Immunità al Coronavirus, lo studio: “Dopo sei mesi gli anticorpi svaniscono”
Chi è stato contagiato dal Coronavirus sviluppa un’immunità. Ma quanto durano gli anticorpi? Secondo uno studio dell’Universtità di Amsterdam, uno dei più recenti al mondo ed in fase di pre-pubblicazione, l’immunità al Sars-CoV-2 potrebbe durare solamente sei mesi.
Immunità al Coronavirus: lo studio
È per questo che gli olandesi mettono in dubbio l’utilità dell’introduzione dei cosiddetti “passaporti di immunità”, perché non ci sarebbero i presupposti per affermare con certezza che una persona guarita dal Covid-19 non possa esserne reinfettata. “Nell’attuale pandemia di Sars-CoV-2, una domanda chiave irrisolta è la qualità e la durata dell’immunità acquisita negli individui guariti”, si legge nella prefazione allo studio, interrogativo fondamentale per capire se il virus potrà fare meno paura o no.
“Sembrano tutti indurre un’immunità di breve durata con una rapida perdita di anticorpi” , hanno affermato i ricercatori, basandosi sullo studio di 10 persone per un periodo di 35 anni, dal 1985 al 2020 con un totale di 2473 tra osservazioni e monitoraggi a persona in ogni mese dell’anno, per determinare il livello di anticorpi in seguito all’infezione.
Diversi tipi di Coronavirus
Esistono quattro specie di Coronavirus stagionali, tutti associati ad infezioni lungo le vie respiratorie ma prevalentemente di lieve entità. Oltre a provocare i comuni raffreddori, i quattro virus sono biologicamente diversi: due di loro appartengono al genere Alphacoronavirus, gli altri due ai Betacoronavirus. Questi virus usano molecole recettoriali caratteristiche per entrare in una cellula “bersaglio”, ma non tutti entrano nello stesso tipo di cellula epiteliale nei polmoni. Per questa loro variabilità, i Coronavirus stagionali sono il gruppo virale più rappresentativo da cui ricavare le caratteristiche generali, i punti chiave sono l’immunità protettiva e la suscettibilità alla reinfezione.
Dal momento che la maggior parte delle persone, spiegano i ricercatori, sperimenta la prima infezione da Coronavirus stagionale durante la prima infanzia (4-6 anni), da quel momento possono essere studiate le reinfezioni che accadono negli anni successivi. Lo scopo dello studio è di mettere in luce il periodo di tempo che passa tra le reinfezioni dei Coronavirus e la dinamica degli anticorpi, come questi diminuiscano dopo l’infezione. Questi parametri sono stati valutati misurando la risposta immunitaria ad ogni singolo Coronavirus stagionale per un periodo prolungato.
L’incertezza del test sierologico
I ricercatori olandesi mettono a fuoco un rischio che potrebbe presentarsi nel prossimo futuro: i test sierologici per misurare il livello degli anticorpi per le infezioni da Covid-19, potrebbero essere praticamente inutili se l’infezione si sarà verificata più di un anno prima del contagio. Inoltre, gli studi sui vaccini dovrebbero anticipare che l’immunità protettiva prolungata può essere incerta per i coronavirus e che potranno essere necessarie vaccinazioni annuali o semestrali per aggirare la trasmissione in corso.
Lo stesso discorso di incertezza è legato alle immunità di gregge, che si verificano quando un’alta percentuale della popolazione diventa immune da un determinato agente patogeno, proteggendo anche gli individui non immuni contro l’infezione e limitandone la diffusione complessiva. Questo effetto è stato osservato per una gran varietà di virus come quello dell’epatite A, il virus dell’influenza A ed il papilloma virus umano.
Però, nel caso del Covid-19, raggiungere l’immunità di gregge potrebbe essere molto improbabile a causa della rapida perdita dell’immunità protettiva. I ricercatori, dal canto loro, sottolineano come, per confermare tutto ciò, saranno “necessari ulteriori screening, il nostro studio è stato soggetto a limitazioni”, tra cui l’incapacità di sequenziare il genoma del Covid durante l’infezione. Conclusione? Per il Coronavirus esiste un’immunità di breve durata con una rapida perdita di anticorpi.
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