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Home » Cronaca

Stefano e Matteo, adolescenti diventati adulti per il Coronavirus: “Mamma e papà lavorano in ospedale, ai nostri fratellini badiamo noi”

Immagine di copertina
Stefano, Matteo e i due fratellini

Coronavirus, la strana Festa del papà di Stefano e Matteo, 18 e 16 anni

La festa del papà, il 19 marzo di un anno che non è come gli altri, è una festa diversa. Così diversa che “i papà” possono diventare, perfino, due fratelli di 16 e 18 anni in un equilibrio familiare nuovo, fatto di amore e necessità. I due fratelli di questa storia si chiamano Stefano e Matteo e vivono a Spinadesco, un paesino in provincia di Cremona. La loro mamma, Scilla, è la responsabile del dipartimento emergenza dell’ospedale maggiore di Cremona, il loro papà Ugo è un rianimatore responsabile del 118.

Cremona è una delle città colpite più duramente dall’epidemia e i genitori di Stefano e Matteo fanno turni massacranti, riuscendo a malapena a vedere i figli a casa la sera. E i figli non sono solo i due adolescenti, ma ci sono, oltre alla sorella più grande Marica che vive altrove, anche due gemellini di 5 anni, Luca e Maddalena, che da un mese a questa parte vedono meno mamma e papà e vengono accuditi dai “genitori d’emergenza” : i loro fratelli più grandi. Che nonostante i 16 e 18 anni, hanno dimenticato egoismi e immaturità dell’adolescenza per sostituire i genitori. Per diventare grandi, prima del tempo.

Stefano, il fratello di 18 anni con cui parlo al telefono, ha la voce sicura di chi sa di essere stato investito di una grande responsabilità. “I miei genitori iniziano a lavorare alle 7 del mattino per finire alle 20-22. Qualche volta papà torna a casa alle 7 di sera e alle 8 va già a fare il turno della notte, giusto il tempo di un toast e un saluto”. Tu cosa studi? “Studio al liceo biomedico, indirizzo economico sociale, vorrei seguire le orme del papà e diventare un medico”. Hai una fidanzata? “Non la vedo da un mese e mezzo, ci videochiamiamo, lei vive a Pizzighettone che è a tre minuti da Codogno, quindi lì si sono isolati subito”.

Riesci a studiare e a seguire i fratellini contemporaneamente? “Adesso faccio fatica. Io e mio fratello dobbiamo badare a tutto, dal portare il cane fuori e dargli da mangiare al riuscire a far trovare ai nostri genitori la casa in ordine, i letti fatti, la cucina pulita. Io ho anche la maturità poi quest’anno, faccio le video-lezioni, vediamo come andrà”. Come vi siete divisi i compiti con tuo fratello? “Io e lui non siamo mai andati d’accordo, ma in questa situazione nuova, difficile, ci stiamo sostenendo l’uno con l’altro. Quando io studio lui fa i lavori di casa, per dire”.

Chi cucina? “Io! Cucino pasta, hamburger, pizza. Cerco di accontentare i due fratellini piccoli, il momento non è facile neppure per loro”. Come vivono queste giornate in casa? “Vedono il sole fuori, vogliono uscire e almeno li facciamo stare un po’ in giardino a giocare a palla. Io e mio fratello ci inventiamo giochi per loro…” . Per esempio? “Diciamo che il nascondino, anche se non abbiamo sempre voglia, ci tocca. Sono piccoli, dobbiamo lasciarli essere bambini”. Chi fa le pulizie? “Mio fratello va forte col bucato, io sono un incapace totale. Però pulisco la cucina per esempio”.

Siete temporaneamente il papà e la mamma dei vostri fratelli insomma. “Sì, e dirò che se devo trovare qualcosa di buono in tutto quello che sta succedendo, prima io a casa c’ero poco, facevo le mie cose, uscivo con gli amici o la morosa. Stavo poco con i miei fratelli, li conoscevo poco. Questa cosa mi ha aiutato a instaurare un bel rapporto con loro, me lo dice anche mia mamma e ha ragione: quest’età non tornerà, me li sto vivendo al massimo. E sai cosa ho scoperto? Che sono simpatici!”. Simpatici? “Sono uno spettacolo di bambini, obbediscono, la mia sorellina di 5 anni apparecchia la tavola, stanno maturando prima”.

Tua mamma e tuo papà sono riconoscenti per quello che fate? “Con papà riusciamo a parlare pochissimo, i miei sono stremati. Cerco di non buttargli addosso altri problemi, non parlo della scuola, della mia morosa che non vedo da più di un mese. Non voglio caricarli di nulla. Loro credo siano fieri, delle volte ci guardano e ci dicono ‘Siete stati bravi’, ci danno un bacio sulla fronte”. Più gesti che parole insomma. “Mio papà non ci abbracciava mai, ora lo fa spesso. Oggi è la festa del papà, speriamo di riuscire a cenare insieme questa sera”. Avete paura che si ammalino? “I miei sono molto forti, non mollano mai, si sono ritrovati con colleghi malati ma non hanno mai indietreggiato. Mia mamma mi ha detto: quando entri in quella dimensione così drammatica, non riesci più a staccare, l’unica cosa che conta diventa riuscire ad aiutare i pazienti e il paese. Io e mio fratello capiamo e pensiamo solo a rendergli più facile la vita. È difficile, ma non ci pesa”. I vostri fratellini piccoli cos’hanno capito di questa situazione? “Sanno che c’è una malattia in giro per cui non si può uscire di casa. E che mamma e papà devono andare a salvare il mondo”.

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