“Se mia madre non avesse violato i protocolli mio padre sarebbe morto a causa del Coronavirus”: Giovanna racconta il caos di Cremona al collasso
“Se mia madre non avesse violato i protocolli mio padre sarebbe morto a causa del Coronavirus”. Giovanna racconta il caos di Cremona al collasso
“Se mia madre avesse dato retta ai protocolli, mio padre sarebbe morto nel letto. Cremona è al collasso”. Giovanna, 40 anni, racconta la storia della sua famiglia alle prese con una sanità nel caos, mentre attraversa giornate difficili in auto-isolamento a Milano con la sua bambina. “L’odissea della mia famiglia inizia la scorsa settimana con una febbre improvvisa a mio padre, che vive in un piccolo comune in provincia di Piacenza con mia madre. Nei giorni precedenti mia madre aveva avuto qualche lieve problema respiratorio, ma nulla di grave”.
No, siamo persone che non si allarmano facilmente, ma eravamo informati come tutti e quindi siccome i sintomi coincidevano, mia madre da persona responsabile lunedì ha chiamato i numeri predisposti e chiesto che attivassero le procedure per il tampone.
No, mio padre ha 65 anni, ma ha il Parkinson e il diabete, una situazione non facile.
Che nessuno si è fatto vivo e nel frattempo mio padre ha iniziato a peggiorare, a respirare sempre più male. Mia madre anche, cominciava ad avere la febbre a 39.
Io vivo a Milano con mia figlia piccola, era imprudente entrare in contatto con loro e uscire in generale senza conoscere prima i risultati del test. Quindi mia madre con la febbre alta mercoledì ha preso mio padre, si è imbottita di tachipirina e guidando piano piano ha deciso di trasgredire ai protocolli che dicono di non andare al pronto soccorso ed è andata all’ospedale di Cremona.
C’era una tensostruttura in cui misuravano la febbre, poi mandavano tutti nella sala d’aspetto del pronto soccorso, sia quelli con la febbre che quelli magari con una frattura. Mio padre è rimasto lì, ad aspettare di fianco alla vecchietta con la gamba che le faceva male.
No, quindi è possibile che il primo luogo di contagio sia, tra gli altri, quel pronto soccorso.
Incredibilmente no, solo a mio padre che era il più grave dei due, perché ha già malattie pregresse e dalle lastre era risultata una polmonite in corso. E il risultato è stato positivo, ha contratto il coronavirus, lo hanno ricoverato subito. È in terapia intensiva.
No, l’hanno rimandata a casa dicendole di non uscire e di chiamare se la sua situazione fosse peggiorata. Non fanno più i tamponi neanche ai sintomatici, questo va raccontato. E mia madre ha il coronavirus al cento per cento.
Io credo che sia stata mia madre a passarlo a mio padre. Vivo a Milano e lei ha preso spesso, nell’ultimo mese, il famoso treno Milano-Cremona che fa le fermate nella zona rossa, per venire a badare a mia figlia quando lavoravo. L’ultima volta il 18 febbraio, ha dormito nel lettone con la mia bambina. È un treno spesso affollatissimo, chissà quanta gente si è contagiata prendendolo.
Mia figlia ha il raffreddore da giorni, io non mi sento benissimo, ma per ora va tutto bene. Però mi sono messa in auto-isolamento, ho chiamato il medico, ho avvisato le persone con cui ho avuto contatti, ho attivato tutte le procedure del caso.
Mia sorella è arrivata da Berlino per accudirla.
Non escludo che lo abbia già preso perché a febbraio era stata in casa con mio padre qui in Italia e poi era ripartita.
Molto probabile. Ora comunque è in auto-isolamento anche lei, con mia madre. Siamo tutti lontani in questo momento, mio padre in terapia intensiva, io sola con mia figlia, mamma e sorella in casa. E questo nonostante la Asl non ci abbia mai detto cosa fare. È il momento di avere un senso di responsabilità individuale, per il bene della comunità.
Sì, ma a a che prezzo? Mia madre quando le hanno detto della positività di mio padre ha informato la sua sarta, la ristoratrice, le persone che nei giorni precedenti avevano frequentato in paese. Ho una società anche io, ho paura anche io perché ho investito tutto quello che avevo in nuove attività, ma non è il momento di essere egoisti.
Mio fratello vive in Indonesia, in un’isoletta che si chiama Flores. Non si può muovere da lì, dice che in Indonesia ufficialmente il virus non è arrivato ma mi spiega che nessuno fa i tamponi e che secondo lui il virus c’è, semplicemente, almeno dalle sue parti, a malapena c’è un ospedale, si muore per molto meno.
È grave, vogliono trasferirlo a Milano, al San Raffaele. Poi sai, non può ricevere visite, è in mezzo a persone che sono i condizioni critiche come lui, è spaventato. Lo è anche mia madre, siamo persone razionali ma è un momento psicologicamente difficile.
Io la gestione del pronto soccorso a Cremona la trovo sconcertante, così come il fatto che dai numeri dell’emergenza nessuno richiami, detto ciò capisco che è una situazione difficile, che l’ospedale è al collasso, ma bisognava prepararsi prima alla gestione di questa crisi. Io so solo che se mia madre quella sera non avesse preso la sua macchina con la febbre alta e non avesse portato mio padre al pronto soccorso, senza rispettare il protocollo, lo avremmo trovato morto nel letto.