Coronavirus, il virologo Galli: “Milano è una bomba, troppi infetti in giro. Si rischia di richiudere tutto”
Coronavirus, il virologo Galli: “Milano è una bomba, troppi infetti in giro”
“È un dato di fatto: con la riapertura possono presentarsi problemi e c’è il rischio di richiudere”. Massimo Galli è il primario di Malattie infettive del Sacco di Milano, non usa mezzi termini per definire la situazione nel capoluogo lombardo. “Quella di Milano è un po’ una bomba, appunto perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia”, spiega in un’intervista a Repubblica. “Abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione”. Il primario del reparto Malattie Infettive dal Sacco punta il dito sul basso numero di test effettuati, con molti cittadini che, dal 4 maggio, sono tornati a muoversi per le strade del capoluogo lombardo: dal tardo pomeriggio di giovedì 7 maggio si discute, e non poco, delle immagini riprese sul Naviglio Grande di Milano. In un video, infatti, vengono mostrate molte persone che, all’ora dell’aperitivo, hanno formato dei piccoli assembramenti non rispettando distanze di sicurezza e non indossando la mascherina.
Immagini che stridono ancora di più con gli ultimi numeri emersi dal nuovo bollettino della Protezione Civile: la Lombardia pesa per circa il 50 per cento sul numero nazionale dei nuovi contagi. “Alcuni hanno interpretato l’ingresso nella fase 2 come un liberi tutti”, avverte il virologo. “È un segnale di grande pericolosità, perché dovrebbe invece prevalere la cultura della responsabilità per limitare al massimo i danni”. La circolazione per le strade, infatti, è ripresa con alcuni cittadini – non tutti – che in questi giorni si sono ripresi alcuni spazi tipici del periodo pre-emergenziale.
“Che con la riapertura si possano presentare dei problemi è un dato di fatto. La nostra regione rischia di richiudere ma anche certe zone del Piemonte o dell’Emilia. Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Speriamo di no, comunque. Questo è il momento dell’estrema attenzione e responsabilità. Il virologo è scettico anche sull’efficacia dei dispositivi di protezione: “Dove sta scritto che la mascherina e il distanziamento hanno successo contro un’epidemia come questa? Rispondo io: da nessuna parte, perché nessuno ha mai sperimentato quello che stiamo attraversando”.
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