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“Suoniamo per i pazienti che lottano”: la storia di cinque medici musicisti ai tempi del Covid-19

Immagine di copertina
I medici musicisti

Luca Carboni li ha fatti conoscere per la campagna di prevenzione “Il Battito del Cuore”, adesso sono i membri di una band atipica, più uniti che mai. La testimonianza di cinque medici musicisti ai tempi del Coronavirus, che dopo il flashmob sonoro della scorsa settimana, sono tornati al loro dovere

Si erano conosciuti a ottobre dello scorso anno grazie a Luca Carboni, che li aveva selezionati per la seconda edizione della campagna “Il Battito del Cuore” per la prevenzione cardiovascolare, firmata Bayer e nata dalla creatività di Fcb Milan. Loro sono cinque cardiologi provenienti da diverse regioni d’Italia, con un’attitudine particolare verso la musica.

Una band insolita dove l’alchimia tra i componenti è salita subito alle stelle: il risultato è stato una versione inedita di un brano entrato nella storia della musica italiana, “Ci vuole un fisico bestiale”. È rimasto un forte legame tra loro, da qualche mese, infatti, hanno fondato la “Car band”, un omaggio a Carboni che li ha fatti conoscere, ma anche un riferimento alla professione del cardiologo.

In occasione del flashmob sonoro promosso dai music men del Paese, venerdì 13 marzo alle 18, hanno aperto  le finestre delle loro case e hanno suonato insieme, anche se lontani. “One, two, three, four”, il batterista e cardiologo Alfonso De Cenzo da Pescara, ha dato il 4 con le bacchette e via, hanno riarrangiato uno dei più grandi successi del cantautore bolognese che li ha battezzati, ognuno con il suo strumento. Raffaele Sabattini da Riccione alla tastiera; Luigi Scarnato da Caltanissetta al sax; Marcello Vaccarella da Roma e Gianfranco Varano da Padova alla chitarra elettrica.

“Abbiamo deciso di replicare questo momento sonoro di nuovo, appena potremo, perché ci aiuta a esorcizzare la nostra quotidianità. È un’emergenza sanitaria senza precedenti”, spiega Alfonso De Cenzo, che posato il camice dopo una lunga giornata di lavoro nel suo ambulatorio medico, alle prese con persone anziane nel panico, ricette e visite senza sosta, dispositivi di protezione individuale che non arrivano “quello che indosso ormai ha tre giorni – dice -, oggi una paziente mi ha regalato una mascherina fatta in casa con un salvaslip come filtro”, ha ben pensato di riunire i suoi colleghi da tutta Italia.

Luigi Scarnato, uno dei medici musicisti

“Abbiamo una chat di gruppo – prosegue – ed è lì che dopo il flashmob fisseremo i nostri prossimi appuntamenti musicali a distanza, anche se non sarà semplice”. Uniti dal ritmo e dall’energia potente e senza confini che solo la musica sa generare, ognuno di loro vive una nuova daily routine ai tempi del Covid-19. “Da dieci giorni ho assistito ad uno stravolgimento completo della realtà ospedaliera, una parte del pronto soccorso, della medicina interna e dell’oculistica sono ormai deputati alla cura del Coronavirus”, racconta Raffaele Sabattini cardiologo dell’Unità di Cardiologia dell’Ospedale Ceccarini di Riccione, nonché tastierista della Car band.

Quando ci racconta delle consulenze cardiologiche nei reparti Covid, cambia tono di voce: “È un’esperienza davvero toccante. Lì capisci davvero che le cose sono cambiate in modo impensabile. Il nostro pronto soccorso, a parte il triage, è stato diviso in due lunghe sezioni delimitate da teli in plastica, c’è una zona di vestizione con annessa prassi da seguire: indosso la tutina bianca impermeabile da omino Michelin, con doppio guanto, mascherina filtrante e visiera”. A quel punto Sabattini fa quello che deve sui pazienti malati di Coronavirus, dalle operazioni più complesse ad un semplice ecocuore. “Terminato – racconta – chiedi sempre se c’è qualcos’altro da fare perché vuoi dare una mano, vuoi esserci, dal momento che sei vestito in quel modo, ti metti a disposizione”. Quando esce dalla trincea, si sveste con tutte le cautele del caso. Poi subentra l’angoscia, “un coinvolgimento emozionale provante al quale non si è avvezzi, allenati, è incredibile”.

