Coronavirus, dal Governo più soldi ai comuni campani che a quelli lombardi: “Ingiusto, qui a Bergamo i sindaci piangono”
Alcuni sindaci del Nord, e in particolare della bergamasca, la zona più colpita dal Coronavirus, denunciano come i 400 milioni stanziati dal governo a favore dei Comuni non sarebbero stati distribuiti equamente
Coronavirus, dal Governo più soldi ai comuni campani che a quelli lombardi: “Non è giusto”
I 400 milioni che il Governo ha stanziato domenica scorsa, destinandoli ai circa 8.000 Comuni italiani per gestire emergenza Coronavirus attraverso l’attribuzione di buoni spesa o generi di prima necessità da dare ai bisognosi, sono stati distribuiti equamente? Alcuni sindaci – e a ruota tanti cittadini – nel profondo Nord, pensano di no. Ritengono che quel calcolo non sia equo, e lo dicono apertamente.
A Bergamo, per esempio, che sta nel cuore dell’emergenza, sui social gira una tabellina postata da alcuni primi cittadini, che fanno raffronti diretti fra tre paesi che sono al centro della pandemia, e altri tre comuni campani sfiorati dal dramma. Vediamola insieme:
Alzano Lombardo (BG), 13.655 abitanti, contributo di euro 72.392. Bellissi (SA), 13.545 abitanti, contributo di euro 125.446.
Nembro (BG), 11.526 abitanti, contributo di euro 63.992. S. Maria La carità (NA), 11.711 abitanti, contributo di euro 118.042.
Zogno (BG), 8.883 abitanti, contributo di euro 49.721. Sant’Egidio del Monte Albino (SA), 8908 abitanti, contributo di euro 83.603.
Quasi il doppio della prima cifra, in alcuni casi. Sembra paradossale, ma non si tratta di un fake. Abbiamo controllato di persona ed effettivamente i numeri corrispondono a quanto erogato in base all’ordinanza 658 del 29 marzo, che stanzia soldi (già disponibili nelle casse comunali) per il mese corrente. È un documento che fissa i criteri di ripartizione e che sottolinea però anche altre apparenti incongruenze. Roma avrà per esempio 15 milioni dei 400 stanziati, a Napoli ne andranno 7,6, mentre a Milano 7,2. A Palermo si scende a 5,1 e a Torino ne toccano 4,6. È pur vero che tutta l’Italia è stata soggetta ai blocchi e alle chiusure di esercizi e attività, ma non sembra esserci una proporzionalità geografica diretta fra emergenza vissuta e denaro erogato.
Il decreto 658 spiega anche nel dettaglio i criteri di ripartizione, che sono essenzialmente due: “Una quota pari all’80% del totale, per complessivi euro 320 milioni, è ripartita in proporzione alla popolazione residente” (il riferimento è l’ultimo censimento Istat disponibile, quello del 2011, ndr); “una quota pari al restante 20%, per complessivi euro 80 milioni, è ripartita in base alla distanza tra il valore del reddito pro capite di ciascun comune e il valore medio nazionale … Relativi all’anno d’imposta 2017”. In buona sostanza una sorta di indice di povertà del comune, che in qualche modo “falserebbe” i dati. Non esistono altri criteri.
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“Oltre a essere distribuiti in modo chiaramente iniquo rispetto all’emergenza patita fra diverse zone d’Italia”, dice a TPI Daniele Micheli, vicesindaco di Berzo San Fermo, 1.400 abitanti, nella bergamasca, “l’attribuzione finale di questi soldi ci crea anche problemi burocratici, perché lascia discrezionalità ai singoli comuni sui criteri di assegnazione finale. Ciò ci costringe a trovare un accordo con altre amministrazioni vicine – e in questo periodo non abbiamo né personale né tempo – per evitare accuse di disparità. Intendiamoci, qui non si tratta della classica rivalità Nord-Sud e viceversa; i poveri sono poveri ovunque. Ma questa prima iniezione di liquidità, pur modesta, non tiene conto della situazione da noi vissuta.
