute a peso d’oro, le tre sorelle Ciardelli a capo della Italpoltrone fondata dal padre nel 1960 si sono date da fare per cercare di aiutare cittadini, ospedali e Protezione Civile per affrontare al meglio questa emergenza.

A raccontare a TPI la loro storia è Elena Buccioli la figlia di una delle tre imprenditrici, anche lei lavoratrice dell’azienda di famiglia che vanta clienti di alto livello in tutto il mondo.

Coronavirus, il video girato all’interno dell’azienda di Spoleto che produce mascherine

“Io e la mia famiglia siamo proprietari di un’azienda di Spoleto, Italpoltrone, e realizziamo arredi totalmente di nostra produzione per hotel, case e strutture ricettive eleganti in Italia e all’estero. Siamo a conoscenza dell’emergenza Coronavirus che stiamo vivendo e della mancata disponibilità di mascherine per medici infermiere o semplici cittadini. Quindi da ieri stiamo realizzando mascherine con materiale che abbiamo in azienda il TNT, tessuto non tessuto, mettendo a disposizione le nostre sarte e le nostre cucitrici. E oggi le distribuiremo gratuitamente a chi ne avrà bisogno”, ci racconta Elena Buccioli.

“Abbiamo avuto un sacco di affluenza di chiamate, soprattutto da medici e infermieri che si trovano sprovvisti di mascherine qui in Umbria ormai da settimane, noi nel nostro piccolo stiamo cercando di produrne un bel po’ per poterne regalare almeno un po’ agli ospedali, agli ammalati e alle associazioni. Purtroppo stiamo per esaurire il materiale in quanto la richiesta è altissima, ci servirebbe un aiuto per continuare a cucire e aumentare il numero di mascherine da donare”, spiega a TPI.

mascherine coronavirus
Queste sono le mascherine in tessuto non tessuto prodotte dalle sarte di Italpoltrone. Credit: Elena Buccioli
Com’è nata l’idea di realizzare mascherine gratis?

“Data questa situazione di emergenza causata dal diffondersi del Coronavirus, ci siamo chieste: ‘noi che siamo un’attività produttiva e che nella zona siamo una delle poche rimaste aperte perché non facciamo qualcosa di utile?’. Non abbiamo chiuso in questi giorni di quarantena e quindi ci siamo chieste cosa possiamo fare per dare una mano? All’inizio abbiamo pensato alle donazioni, ma poi abbiamo pensato dato che abbiamo in azienda del tessuto, perché il TNT (il tessuto non tessuto) è materiale che noi utilizziamo all’interno dell’azienda come tessuto per foderare. Abbiamo pensato perché non facciamo le mascherine? Dato che comunque c’è questa necessità, questo bisogno che non si trovano. E così abbiamo realizzato un primo prototipo di mascherina. Certo non sono quelle chirurgiche però sono necessarie per potere andare in giro e per per proteggerci visto che in commercio non si trovano quasi più qui da noi. E così abbiamo realizzato un primo prototipo con degli elastici. Abbiamo messo a disposizione di tutte le nostre sarte, cucitrici all’interno dell’azienda e anche delle signore che lavorano con noi al di fuori dell’azienda il tessuto e abbiamo iniziato a produrre centinaia e centinaia di mascherine che distribuiamo gratuitamente, per il momento al comune di Spoleto. Chiaramente quando abbiamo dato il via libera a questa cosa dicendo che le avremmo regalate alla nostra città si è scatenato il delirio perché ovviamente non trovandole c’è stata tantissima affluenza. Purtroppo per il momento dato che oggi  è il primo giorno di distribuzione abbiamo fatto una specie di prenotazione anche perché noi lavoriamo in parallelo, continuiamo a mandare avanti la nostra azienda che appunto resta aperta”.

Le sarte, le dipendenti dell’azienda sono in sicurezza? Come lavorano?

“Assolutamente sì. Qui siamo tutte in sicurezza, lavoriamo tutte con guanti, mascherine e rispettiamo la distanza di sicurezza. Abbiamo messo a disposizione disinfettanti igenizzanti. I guanti vengono cambiati in continuazione e le mascherine idem. Siamo tutelati sotto questo punto di vista e al di fuori dell’azienda abbiamo affisso anche un cartello in cui c’è scritto che nessuno può accedere all’interno del piazzale dell’azienda senza mascherina e senza guanti. Proprio per questo ci armiamo di mascherine e guanti e usciamo: la gente ci aspetta fuori dal cancello e consegnamo le mascherine. In questo modo lasciamo tutto incontaminato perché sennò sarebbe un enorme contaminazione”.

Come avete lanciato questa iniziativa? Sui social? Come l’avete pubblicizzata?

