Coronavirus, Roberto Burioni contro il nuovo sistema di classificazione della Cina: “Non capisco, ci prendono in giro”
Le autorità sanitarie della provincia cinese di Hubei hanno adottato un nuovo sistema di diagnosi e il virologo si dice allarmato
Coronavirus Burioni contro il nuovo sistema di classificazione della Cina
“Lo ammetto: non ci capisco più niente. Chiedo aiuto ai colleghi Pier Luigi Lopalco e Walter Ricciardi”: lo ha scritto sul suo profilo Twitter il virologo Roberto Burioni, riferendosi alla scelta delle autorità sanitarie della provincia cinese di Hubei, epicentro dell’epidemia di nuovo Coronavirus, di adottare un nuovo sistema di diagnosi, facendo così aumentare notevolmente il numero delle persone contagiate e delle vittime.
La Cina negli ultimi giorni aveva infatti cercato di abbassare il numero dei contagi non considerando le persone che non presentavano i sintomi in modo visibile, che invece erano state ritenute pericolose e aggiunte nelle linee guida dell’Oms.
Con questa svolta è aumentato notevolmente il numero di contagiati e vittime: solo nella provincia di Hubei si sono aggiunti in un giorno 14840 casi, 13332 dovuti alla nuova classificazione.
Una mossa che ha spiazzato anche i virologi, in particolare Burioni, che ha assunto una posizione molto critica: “Da questo momento non commento più i dati ufficiali cinesi. Prendano in giro il mondo ma non me. Non si può fare così. O erano numeri inaffidabili ieri o lo sono oggi o lo sono ieri e oggi”.
Va detto che la nuova classificazione è arrivata dopo che la Cina ha rimosso i massimi funzionari del Partito comunista nella provincia di Hubei e nella sua capitale, Wuhan.
Il bilancio dell’epidemia
Le ultime notizie sul Coronavirus vedono aggiornarsi ancora una volta il numero dei morti: il Covid-19 ha ucciso finora 1.367 persone in Cina, secondo gli ultimi dati diffusi, mentre i contagi sono saliti a 59mila.
Nel suo aggiornamento quotidiano, la commissione sanitaria delle provincia di Hubei ha segnalato altri 15.152 contagi avvenuti solo ieri, 12 febbraio 2020. Alla base di questa impennata, però, ci sono i nuovi criteri per la diagnosi.