Emergenza Coronavirus: tutte le catene di abbigliamento che hanno deciso di chiudere, da Calzedonia a Coin
Dopo l’emanazione dell’ultimo decreto per contenere l’emergenza sanitaria in Italia, sempre più catene e marchi di abbigliamento hanno deciso di sospendere le attività in centinaia di negozi e punti vendita
Coronavirus, tutte le catene che hanno deciso di chiudere negozi e punti vendita
Italia chiusa per Coronavirus: dopo l’emanazione dell’ultimo decreto per contenere l’emergenza sanitaria in Italia, sempre più catene e marchi di abbigliamento hanno deciso di sospendere le attività e chiudere centinaia di negozi.
Proprio oggi, mercoledì 11 marzo, il Gruppo Miroglio ha comunicato la chiusura temporanea di tutti i 900 store che gestisce su scala nazionale, e che interessano ben cinque brand: Motivi, Oltre, Fiorella Rubino, Elena Mirò e Caractère. Boggi Milano, Liu Jo, Coccinelle, Luisa Spagnoli – che possiede 150 punti vendita – e Capri, che controlla i marchi Gutteridge e Alcott, faranno lo stesso. La Rinascente chiude i propri negozi in tutta Italia fino al 3 aprile.
L’azienda di abbigliamento sportivo Decathlon ha comunicato la sospensione delle attività da oggi fino al 13 marzo. “Tutti i negozi Decathlon sul territorio nazionale resteranno chiusi al pubblico per decisione aziendale. Questa misura si aggiunge a quanto definito dal DPCM che prevede la chiusura nelle giornate di sabato 14 e domenica 15 marzo”, si legge nella mail diffusa ai consumatori.
Un messaggio simile è arrivato da Coin, la più grande catena italiana di negozi multi-marca, che chiuderà la propria sede centrale a partire da venerdì e tutti gli store a partire da domani, fino al 22 marzo. La priorità è quella di assicurare ai propri clienti e oltre 3mila collaboratori i massimi standard di sicurezza e salubrità, “che in questo momento hanno la priorità sull’esigenza di dare continuità alla gestione dell’attività produttiva per evitare ricadute economiche negative”, si legge in una nota dell’azienda.
Il gruppo Calzedonia aveva deciso per la chiusura dei propri negozi al nord già un paio di giorni fa, ma dopo l’estensione delle misure straordinarie a tutto il territorio, ha scelto di mettere in stop anche gli altri punti vendita che possiede in Italia.
Anche il marchio Geox ha ritenuto opportuno sospendere temporaneamente l’attività di tutti i propri 150 negozi a gestione diretta in Italia, almeno fino a domenica 15 marzo, “in attesa di meglio comprendere l’evoluzione della situazione e riservandosi di prorogare tale misura in linea con le scadenze indicate dal Governo”, si legge nel comunicato diffuso dall’azienda.
In Lombardia, epicentro dell’epidemia dove la situazione contagi è più critica rispetto al resto del Paese, la metà dei negozi sono chiusi: “La situazione è che circa il 50 per cento delle attività commerciali hanno deciso di chiudere. Hanno deciso liberamente come è giusto che facciano”, ha detto all’Ansa Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano.
A partire da oggi chiuso anche il tempio dello shopping meneghino: la Rinascente del Duomo. Fuori dalle catene della distribuzione d’abbigliamento, la società dei pullman low cost FlixBus ha fatto sapere che sospenderà fino al 3 aprile 2020 il suo servizio su tutto il territorio italiano. Alitalia invece, a causa del vertiginoso crollo delle prenotazioni e delle cancellazioni, ha deciso di estendere la Cassa Instegrazione speciale in vigore fino al 23 marzo ad altri 400 lavoratori oltre ai 1.020 dipendenti già cassaintegrati.
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