“Pizza a domicilio sì, anzi no”: le giravolte del mediatico Sorbillo (che scrive “Bravo Sorbillo” su Fb)
Era andato tutto così bene a Napoli, finché non è arrivata la sorbillata. Quello di cui proprio non c’era bisogno. Quello a cui sì, Gino Sorbillo ha abituato tutti. In evidente astinenza da visibilità, il pizzaiolo il cui ego in lievito madre si gonfia di giorno, fiuta il tema del momento, il delivery, e lo cavalca per andare in tv e farsi intervistare, cambiando idea più volte
Coronavirus, le giravolte di Gino Sorbillo sulle pizze a domicilio
Ma io dico. Era andato tutto così bene a Napoli. I cittadini disciplinati, il nuovo ospedale Covid aperto in due settimane, l’ospedale Cotugno che diventa un modello virtuoso, un numero tutto sommato contenuto di contagiati, il governatore De Luca che conquista tutti col suo ironico pugno fermo, il sindaco De Magistris che non dimentica di ringraziare i concittadini ma pure di abbracciare la Lombardia, gli imprenditori locali che chiedono sostegno con sobrietà. Finché non arriva la sorbillata (sorbillata= trovata mediatica atta a far parlare di sé che puntualmente si rivela essere qualcosa tra la mezza verità e la bufala totale). Quello di cui proprio non c’era bisogno. Quello a cui sì, Gino Sorbillo ha abituato tutti, ma magari in piena emergenza Coronavirus uno sperava in un contenimento non solo dell’epidemia, ma pure di Sorbillo. E invece niente, il pizzaiolo il cui ego in lievito madre si gonfia di giorno, non ce la fa. Non ce l’ha fatta neppure ‘sta volta.
In evidente astinenza da visibilità, fiuta il tema del momento e lo cavalca per andare in tv, per farsi intervistare dai soliti amici, per ottenere il suo consueto spazio su Repubblica. E chissà, forse anche per trovare qualche alibi per chiudere locali che non andavano poi così bene. Il tema del momento, nello specifico, è la terribile crisi del settore ristorazione. E fin qui, andrebbe anche bene. I ristoratori vivono un momento buio, perché non accendere la luce. Il problema è che Sorbillo inizia subito male. A metà aprile già annuncia “Sarò costretto a chiudere 4 pizzerie, ci impediscono anche di fare consegne a domicilio!”. Accidenti. Dopo un mese e una settimana di lockdown Gino Sorbillo, l’auto-battezzato Pizzaman, l’imprenditore che apre pizzerie in zone di Milano in cui con i suoi bilanci fatica a tenere aperto pure Prada, quello che inaugura pizzerie a Tokyo e a Miami, dopo 40 giorni di chiusura va già a gambe all’aria? E Rossopomodoro, Berberè, Briscola, Fratelli La Bufala, Spontini che dovrebbero fare? O Gigetto (nome di fantasia) che magari ha un’unica pizzeria con sei dipendenti e con quella pizzeria a malapena ci campavano lui e i suoi pizzaioli e camerieri, che dovrebbe dire? Naturalmente poi arriva la “sorbillata” in questo caso nelle sembianze della famosa “mezza verità”: “Coronavirus a parte alcuni locali giravano meno bene, alcuni avevano spese di gestione troppo alti, sto rivedendo i bilanci…”, specifica Sorbillo. Insomma, alcuni locali di Sorbillo avevano patologie pregresse e sono morti non per il Coronavirus, ma con il Coronavirus. Intanto però titoloni e servizi sui giornali della serie “Povero Sorbillo”.
Ma attenzione perché il meglio deve ancora venire. L’altro tema caldo è la questione consegne a domicilio per il cibo a Napoli. Sono vietate e per un motivo molto semplice: Vincenzo De Luca non è un cretino. Temendo il farwest, ha stretto le maglie della mobilità il più possibile. Napoli pullula di ristoranti e pizzerie, ha deciso saggiamente di avere tutto sotto controllo almeno nella fase più dura del lockdown. Alcuni ristoratori (comprensibilmente) si lamentavano, altri tacevano perché trovano più conveniente rimanere chiusi che aprire per lavorare a basso regime. Ma tacere non dà visibilità e quindi ecco la nuova sorbillata, questa volta nelle vesti dell’autentica bufala. Gino Sorbillo, che il delivery non l’ha mai fatto in vita sua, si autoproclama il Masaniello della pizza a domicilio. E quindi inizia a protestare contro l’ordinanza di quel cattivone di De Luca che non fa consegnare le pizze a domicilio ai poveri ristoratori napoletani. “Perchè non permetterci di lavorare?”. “Fateci Riaprire! Noi vogliamo fare solo due pizze e consegnarle a domicilio via app!” dice in un appello prontamente pubblicato dal sito di Repubblica.
