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Home » Cronaca

Coronavirus, tamponi persi e ricette lanciate dalla finestra: il racconto di un medico

Immagine di copertina
Un medico in ospedale Credits: Ansa

"Per l'emergenza Coronavirus lancio le ricette anche dalla finestra"

F. è un medico di base, ha lo studio a Milano e si occupa di 1600 pazienti. Prima che arrivasse il Coronavirus riceveva 30/35 persone al giorno, da un giorno all’altro racconta di aver paura di svegliarsi la mattina e di accendere il telefono.

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Perché?

Perché le prime comunicazioni ufficiali che abbiamo ricevuto sembravano un bollettino di guerra: obbligo di disinfestazione dello studio, mascherine obbligatorie per noi e per i pazienti, ingresso riservato a una persona alla volta massimo. Peccato che nulla di tutto questo ci sia mai stato fornito, quindi siamo sostanzialmente abbandonati a noi stessi, con centinaia di persone spaventate che ci telefonano o si presentano fuori dallo studio.

E come fate?

Io sto usando la mascherina con cui ho dipinto casa due mesi fa. Uso l’Amuchina che mi lasciano gli informatori, prima ci davano agende e portachiavi, ora vogliamo i campioni di disinfettante.

Come gestisce il flusso della gente che si presenta in studio?

In teoria non potrei far entrare nessuno senza le adeguate protezioni. Litigo con le persone perché devo spiegare che devo obbedire a una circolare ministeriale, mando ricette via mail, ad altri le lancio dalla finestra.

Dalla finestra?

Se non posso farli entrare cosa faccio? Per fortuna almeno ho lo studio al primo piano.

Quante chiamate riceve al giorno?

Il telefono squilla tutto il giorno e ho l’amarezza di non riuscire a rispondere a tutti. I numeri verdi non funzionano, chiamano noi per avere indicazioni e rassicurazioni. Ma noi medici siamo stanchi, siamo senza mezzi, mi creda è difficile rimanere calmi in questa situazione.

Cosa manca a parte le mascherine?

Ma lei ha idea di quanti colleghi hanno continuato a lavorare quando è scoppiata l’emergenza senza alcun tipo di protezione o con mezzi di fortuna? Medici che ora sono in quarantena perché temono di essere stati contagiati?

Faranno i test immagino.

Parliamo anche dei risultati dei tamponi persi?

Cioè?

Ho un collega che fa la guardia medica e visita uno di Hong Kong con la bronchite. Dopo 5 giorni il collega ha la tosse, fa il tampone e il tampone  viene portato in laboratorio. Quel tampone si perde e quindi un altro collega, il suo direttore, vista l’emergenza è andato a casa del collega per fargli il tampone di nuovo. Ora vediamo se è positivo.

Altre situazioni problematiche?

Le ambulanze non lo dice nessuno ma si stanno organizzando da sole perché non hanno materiale, non hanno mascherine, ci sono infermieri che se le comprano su ebay.

Quindi ci saranno tantissimi contagiati anche tra infermieri e tutto il personale ospedaliero.

Una mia paziente oggi doveva fare un intervento delicato in un noto ospedale milanese ma glielo hanno rimandato perché temevano che gli anestesisti potessero essere stati contagiati, molti dottori erano già in quarantena. All’Humanitas per dire funziona ancora il reparto oncologia, la rianimazione è intasata, in cardiologia hanno chiuso la sala prelievi e stanno meditando di chiudere gli ambulatori.

Problemi altrove?

Al Policlinico c’è il problema degli specializzandi che lì fanno anche guardia medica. Non so quanti sono stati esposti al contagio ma sono tutti a casa ad aspettare il risultato dei tamponi, alcuni con i sintomi.

Come si sente un medico di fronte a tutto questo?

Mi sono laureato in medicina 30 anni fa e un giorno, parlo da medico eh, mi sono ritrovato a guardare le immagini di questo virus meraviglioso da osservare, con queste stupende corolle rosse che pareva lontano. In un attimo è diventato quello che sappiamo. È stato tutto troppo rapido qui, non è spiegabile.

In che senso?

Io e molti colleghi siamo dell’idea che molti casi di polmonite che hanno preceduto questa situazione fossero già Coronavirus, che il virus fosse presente da mesi in forma misconosciuta nel territorio. E che ci siano molti più vettori asintomatici di quello che crediamo.

Chi rischia di più sono le persone anziane. 

Guardi, io le faccio un discorso da medico: per me un 90enne che muore con il Coronavirus è una sconfitta, io voglio che il paziente anziano muoia di ictus o di qualsiasi cosa sia a casa, nel suo letto.  Mi fa arrabbiare il fatto che un vecchietto o magari un malato oncologico che già ha tutti i suoi problemi debba morire per un cazzo di virus. Non mi consola nulla, nessuna valutazione tecnica.