Pare che lo sbilanciamento che falsa tutto sia dovuto a quel 20% legato all’indice di ricchezza/povertà. Ed è vero, le nostre popolazioni sono mediamente più ricche di quelle del Sud. Ma se i dati si rifanno ai redditi del 2017, se è per questo non esisteva neppure il reddito di cittadinanza, che – per fare un esempio – mi pare vada a 540 mila persone in Campania e ad appena 100 mila in Lombardia. Di questo il contributo lo stanziamento non tiene conto. È una specie di pensione che ora esiste.
Avrebbero dovuto, secondo me, fare un calcolo che tenesse conto dei decessi avvenuti, con una relazione stretta e diretta. Noi, che avremo 10.300 euro, oltre ai morti abbiamo tantissime persone a casa malate, che non possono lavorare. O signore rimaste vedove e senza la pensione del marito, quindi con difficoltà economiche. Ce ne stiamo occupando con la solidarietà locale. Ho parlato con Massimo Cortesi, di Arci Lombardia, e secondo lui è stata fatta una scelta di questo tipo per venire incontro maggiormente al Sud, dove con questi lunghi blocchi sul territorio e la povertà endemica, stanno emergendo sempre più mafia e camorra. Sarebbe un modo per aiutare la gente tenendola lontana dalla criminalità che avanza. Ma è solo un’interpretazione”.
Micheli tira anche un’altra frecciata al Governo Conte: “Il Presidente ha strombazzato tanto in tv altri miliardi assegnati ai comuni, ma si tratta in realtà di un mezzo bluff: è il fondo di solidarietà che i comuni ricevono tutti gli anni: il 66% arriva a giugno e la restante parte a ottobre. Solo che quest’anno il 66% arriverà ad aprile. Poi in Italia i criteri per avere fondi sono sempre un mistero. Le dico anche – e qui so che verrò rimproverato da qualcuno – che anche col Governo precedente, quello gialloverde, ci trovammo a partecipare a un bando per avere contributi di “somma urgenza”. Li chiedemmo per sistemare il dissesto idrogeologico del comune. Bene, finimmo al 500° posto, senza ricevere niente, perché i parametri di assegnazione dei soldi di fatto premiavano chi aveva fatto più debiti rispetto a noi che eravamo virtuosi. Premiavano le cattive gestioni e i default. Quindi il contrario della logica e del giusto”.
Sempre nei dintorni di Bergamo anche il sindaco di Lenna, Jonathan Lobati, si schiera sul fronte dei critici: “Noi abbiamo preso 3.600 euro, individuando 30 persone bisognose. Prenderanno 120 euro a testa una tantum. Il mio comune – dice – ha appena 500 abitanti ma anche una mortalità che in proporzione è forse la più alta d’Italia per Covid-19, e penso che la ripartizione di questi soldi sia stata fatta assolutamente male rispetto al sacrificio di morte, di dolore e di perdita economica che c’è stata da queste parti. Mi auguro che venga aggiustato il tiro sul contributo già annunciato ad aprile”.
Sul caso interviene anche la bergamasca Alessandra Gallone, capogruppo al Senato per Forza Italia: “Come territori particolarmente colpiti, e una popolazione da tempo così provata, ci aspettavamo una ripartizione che tenesse in considerazione l’emergenza che al Nord è particolarmente grave. Solo a Bergamo abbiamo avuto al momento 1.600 morti, con tanti ospedalizzati e tanti malati in casa, con freni sulle attività lavorative di intere famiglie, e costi relativi.
Andrebbe prevista una cifra da suddividere fra tutti i comuni, e uno stanziamento specifico nei territori più colpiti, una sorta di zona a economia speciale. Sarebbe opportuno pensarci per il futuro. Conosco sindaci di piccole realtà che vanno personalmente a portare i pasti nelle case di persone che hanno più bisogno. Cerchiamo di aiutarli e di non gravarli di altra burocrazia. Le assicuro che sentire sindaci che privatamente piangono, poi si asciugano le lacrime e si rimettono in pista a schiena dritta, non è facile”.
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