“Abbiamo fatto il pubblicato il nostro primo post sulla nostra pagina. L’iniziativa l’abbiamo chiamata semplicemente “Aiutiamo la nostra città”. Non è che gli abbiamo dato un nome in particolare semplicemente come per dire ‘tutti insieme ce la possiamo fare’ resta il fatto che noi siamo un’azienda, abbiamo le possibilità perché veramente io e la mia famiglia stiamo molto bene e ci sentiamo in dovere di aiutare”.

mascherine

Quindi siete una di quelle realtà artigianali italiane a conduzione familiare che ancora riescono ad andare avanti?

“Forse una delle poche ormai. Solo che purtroppo ci sta finendo il materiale e questo vuol dire che con tutte queste chiusure gran parte dei nostri fornitori non stanno lavorando e non so se ci arriva altro tessuto”.

Da dove vengono il materiale e i tessuti?

“Italia. Noi non prendiamo niente dall’estero. Ma nel Nord Italia purtroppo è tutto bloccato, quindi diventa un po’ complicato recuperare i materiali. Vorremmo continuare questa iniziativa anche lunedì e martedì. Soprattutto perché oggi ci ha chiamato la Protezione Civile chiedendoci disperatamente aiuto perché negli ospedali mancano le mascherine e ci hanno chiesto se possiamo aiutare i reparti degli ospedali qui in Umbria. Se possiamo dare qualcosa. Noi cerchiamo di fare il possibile. Lunedì abbiamo pronte 800 mascherine che vorremmo donare esclusivamente agli ospedali e alle piccole associazioni territoriali. La prima signora che è venuta a prendere le mascherine oggi è stata un’infermiera del reparto di Radiologia che appunto disperata quasi con le lacrime agli occhi ci ha detto ‘siete degli angeli’ è qualcosa che ti strappa il cuore”.

Quante mascherine regalate?

“Abbiamo cercato di darne a più persone possibili. Al momento ne consegniamo due a persona”.

Queste mascherine richieste anche dalla Protezione Civile e dagli ospedali sono a norma?

“Non sono le mascherine quelle certificate a livello sanitario, ma il discorso è che in un momento di emergenza come questo in cui ci sono infermieri che lavorano senza mascherine e senza guanti noi le produciamo. Ho ascoltato delle testimonianze di infermiere che ci hanno detto che lavorano con i guanti da cucina perché non hanno i guanti. Se le vendessimo sarebbe una frode perché non essendo proprio certificate a norma non possiamo venderle. Ma dato che è un gesto gratuito ci hanno detto che per il momento vanno bene e che anche questo ci aiuta a proteggerci. Abbiamo anche fatto la prova con il tessuto non tessuto lavandole. Sono quindi mascherine lavabili che possono essere disinfettate”.

Cos’è questo tessuto non tessuto?

“Il tessuto non tessuto è un tessuto un po’ plasticoso. Non coprente del tutto. Leggermente traspirante ma questo leggermente traspirante ti permette di proteggere. Traspira. E’ lo stesso materiale delle mascherine che si comprano in farmacia, quelle bianche pieghevoli. Ecco quello è il tessuto non tessuto”.

Non sono previsti sgravi fiscali a questo punto? Visto che state in qualche modo aiutando? 

“Noi possiamo renderci disponibili per aiutare la Regione dato che abbiamo i macchinari quindi possiamo essere una risorsa. E vogliamo capire se ci sono delle agevolazioni per questo. Oggi la Protezione Civile ci ha chiesto se non potevano iniziare a produrle per gli ospedali. Ci siamo detti se possiamo informiamoci, ci stiamo informando per capire se ci sono dei fondi per questa cosa. Se qualcuno ci può dare una mano”.

Quante mascherine avete prodotto finora? 

“Oggi ne abbiamo confezionate 400. Per lunedì ne faremo altre 800”.

Quanto tempo ci vuole per realizzare queste mascherine?

“Pochissimo. Questione di muniti. Questo tessuto si presenta come un grandissimo rotolone. Si iniziano a ritagliare delle strisce. Poi si formano dei quadratini e a questi quadratini si fanno delle pieghettine e e infine delle cuciture laterali, destra e sinistra e poi si infila l’elastico. Ci si impiega 8 minuti a fare una mascherina. Pochissimo tempo”.

Siete quasi tutte donne?

“Sì, in gran parte siamo donne. Un team di donne, anche tra le 60 dipendenti tra sarte e artigiane c’è una bella quantità di donne all’interno. E siamo tutte molto coese. Quando abbiamo iniziato a pensare all’idea di produrre queste mascherine Non c’è mai stata l’idea oddio dobbiamo fare del lavoro in più?

Leggi anche:  TPI – Coronavirus, farmacisti italiani senza mascherine ad alto rischio contagio: l’Esercito potrebbe produrle “ma il Ministero non ce l’ha mai chiesto”/ 2.“Ora mettiamo da parte la competizione”: le due più grandi aziende tessili italiane uniscono le forze per resistere al Coronavirus
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