I malati ai tempi del Covid 19 sono sempre più soli, necessariamente. “Anche i reparti cosiddetti “puliti” come quello di cardiologia si sono svuotati dei familiari, ci sono ordinanze che impongono restrizioni alle visite. Alcune attività come quella ambulatoriale e chirurgica sono ridotte all’osso, intere ale e corridoi sono deserti. Il 90 per cento della pressione lavorativa è assorbita dall’emergenza Coronavirus”. Quando stacca, suonare con la Car band anche se virtualmente, via chat, è un modo per sentire la vicinanza dei colleghi e rifugiarsi nel fluire della musica.

Gianfranco Varano, alla chitarra della compagine di medici, è responsabile del reparto di cardiologia di una struttura privata a Padova, città da tempo blindata a causa del virus, in una regione peraltro duramente colpita. “In Veneto – dice – le politiche sanitarie adottate e i tamponi a tappeto per contrastare il Coronavirus stanno contribuendo a rallentare la diffusione del contagio”. Si commuove quando parla dell’impatto emotivo di questa situazione, la voce rotta si ferma e poi riprende, “il ruolo di noi medici in seconda linea è meno duro, ma comunque è devastante, tanti colleghi e amici si sono ammalati nelle precedenti settimane, la preoccupazione è tanta”.

Quando parla della Car band, pensa al suo strumento e al “suo” Jimi Hendrix e finalmente si distende, “i colleghi con cui suono ormai sono fratelli, ci sentiamo ogni giorno per confrontarci, sostenerci e progettare di suonare insieme. La musica è terapeutica, nutrimento ed energia per i nostri cuori“. Poi c’è Marcello Vaccarella, innamorato della chitarra elettrica da bambino, fan degli assoli di Mark Knopfler dei Dire Straits. Cardiologo a Roma nell’Unità di Cardiologia del Policlinico Agostino Gemelli sta assistendo anche lui ad una trasformazione della struttura, dove “diverse ale ormai sono state interamente adibite al ricovero dei positivi al Coronavirus, inclusa la nostra vecchia clinica Columbus, che da ieri è diventata il secondo Covid Hospital di Roma”.

I pazienti seguiti da Vaccarella con patologie cardiovascolari sono sicuramente più a rischio, infatti, “chi è affetto da scompenso cardiaco presenta un’insufficienza respiratoria di base e una circolazione imperfetta, perché il cuore ha un deficit di pompa”, spiega il medico, che non fa che ripetere a ognuno di loro che è importante difendersi con la prevenzione. “A Caltanissetta, per ora, la situazione non è ancora calda” racconta Luigi Scarnato, cardiologo libero professionista e sassofonista.

“Il Coronavirus sta lasciando segni incredibili anche sull’umore e lo stato mentale della gente. C’è una pressione di carattere quasi bellico. L’operatore della cura deve essere presente, operativo, produttivo efficace e d‘aiuto. Il medico esce fuori adesso, in questi momenti, perché non si tira indietro di fronte a nessun pericolo e insidia”. Scarnato riesce a vedere anche del positivo: “L’isolamento ci sta insegnando a riscoprire il nostro nucleo familiare e a valorizzare al massimo il tempo trascorso insieme, che spesso diamo per scontato”. Il cardiologo siciliano suona con la Car band perché “la musica spegne le angosce nella nostra mente e con un colpo di spugna annulla la negatività”. Ha scelto il sassofono, “strumento collegato con l’anima, in grado di generare il suono con il respiro, che è l’essenza della vita”. Mai come in questo momento in cui si muore per mancanza di respiro, ne cogliamo il senso prezioso.

Leggi anche: 1. Il paradosso dei tamponi per il Coronavirus: se un calciatore è positivo fanno test a tutta la squadra, ma non ai medici in prima linea /2. Mascherine gratis per tutti: l’azienda italiana tutta al femminile che ha convertito la produzione industriale per il Coronavirus

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