“Rischiamo di chiudere!” grida con dolore a L’aria che tira. “Noi chiediamo di aprire i nostri forni, sfornare due pizze con due dipendenti, poi le società di delivery le consegnano come a Roma e Milano!”.
Per Sìcomunicazione gira un video strappalacrime con la mascherina e il cartone di pizza in mano: “Noi crediamo fermamente che far consegnare cibo caldo sia utile perché la gente esce con tante scuse da casa affollando ascensori, cortili, strade per comprare una cosa, poi un’altra. Le persone mettono le mascherine male o vanno in giro senza, nei supermercati la gente tocca tutto, noi invece avvolgiamo la pizza con la pellicola! È più sicuro!”. In pratica ordinare una pizza a domicilio da Sorbillo argina gli indisciplinati napoletani che vanno al supermercato a cazzeggiare e pure la pandemia, visto che il pacco di Pandistelle potrebbe essere infetto!
Ma il meglio lo dà a Domenica in, di cui era ospite domenica scorsa con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Lo scopo è ovviamente attaccare De Luca in coppia.
De Magistris: “Assurdo che il cibo d’asporto sia proibito a Napoli, il delivery dà fiato alle attività! C’è un’ordinanza del presidente della regione che non condivido, solo in Campania c’è questo divieto illogico e incomprensibile!”. “Bisogna aiutare Gino!”, dice la conduttrice in buonafede.
“Giusto!”, tuona Sorbillo. Ci mancava solo la raccolta fondi Telethon a favore di Sorbillo.
Ed è così che a sorpresa, l’inflessibile De Luca cede. Annulla l’ordinanza e consente di effettuare le consegne a domicilio ai ristoratori napoletani. È a quel punto che Gino Sorbillo, dopo aver tirato giù tutto questo casino mediatico, scrive su Facebook: “Buon lavoro a tutti quelli che ricominceranno a lavorare con il delivery in Campania, noi per ora non lo effettueremo, non riapriremo, ci sistemeremo e ci confronteremo per valutare le altre problematiche da segnalare per il bene di tutte le attività di ristoro!”. Segue un commento entusiasta: “Bravo Gino Sorbillo!”. Solo che è lo stesso Gino Sorbillo col suo profilo che si è dimenticato di sloggarsi (è vero, non è una battuta). Quindi la domanda è: perché Sorbillo è andato a frignare ovunque se a conti fatti non gli conveniva aprire per il delivery? Perché non è che l’abbia buttata lì mezza volta, ha fatto apparizioni tv, interviste, video, ha detto: “Preferisco una macchina che cammina con un filo di gas a una spenta per mesi da riavviare, con tutto quello che comporta in termini di manutenzione e gestione della dispensa!”. Viene da pensare, come gli scrivono in molti sui social, che sia stata l’ennesima sorbillata.
Non ha mai pensato di fare delivery a Napoli perché non gli conviene ma l’occasione era ghiotta per un po’ di visibilità e magari, chissà, per rompere un po’ le scatole a De Luca in coppia con l’amico De Magistris. De Luca che in questa emergenza ha raccolto grandi consensi e visibilità. Un po’ come la famosa bomba davanti al suo negozio che poi si scoprì non essere destinata a lui. Sorbillo lo sapeva già dal giorno dopo, ma già che c’era ha continuato ad andare in tv spacciandosi per quasi martire. O un po’ come quando andò a stringere la mano a Salvini, quello che cantava “Senti che puzza i napoletani”, dopo che Sorbillo aveva fatto la foto con la pizza e il cartello “Nella pizzeria non entrano i razzisti”. Comunque, sommerso dalle critiche di colleghi e cittadini, Sorbillo ha cercato di rimediare scrivendo su fb: “In questi giorni vi siete scatenati accusandoci di chiedere il delivery che invece dovevamo lasciare alle attività più piccole. Rimandiamo l’apertura di qualche giorno”, che non si sa cosa voglia dire. Insomma, l’ennesima sorbillata il cui effetto è quello solito: ormai Sorbillo non consegna pizze, ma ne riceve solo un sacco di virtuali.
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