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Coronavirus, l’imprenditore Francesco Wu a TPI: “Le imprese cinesi in Italia stanno perdendo decine di milioni di euro al giorno”

Immagine di copertina
Francesco Wu

Intervista a Francesco Wu, imprenditore cinese in Italia e referente di Confcommercio Milano per l'imprenditoria straniera

Coronavirus, l’imprenditore Francesco Wu a TPI: “Le imprese cinesi in Italia stanno perdendo decine di milioni di euro al giorno”

Dopo l’allarme in Italia a causa del coronavirus, sono arrivate notizie di atti di discriminazione e razzismo nei confronti della comunità cinese in diverse città nel nostro paese. Dai turisti cinesi insultati a Firenze ai sassi lanciati contro gli studenti cinesi dell’Accademia di Belle Arti a Frosinone, gli episodi si sono moltiplicati con la crescita della psicosi da coronavirus. TPI ne ha parlato con Francesco Wu, imprenditore cinese che vive in Italia da anni, referente di Confcommercio Milano per l’imprenditoria straniera e presidente onorario dell’Unione Imprenditori Italia-Cina. Wu, che ha lanciato l’hashtag #nonabbiamopauradeicinesi, parla anche del danno economico subito dalle imprese cinesi in Italia e in generale dall’economia italiana.

Cosa pensa degli episodi di intolleranza in Italia verso i cittadini di origine cinese dopo l’allarme per il coronavirus?

L’intolleranza è veramente inaccettabile. I cittadini cinesi non hanno nessuna colpa, il solo fatto di avere gli occhi a mandorla non può incriminarci. Nel 2009 c’è stata l’influenza suina che veniva dall’America, ma non per questo i cittadini americani sono stati discriminati.

La comunità cinese ha ricevuto solidarietà dopo questi attacchi?

Inizialmente sia la stampa sia i giornali avevano creato troppo allarmismo rispetto alla portata reale del problema. Dopo i primi episodi di razzismo, molti si sono svegliati e hanno chiesto di non discriminare la comunità cinese. Ma fino al giorno prima avevano buttato benzina sul fuoco.

Ringraziamo tutti i politici che hanno manifestato la loro solidarietà contro la discriminazione. L’Amministrazione comunale di Milano, insieme a Confcommercio, ha organizzato un pranzo cui ha partecipato anche l’assessora alle attività produttive Cristina Tajani.

Tanta solidarietà è arrivata anche dal mondo dei vip, a partire da Francesco Totti, che ha pubblicato un comunicato, fino a Selvaggia Lucarelli, che ha preso posizione. C’è stata una reazione molto positiva che ci ha rincuorati.

Cosa pensa della richiesta dei governatori leghisti di isolare i bambini che rientrano dalla Cina per due settimane per precauzione?

Si tratta di un problema sanitario, tecnico. La politica non c’entra, dovrebbe ascoltare la Scienza. Altrimenti è solo una strumentalizzazione.

Salvini ha dichiarato che è “ovvia la cautela dei governatori leghisti”. 

La cautela sì, però non è competenza della politica. Sono le autorità sanitarie che devono dirci se sia o meno un’emergenza, e noi dobbiamo ascoltarle. Forse questi politici non si fidano della scienza? Come cittadino di origine cinese posso parlare di un provvedimento politico discutibile, che butta solo benzina sul fuoco, in un momento in cui non bisogna creare allarmi.

Il leader della Lega – che ha criticato l’operato del governo sul coronavirus e poi ha pubblicato una foto in cui mangia cibo cinese – prova solo ad accaparrarsi consenso?

Probabilmente è così. Quando la cosidetta “Bestia” ha visto che stava crescendo la solidarietà nei confronti dei cittadini cinesi sui media e sui social network, lui ha fatto quello che tutti stavano facendo.

Quali sono state le conseguenze di questo allarmismo per le attività imprenditoriali dei cinesi in Italia?

Le imprese cinesi in Italia stanno perdendo decine di milioni di euro al giorno. Non ho i dati precisi, ma ho una stima su Milano. Calcolando una perdita di 500 euro al giorno per azienda, per 8mila aziende, parliamo di 4 milioni di euro circa persi ogni giorno.

Vuole rivolgere un appello al mondo della politica?

Vorrei dire ai politici che, mentre il problema del virus a livello di contagi è contenuto, tutto questo allarmismo farà un danno incredibile all’economia italiana. Parliamo di miliardi di euro persi in prospettiva se continueremo così. Le imprese cinesi sono importanti, ma sono meno del 2 per cento delle imprese in Italia. Il danno sarà per tutte le imprese italiane che avevano a che fare con la Cina: la moda, il turismo, il lusso.

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