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Coronavirus, l’allarme dell’Aifa: “Stanno finendo i farmaci negli ospedali”

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L'ente regolatorio italiano ha spiegato in un comunicato di aver dato il via libera a "soluzioni eccezionali ed emergenziali" per sopperire alla mancanza di medicinali

Coronavirus, Aifa: “Mancano i farmaci”

“Mancano i farmaci per curare il Coronavirus“, lo ha denunciato l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) in un comunicato diffuso oggi, giovedì 19 marzo, sul suo sito ufficiale. “L’improvviso incremento della domanda per i farmaci utilizzati nelle terapie ospedaliere dei pazienti ricoverati a causa dell’epidemia ha generato delle carenze per le quali, oltre a rilasciare le usuali autorizzazioni all’importazione, Aifa sta definendo in collaborazione con le aziende soluzioni eccezionali ed emergenziali”, si legge nel comunicato.

Si tratta principalmente dei farmaci antivirali con cui i medici hanno cercato di curare i pazienti affetti da Covid-19 dall’inizio dell’epidemia ad oggi in Italia, come il Lopinavir/Ritonavir e il Remdesivir. Nel primo caso, si tratta di due farmaci che vengono somministrati congiuntamente per potenziare gli effetti che hanno sull’organismo, che normalmente vengono utilizzati per la terapia anti-Hiv. Il secondo farmaco è invece un nuovo farmaco più sperimentale prodotto da Gilead per curare il virus di Ebola e Marburg, sperimentato allo Spallanzani.

Quella degli antivirali è la pista più seguita, e attualmente la più battuta negli ospedali di mezzo mondo, ma in Italia alcune strutture stanno sperimentando altre strade. Come il Cotugno di Napoli, dove su alcuni pazienti è stato applicato un antinfiammatorio, il Tocilizumab, o l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Mantova, dove l’Unità di crisi ha autorizzato il prelievo del plasma da alcuni degenti tornati sani e in convalescenza per provare a effettuare l’infusione nel sangue dei malati, come già avvenuto a Wuhan.

Ma per iniziare le infusioni, si attende l’autorizzazione delle autorità sanitarie. Intanto, l’Aifa mette in guardia su altri farmaci antivirali in circolazione, per cui mancano evidenze scientifiche sull’efficace nel trattamento della malattia, come l’Umifenovir.  Quest’ultimo, spiega l’ente regolatorio italiano, è un antivirale commercializzato in Russia per la prevenzione e il trattamento delle infezioni da virus dell’Influenza A e B, ma non è autorizzato in Europa né negli Stati Uniti. Sebbene in Cina sia stato utilizzato in alcuni pazienti in associazione ad altri trattamenti farmacologici, “i dati a disposizione sono scarsi, di non elevata qualità scientifica ed ottenuti su un numero molto esiguo di pazienti”.

Nel comunicato diffuso oggi, l’Aifa ha anche fatto sapere di star seguendo il problema raccordandosi con le Regioni e le province autonome, “cui tutte le strutture territoriali sono invitate a rapportarsi per la valutazione e l’inoltro ad Aifa di segnali, dando priorità ai casi urgenti di irreperibilità per i quali siano già stati espletati tutti i passaggi previsti con gli aggiudicatari delle gare regionali”, si legge nella nota.

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