Coronavirus in gravidanza, rischi di trasmissione al feto: cosa sappiamo
Coronavirus gravidanza, rischi di trasmissione al feto: cosa sappiamo
C’è anche una donna incinta (all’ottavo mese) fra le quattordici persone italiane contagiate dal coronavirus tra Lombardia e Veneto. Un nuovo caso, dunque, di contagio da parte di una persona in stato di gravidanza dopo quelli registrati in Cina che pone nuovi interrogativi rispetto ai potenziali rischi di trasmissione del virus al bambino. Il 30 gennaio scorso è nata sana la bambina figlia di una donna cinese contagiata, mentre invece un neonato, venuto alla luce solo 30 ore prima, era risultato positivo al test.
Ad ogni modo, secondo quelli che sono gli studi compiuti finora, non ci sarebbero evidenze di trasmissione della malattia per le donne in gravidanza o che il virus possa portare danni ai neonati. Secondo dati ufficiali, d’altronde, in Cina nessun bambino al di sotto dei 9 anni è rimasto vittima del coronavirus e, inoltre, tra tutti i contagi, quelli relativi ai bambini tra 0 e 9 anni sono ridotti solo a una piccola percentuale (0.9 per cento).
Ad affermare la non evidenza di trasmissione del coronavirus al feto per quanto riguarda le donne in gravidanza uno studio dello Zhongnan Hospital della Wuhan University, pubblicato dalla rivista The Lancet: tale ricerca, seppur condotta su un campione ridotto di donne che comunque si trovavano a ridosso dello scadere del termine e hanno subito un parto cesareo, ha esaminato donne in stato di gravidanza con un’età compresa tra i 26 e i 40 anni che presentavano i sintomi del virus. E, in quanto contagiate, erano state sottoposte a terapie antivirali, con antibiotici e ossigeno. Il cesareo, eccezion fatta per due casi di sofferenza fetale, è per tutte andato a buon fine e i bambini sono risultati tutti sani.
Lo studio è però appunto relativo a donne contagiate dal Covid-19 nell’ultimo trimestre della gravidanza e che, soprattutto, non hanno partorito naturalmente. E, come spiegato dalla dottoressa Huixia Yang, co-autrice dello studio dell’università du Wuhan, dato che i neonati sono soggetti che “possono essere particolarmente sensibili ai patogeni respiratori e alla polmonite grave, in quanto immunocompromessi”, è necessario andare più a fondo nella questione quanto prima. “Gli studi esistenti sugli effetti del virus – ha sottolineato Yang – si applicano alla popolazione generale e ci sono informazioni limitate sull’infezione nelle donne in gravidanza”.
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