ComuniCare, la campagna per comunicare responsabilmente l’emergenza Coronavirus in Italia
ComuniCare, la campagna per comunicare il Coronavirus responsabilmente
In questi giorni così difficili, tra le varie sfide che il nostro paese si è trovato ad affrontare durante l’epidemia di Coronavirus, la gestione della comunicazione giornalistica ed istituzionale, si è rivelata essere una tra le più insidiose. Per quanto il sistema mediatico italiano abbia provato a far fronte comune per descrivere nel modo più corretto l’evoluzione dell’emergenza sanitaria in corso, una parte di chi avrebbe dovuto dedicarsi ad informare i cittadini ha malauguratamente interpretato il suo ruolo producendo articoli, servizi e titoli di giornali che, speculando sulla paura e sull’emergenza, hanno inevitabilmente aumentato la preoccupazione dei cittadini.
Con la pubblicazione, durante la serata del 7 Marzo, della bozza del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da parte delle maggiori testate nazionali ed internazionali, si è raggiunto il culmine dell’incapacità di gestire la comunicazione. Quanto avvenuto ha diffuso il panico e deve farci riflettere molto sulla salute del sistema mediatico con il quale ci confrontiamo e nel quale interagiamo. Pubblicare un documento del genere, senza che il governo abbia concluso le sue valutazioni e preso una decisione definitiva, non è infatti solo irresponsabile ma il sintomo di una informazione pronta, pur di far scalpore, a mettere a repentaglio l’incolumità dei cittadini che avrebbe il compito di informare.
Sacrificare l’informazione sull’altare della notiziabilità, è qualcosa che non possiamo più accettare e che dobbiamo arginare in ogni modo. In questa società in cui tutto scorre veloce, in cui tutti hanno accesso a milioni di informazioni di cui è sempre più difficile individuare fonti e veridicità, spetta ad ognuno di noi il compito di essere responsabile della comunicazione. L’atomizzazione dell’informazione rischia infatti di farci perdere di vista quella visione di bene comune che dovrebbe essere alla base di ogni attività di comunicazione social o mezzo stampa.
Noi crediamo che serva un atto di responsabilità, che coinvolga società civile e addetti ai lavori, per contribuire ad un’adeguata gestione dell’emergenza impegnandosi a non contrastare l’operato delle istituzioni. É per questo che lanciamo un appello a tutti coloro che si occupano di comunicazione, dai responsabili agli stagisti, dai giovani studenti agli accademici, dai politici ai tecnici della pubblica amministrazione, dagli esperti ai giornalisti, a dedicare attenzione e cura non solo nel contrastare il Virus, ma ai contenuti dei messaggi al fine di non diffondere la paura. Il compito di chi informa è rendere consapevoli le persone: nessuna prima pagina varrà mai quanto evitare che anche una sola persona possa ammalarsi per una informazione mal data. Come i medici dobbiamo prenderci cura
Come i medici dobbiamo prenderci cura della salute della nostra informazione, come i virologi dobbiamo lavorare per prevenire il contagio della disinformazione e della paura. Ricordiamoci sempre che la disinformazione non è libertà di stampa, le mezze verità non sono libera espressione del pensiero, la società in cui viviamo dipende da noi, impegniamoci a prendercene cura in ogni nostra azione. Impegniamoci a produrre contenuti e non notizie, a descrivere i fatti e non le nostre personali opinioni, a privilegiare l’informazione e non la sintetica viralità di un post. In questo senso lanciamo l’hashtag #ComuniCARE – che gioca sulla parola italiana “comunicare” e su quella inglese “care” (cura) – come esortazione: prendiamoci cura della nostra comunicazione, prendiamoci cura della nostra società.
1.Parla l’infermiera stremata della foto virale: “Scusate se sono crollata prima della fine del turno” 2. Coronavirus, la commovente foto del medico che porta un paziente a vedere il tramonto 3. Coronavirus, l’Italia che combatte contro l’Italia che se ne sbatte 4. Coronavirus, la pazza fuga da Milano di migliaia di persone in preda al panico per la Lombardia ‘chiusa’: treni presi d’assalto