Coronavirus, i dubbi del virologo Guido Silvestri: “Il lockdown in Italia? Forse è stato inutile”
L'esperto spiega che "non sempre le chiusure totali hanno dato risultati migliori delle chiusure parziali o limitate"
Coronavirus, i dubbi del virologo: “Il lockdown in Italia forse è stato inutile”
E se il lockdown totale adottato in Italia, così come in molti altri Paesi del mondo, per arginare l’epidemia di Coronavirus in realtà fosse stato inutile? Ad avanzare dubbi in proposito è il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti. L’esperto ha proposto il suo lungo e articolato pensiero in un post sul suo profilo Facebook, spiegando come mai è passato dall’essere un fautore della chiusura totale all’esprimere dei seri dubbi in proposito soltanto pochi mesi dopo. “Premettendo che di tipi di lockdown ce sono tanti, e quindi definirsi pro o contro chiusura a priori non ha senso, la prima cosa da capire è che l’evidenza scientifica a nostra disposizione sul Covid-19 cambia in modo tumultuoso. Non siamo come nel caso del vaccino per il morbillo, che è sicuro, efficace e non causa l’autismo – lo sappiamo di anni e non c’è nessuna ragione di cambiare opinione. Qui ogni giorno scopriamo cose nuove, e non è saggio rimanere della stessa idea quando cambiano i dati a nostra disposizione”.
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“Ma torniamo alla chiusura. Se il presidente Conte o chi per lui mi avesse chiesto il 10 marzo 2020 un parere sul lockdown, avrei detto senza esitazione: ‘Sì, lo dobbiamo fare, qui e subito’. Perché in quel momento non avevamo altra scelta. Ora, due mesi dopo, sappiamo fortunatamente molte più cose sul virus e sulla malattia, ed è normale che, quando cambiano le informazioni a nostra disposizione, cambino anche le nostre opinioni. Senza andare nel dettaglio, alcuni dei fatti chiave che sono emersi in queste ultime settimane sono che: 1. La stagionalità sembra avere un ruolo molto importante nell’andamento della pandemia in specifiche aree geografiche. 2. L’immunità naturale potrebbe essere più facile da raggiungere a causa di cross-reattività dell’immunità cellulare con altri Coronavirus. 3. Non sempre le chiusure “totali” hanno dato risultati migliori delle chiusure parziali o limitate (vedi New York vs. Florida). 4. I clusters più grandi di contagi avvengono in ambienti non protetti dalla chiusura (case di riposo, ospedali, famiglie, meet-packing industry, etc), mentre i contagi in altri ambienti sono rari. 5. I danni psicologici della chiusura prolungata sui bambini e adolescenti sono notevoli, ed i danni socio-economici (disoccupazione, caduta PIL) si confermano essere ingenti. 6. Alcuni modelli epidemiologici che hanno previsto grandi benefici dalla chiusura potrebbero essere basati su dati iniziali incompleti e/o contenere errori metodologici. 7. Stanno emergendo terapie in grado di limitare la morbidità e mortalità da Covid-19 (for future reference)”.
“Ognuno di questi punti meriterebbe un saggio di dieci o venti pagine che naturalmente non ho il tempo di scrivere adesso” continua Silvestri che poi aggiunge: “Ma il punto è un altro. Il punto è che io non sono né pro-chiusura né contro-chiusura. Io sono solo pro-scienza, pro-evidenza, e pro-dati. Sono uno che si fa un mazzo così per studiare e comprendere la mole enorme di dati che emergono ogni giorno su Covid-19, e questo compito richiede, oltre a tanta competenza (non ce lo scordiamo, signori virologi della domenica!), anche una notevole apertura mentale ed onestà intellettuale”.
“Quello che faccio è combattere per sconfiggere COVID-19, a livello sia di ricerca scientifica che di medicina clinica, perché la ritengo la cosa giusta da fare, e lo faccio con la stessa passione ed intensità con cui da 30 anni combatto HIV e AIDS. Il tutto nello spirito di aumentare la conoscenza e ridurre le sofferenze de nostri simili. Inoltre, cerco di divulgare le conoscenza della scienza a persone non del mestiere che vedo stanche, ansiose ed impaurite” afferma ancora il virologo che poi fa il punto sullo stato dell’epidemia in Italia affermando che “La ritirata continua”. “Siamo al cinquantunesimo giorno consecutivo in cui calano i ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 in Italia – da 572 a 553, quindi di altre 19 unità, e siamo ormai al 13.6% del picco. Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri (da 8.695 a 8.613) e dei casi attivi (da 57.752 a 56.595, quindi di altre 1.157 unità). Siamo ormai al giorno VENTUNO dalla riapertura del 4 maggio, e del tanto temuto ritorno del virus neanche l’ombra”.
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