Cosa teme di più al momento?

I dottori italiani sono bravi, nonostante l’opinione comune siamo preparati. Non ci spaventa la virosi, ci spaventa l’essere senza armi.

Gli ospedali che funzionano ci sono.

Nessun paese al mondo è organizzato per un problema del genere, mi dia retta. E va considerato che nel frattempo la gente continua ad ammalarsi d’altro, a stare male per ragioni estranee al Coronavirus. Nel momento in cui riempio tutte le terapie intensive con persone con la polmonite interstiziale che è una delle conseguenze del virus, io mi ritrovo a non sapere dove dirottare le altre emergenze. Se un bambino politraumatizzato per un incidente stradale deve andare in rianimazione e non ho posto a Milano, deve andare a Brescia, se a Brescia non c’è posto a Torino, se a Torino non c’è posto e non c’è posto in nessun altra città d’Italia che si fa? Che ne è del bambino?

Ci sono ospedali già saturi.

Certo. Due ospedali hanno già la terapia intensiva piena a Milano, forse di più. Immagini lo stress a cui sono sottoposti i medici. C’è un direttore sanitario che ha chiesto supporto psicologico, come si fa a non capirlo? Psicologicamente è dura, fuori non arriva tutta la verità su quello che stiamo attraversando. Voglio dirlo forte: c’è un problema sanitario, proteggete il personale sanitario! E’ quello che guarisce le persone. Il 10 per cento dei medici è in quarantena, ma quanti- scusi l’espressione forte- sono a piede libero, malati senza saperlo? Chi ti deve curare oggi ti può contagiare, è un problema enorme. Le istituzioni dovevano prepararci a tutto questo, darci le armi.

Per questo si ammalano tanti anziani. 

E certo. Dove vuole che se lo prendano il virus? Sì, magari qualcuno alla bocciofila , magari c’è l’ottantenne ancora vigoroso che va a prostitute -mi perdoni la battuta- non ci sono anche più i vecchi circoli del Pc… Se lo prendono da chi dovrebbe curarli purtroppo.

Cosa dovremmo fare noi tutti?

Se guardiamo con che ritmi crescono i contagi, direi che servirebbe l’autoisolamento per tutti, o comunque un livello di attenzione altissimo. Il rischio che la sanità collassi è troppo alto.

Quanto potrebbe durare?

In Cina pensano di uscirne ad aprile e da loro, se sono veri i dati ufficiali, il Coronavirus è endemico da 2 mesi e mezzo circa, quindi a venirne fuori impiegheranno 4 mesi e mezzo. Noi se ci muoviamo come loro potremmo uscirne a giugno. Ma la diffusione al sud è un’incognita che mi spaventa.

Per la situazione della sanità, immagino. 

Da terrone informato, ho detto fin dall’inizio che nel male ero sollevato dal fatto che l’emergenza fosse qui al nord. Io non lo so se arriverà in alcune zone d’Italia cosa accadrà, ma non sono ottimista.

Alcuni contestano i medici che chiedono di stare tutti a casa perché ne va di mezzo l’economia.

La situazione economica mi preoccupa e preoccupa tutti noi medici per primi non solo per i cittadini che non lavorano ma perché si ripercuoterà anche sulla sanità. I primi tagli saranno in questo settore, ogni volta che succede qualcosa la prima cosa che tagliano sono i fondi per la sanità, ci andremo di mezzo ancora una volta noi.

Lei cosa fa nella vita di tutti i giorni davanti all’emergenza?

Le dico prima cosa fanno gli altri. Ieri ero con la mia vicina di casa, ho dato un colpo di tosse nell’androne, siamo al quarto piano, io ho preso ascensore e lei ha fatto scale. Sono un medico, faccio paura e lo capisco. Quello che faccio io? Non vedo mia madre da mesi, il 5 dovevo andare in Sicilia a trovarla ma ho deciso che resterò a Milano, ha 85 anni e in questo momento devo tutelare lei e tutti gli altri, ognuno di noi deve collaborare, solo così ne usciremo.

È stanco?

La mattina mi sveglio alle otto e ho paura di accendere il telefono. È frustrante non avere risposte per tutti, sentirsi disarmati. Poi c’è il politico che si mette la mascherina in un momento in cui dovrebbe rassicurare quei cittadini che vengono da me, quelli che poi mi chiedono: dottore, se lei dice che va tutto bene perché quello lì si è messo in autoquarantena con la mascherina? E cosa gli rispondo io?

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