Coronavirus, tamponi Made in Italy venduti agli USA. Regione Lombardia a TPI: “Non vogliamo acquistarne di più, ci bastano”
I tamponi vengono prodotti dalla Copan Diagnostics proprio nella zona più colpita al mondo dalla pandemia. Ma non sono gli italiani ad usufruirne. Ecco come funziona l'export dei test per Covid-19 e perché viene ancora permesso
Mentre l’Italia supera per numero di decessi per Coronavirus la Cina, e ogni giorno c’è sempre più bisogno di tamponi per effettuare i test, gli Stati Uniti sono riusciti a comprare mezzo milione di kit per individuare il contagio proprio da un’azienda italiana, con sede a Brescia. L’azienda si chiama Copan Diagnostics e continua a produrre tamponi per Covid-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all’estero, come confermato a TPI. Perché la Regione Lombardia non ha regolamentato questa operazione? Prima di tutto perché non lo sapeva.
Come funziona l’export dei tamponi
I tamponi sono stato trasferiti da Aviano a Memphis, nello stato del Tennessee, con un aereo militare. L’annuncio della spedizione transatlantica non era stato nascosto: è stato fatto su Istagram, assieme alla foto della stiva di un quadrireattore C-17 Globemaster dell’Air Force colma di contenitori con i kit. Poi il post è stato rimosso. Come riporta Repubblica, la notizia è stata anche confermata dal portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman. “Ci sono elementi multipli per far il test. I primi sono i tamponi che servono a raccogliere i campioni dalle persone, poi c’è il liquido dove svilupparli. Questo è ciò che abbiamo portato dall’Italia”.
Nessun punto del decreto italiano dell’11 marzo vieta l’esportazione di prodotti sanitari all’estero al momento. Dunque l’azienda (essendo una realtà privata) ha agito nei suoi interessi, ma anche nella totale legalità. C’è solo un paradosso: l’aereo dei tamponi sarebbe partito da Aviano lunedì 16 marzo nel primo pomeriggio e in quel momento in Italia erano c’erano 30mila contagi e 2.158 morti, negli Stati Uniti i decessi erano solo 86. Al momento purtroppo i morti sono saliti a 3.405 e i tamponi che sono stati effettuati sono 182.777. Con il governatore del Veneto Zaia che chiede a gran voce tamponi a tappeto, anche sugli asintomatici.
La risposta dell’azienda leader
La Copan è un’azienda leader nel settore della produzione di tamponi, in queste settimane di emergenza li ha inviati addirittura a Wuhan, nel cuore del primo focolaio della pandemia in Cina. Noi di TPI abbiamo contattato direttamente l’azienda bresciana e per iscritto via mail ci hanno risposto, confermando l’export: “Abbiamo aumentato la produzione da 5 giorni e 2 turni alla produzione 24/7. Chiediamo ai nostri clienti e distributori di razionalizzare i loro ordini in modo da poter massimizzare la produttività. Il blocco ordinato dalle autorità italiane è una misura estrema intesa a contenere la propagazione del virus ed è principalmente rivolta alle persone. Non influisce sulle imprese o sull’importazione e esportazione di merci“.
“Copan sta attualmente fabbricando i suoi prodotti 24 ore su 24 – continuano – 7 giorni su 7 e ha implementato una serie di precauzioni per proteggere i propri lavoratori e mantenere la produzione in funzione. Insieme ai nostri fornitori, stiamo collaborando con le autorità regionali e nazionali italiane per preservare le attuali condizioni di produzione al fine di servire il mondo con i nostri prodotti, anche nel caso in cui vengano applicate restrizioni più pesanti in Italia”.
Restano però alcune domande: il nostro governo sapeva dell’export? Le regioni più colpite dal Coronavirus erano a conoscenza della spedizione?
Gallera: “Noi non sapevamo niente, sufficienti i tamponi che abbiamo”
Contattato telefonicamente da TPI, l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha dichiarato: “Noi non sapevamo niente dell’esportazione“. Gli ordini della Regione più colpita dal virus alla Copan sono già stati fatti: “Come Regione Lombardia ne abbiamo chiesto un ordine di un milione e mezzo da spalmare però nel tempo, circa 200mila a settimana. E sono una quantità gigantesca”, ha detto l’assessore al Welfare.
E alla domanda sull’utilità dell’uso dei tamponi in Italia invece che all’estero, Gallera ha risposto: “Non ce ne servono di più. Non abbiamo chiesto al governo di fermare le esportazioni”.
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