Coronavirus, Ilaria Capua: “Tutte le stime sono sbagliate, della malattia non sappiamo ancora niente. Ma dobbiamo prepararci a cambiare tutto”
Coronavirus, Ilaria Capua: “Stime sbagliate, non abbassare la guardia”
“Noi questo Coronavirus lo conosciamo da poco, è in Italia da metà febbraio quindi sì e no da due mesi: sono tante, tantissime le cose che non sappiamo e su cui molti si interrogano e purtroppo la scienza ha tempi lunghi, lunghissimi per arrivare alle sue certezze relative”, così la virologa Ilaria Capua in un’intervista pubblicata domenica 12 aprile sul Corriere della Sera. “Un mare di incertezza ci avvolge e ci disorienta. Non sappiamo neanche quanto l’infezione abbia circolato e si sia diffusa in Italia perché i campionamenti non sono rappresentativi e le procedure non armonizzate. Quindi ogni stima è soltanto una stima e come tale intrinsecamente sbagliata – bisogna solo capire di quanto”, ha continuato la virologa.
Capua ha sottolineato però come il distanziamento fisico e le misure di igiene personale e pubblica aiutino ad appiattire la curva e a ridurre la velocità del contagio. “Ma una curva più piatta non significa blocco della diffusione virale, significa riduzione della circolazione virale”, ed è per questo chiaro, per Capua, che il virus “continuerà a circolare in maniera visibile, provocando i casi clinici fino a quando non si stabilirà l’immunità di gregge, naturale o da vaccinazione”.
“Sappiamo che le persone anziane sono più a rischio di sviluppare una forma grave e morire. Sappiamo – ha continuato la virologa – anche che nella maggior parte dei bambini il passaggio virale è asintomatico e che si ammalano solo i bimbi con altre comorbidità. Non sappiamo ancora se le donne hanno realmente un rischio inferiore ai coetanei maschi di sviluppare una forma grave della malattia. Da alcuni dati sembrerebbe eclatante da altri meno, ma io mi azzardo a dire che le donne hanno probabilmente un rischio uguale o inferiore di morire o di sviluppare una malattia grave rispetto agli uomini. Quindi il ripopolamento basato almeno sulla parità di genere avrebbe senso. Sappiamo – ha aggiunto ancora – che ci sono diversi farmaci e protocolli terapeutici innovativi che ci permettono di affinare la cura, ma non credo proprio che si arriverà in tempi brevi a una commercializzazione nelle farmacie ma piuttosto verranno usati per i pazienti ricoverati”.
Per la virologa, nel futuro dovremo “adattare quello che sappiamo sulla prevenzione del Covid-19 alla nostra vita quotidiana, per evitare di finire in ospedale. “Perché l’obiettivo prioritario del Paese deve essere quello di far tornare gli ospedali a regimi gestibili, e di recuperare l’arretrato”, ha spiegato Capua. “Non possiamo permetterci un’altra catastrofe con le bare nelle palestre e i morti che non si riescono più a contare. Per forza di cose dovremo ripensare ai nostri regimi organizzativi ed intrattenitivi. Arriveranno grandi cambiamenti sul fronte lavoro che dobbiamo essere pronti ad accogliere con una mentalità nuova, diversa. Il vuoto delle strade e delle piazze che ci separa dalle nostre abitudini del passato fiorirà di nuove sfide e opportunità che dovremo cogliere nella assoluta certezza che saremo noi che dovremo adattarci al Coronavirus e non il contrario”, ha concluso la scienziata nell’intervista al quotidiano.
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