Ecco quanto ci è costato non chiudere subito Alzano e Nembro: il confronto rispetto a Codogno
Codogno è diventata Zona Rossa a fine febbraio. Alzano Lombardo e Nembro non lo sono mai diventati, nonostante le richieste dell'Istituto Superiore di Sanità al governo. Nei comuni che non sono stati isolati la conta dei morti fa rabbrividire.
Il comune di 15mila abitanti di Codogno, insieme a altri dieci comuni del basso Lodigiano, è stato ufficialmente chiuso in entrata e in uscita sabato 22 febbraio 2020. A Casalpusterlengo, Fombio, San Fiorano, Castiglione D’Adda, Bertonico, Maleo, Somaglia, Castelgerundo e Terranova de’ Passerini tutto si è fermato, con controlli serrati da parte delle forze dell’ordine e, quando necessario, anche dell’esercito. Al contrario di quello che sarebbe poi diventato il lazzaretto del mondo, ovvero la provincia di Bergamo, e in particolare i due comuni di Alzano Lombardo e Nembro, che invece non è mai stato stato chiuso.
Il 2 marzo scorso l’Istituto Superiore di Sanità aveva inviato al governo una nota tecnica chiedendo l’isolamento immediato della zona per un rischio troppo alto di contagio. Quella nota, rivelata in esclusiva in un’inchiesta di TPI, è stata ignorata. E i contagi si sono pericolosamente diffusi indisturbati fino all’8 marzo, data in cui la Lombardia viene chiusa a “zona arancione”, prima del lock-down nazionale del 9 marzo. Un ritardo che ha causato migliaia di morti nella provincia di Bergamo. Un bilancio tristissimo, che poteva essere evitato.
Addirittura, secondo l’analisi svolta da InTwig, società bergamasca di data management e comunicazione ripresa anche dal New York Times per i dati sulla pandemia, a Bergamo e provincia si può stimare che i morti per Covid19 siano stati 4.500 e i contagiati 288mila nel solo mese di marzo 2020, ovvero il 26 per cento degli abitanti (1 su 4) con punte non solo in Val Seriana (46 per cento) ma in Val Bremana (46 per cento), nei laghi (35 per cento) e nell’area urbana di Bergamo (30 per cento).
I numeri raccolti dall’Istat (gli unici che certificano il totale delle morti, e non sono le morti per Covid-19) divisi per comune sottolineano come, tra i territori con più alta incidenza di contagi (cioè la provincia di Bergamo e quella di Lodi), quelli che hanno optato per l’isolamento completo siano riusciti a contenere i contagi.
Prendendo due tra i comuni più rappresentativi della zona rossa, cioè Codogno e Casalpusterlengo, dai dati dell’Istat si vede come l’incidenza dei morti dopo la chiusura a zona rossa abbia una curva discendente rispetto a quella di Alzano e Nembro.
Visto che questi comuni non hanno lo stesso numero di abitanti (Alzano ne ha 13.855, Nembro 11.526, Codogno 15.991 e Casalpusterlengo 15.293) per dare un’unità di misura più veritiera, abbiamo calcolato i morti ogni 1000 abitanti. E dal grafico che ne viene fuori, si nota chiaramente che Alzano e Nembro sono gli unici due comuni dove dalla prima settimana di marzo in poi l’indice dei morti sale invece che scendere o diventare stabile.
Vediamo ora le differenze dal 2019. Ad Alzano tra 1 e 21 marzo 2020 si sono registrati 83 morti, mentre nello stesso periodo dello scorso anno ce n’erano stati solo 8: si tratta di un incremento del 1022 per cento. Nel piccolo comune di Nembro, di 11mila anime, a marzo 2020 sono decedute 121 persone, 110 in più rispetto allo stesso periodo nel 2019, 1000 per cento di incremento.
A Codogno, per esempio, ci sono stati tra 1 e 21 marzo 87 morti ed erano 15 nel 2019, un aumento del 480 per cento. O ancora, Casalpusterlengo ha contato 32 morti nel 2020 e 14 morti nel 2019: un incremento del 128 per cento.
Un numero sempre alto certo, ma minore rispetto alla tragedia della Val Seriana. Che non solo è rimasta aperta, ma dove il polo industriale, con circa 400 imprese presenti sul territorio che esportano in tutto il mondo (e il conseguente scambio di persone e merce di livello incredibile) ha continuato a funzionare a pieno ritmo.