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Gli amori separati dalla frontiera Svizzera-Italia: divisi da una manciata di chilometri e dal dpcm

Immagine di copertina
Credit: Felix Kästle/dpa

"Io e il mio compagno viviamo a 20 chilometri di distanza, lui a Como e io nel Canton Ticino. Solo 20 chilometri, ma sembra ci sia il mare di mezzo", racconta a TPI Antonella, residente in Svizzera ma con il cuore in Italia dove vive il suo fidanzato che non vede dal 7 marzo, il giorno prima che chiudesse la Lombardia. Antonella e il suo compagno non sono sposati e quindi, secondo l'ultimo dpcm, non possono incontrarsi

Al confine tra Italia e Svizzera nella dogana di Chiasso esiste un fazzoletto di terra di appena 6 metri che con l’avvento del Coronavirus è stato soprannominato da alcuni la “Zona franca dell’amore”. Qui, sotto gli occhi vigili dei doganieri, si incontrano le coppie di fidanzati che da oltre due mesi sono separate dalla frontiera a causa della pandemia.

“Io e il mio compagno viviamo a 20 chilometri di distanza, lui a Como e io nel Canton Ticino. Solo 20 chilometri, ma sembra ci sia il mare di mezzo”, racconta a TPI Antonella, residente in Svizzera ma con il cuore in Italia dove vive il suo fidanzato che non vede dal 7 marzo, il giorno prima che chiudesse la Lombardia.

“Non ci vediamo dal 7 marzo e non sappiamo per quanto ancora dovremo vivere questa situazione. In Italia non si può entrare senza fare 14 giorni di quarantena. Ma io vivo e lavoro in Svizzera, quindi non posso fermarmi in Italia 14 giorni. E in Svizzera un cittadino italiano può entrare solo per lavoro o per visitare un parente di cui può dimostrare l’unione: coniuge o figlio”, spiega Antonella.

Antonella e il suo compagno non sono sposati e quindi, secondo l’ultimo dpcm, non possono incontrarsi. “Il nostro amore è paragonato agli spostamenti per lo shopping: una leggerezza”, ci dice Antonella. “Ci sono un sacco di diritti per le coppie sposate. Nessuno impedisce a una coppia sposata di ricongiungersi, ma tutte le coppie senza un’unione certificata rimangono separate dalla frontiera”.

Sono tantissime le coppie che vivono la stessa situazione di Antonella e del suo compagno. Amori che non vengono riconosciuti dalla normativa che regola gli spostamenti ai tempi del Coronavirus. Sono coppie non sposate e che per questo non possono incontrarsi. E allora che fanno? Si danno appuntamento al confine. In quella terra di mezzo che è la dogana che separa l’Italia dalla Svizzera dove per qualche minuto posso salutarsi e parlarsi ma soprattutto vedersi, rispettando la doverosa distanza di sicurezza. “Non stiamo violando la legge. Ma perché in Italia i congiunti posso incontrarsi e noi no?”, dice Antonella.

Molte di queste coppie divise dal confine hanno deciso di condividere la propria storia sui social: “Abbiamo creato un gruppo su Facebook e in appena tre giorni si sono iscritte più di 100 persone. Siamo tutti nella medesima situazione”, racconta Antonella.

coppie italia svizzera confine
Foto Facebook/ Gruppo coppie Italia Svizzera

“Finché tutta Italia era chiusa in casa ce ne siamo fatti una ragione, ma dal momento che dal 4 maggio è stato stabilito che gli affetti stabili si possono ricongiungere a quel punto abbiamo pensato ‘E Noi?’. Noi non abbiamo diritto?”.

Antonella ha contattato le autorità per portare all’attenzione delle istituzioni la sua situazione e quella di tantissime altre coppie divise dalla frontiera: “Mi sono rivolta sia alla dogana svizzera sia al consolato italiano in Svizzera per capire come procedere. Mi hanno spiegato che un cittadino svizzero può uscire dalla Svizzera ma è l’Italia che non lo fa entrare. L’Italia consente l’ingresso ma poi bisogna farsi 14 giorni di quarantena. Il cittadino svizzero dall’Italia potrebbe anche rientrare in Svizzera, ma dall’Italia un cittadino italiano può entrare in Svizzera solo se ha un contratto di lavoro, quindi se è frontaliere sostanzialmente”.

confine svizzera italia

I lavoratori frontalieri impiegati in Svizzera sono circa 330mila unità, di cui oltre 76mila italiani. Dopo il graduale allentamento delle restrizioni all’ingresso e all’ammissione in Svizzera per la Fase 2, l’Amministrazione federale delle dogane ha previsto un ulteriore aumento degli spostamenti transfrontalieri da domani, lunedì 11 maggio, giorno in cui verrano riaperti al traffico altri valichi di confine. (L’elenco dei valichi di confine aperti è pubblicato sul sito internet dell’AFD).

Antonella solleva il tema dei frontalieri a cui è concesso l’ingresso in Svizzera dall’Italia per motivi lavorativi. “Qui in Svizzera è quasi tutto riaperto praticamente. Lunedì 11 maggio riaprono i ristoranti, le scuole. Da noi la vita sta riprendendo. Hanno già riaperto i parrucchieri e i centri estetici da una settimana. Qui ogni giorno arrivano i lavoratori frontalieri italiani che circolano sul territorio, anche in pausa pranzo. E allora perché non permettere anche agli affetti stabili di incontrarsi nel rispettivo domicilio in sicurezza? I vari frontalieri girano, arrivano dalla Lombardia che è una zona dove il tasso di contagio è alto, entrano in Svizzera senza problemi e circolano liberamente. La settimana prossima riaprono anche i bar e i ristoranti e i lavoratori magari andranno anche a mangiare fuori e a bere un caffè al mattino. E’ un controsenso. I lavoratori che circolano sì e due fidanzati che si incontrerebbero in casa no”.

“Trovo assurdo che il ricongiungimento dei cosiddetti “affetti stabili” venga equiparato all’uscita o all’entrata tra Svizzera/ Italia per shopping o per turismo”, dice ancora Antonella. “Si potrebbe pensare di adottare il sistema dell’autocertificazione come si fa adesso all’interno delle regioni italiane per gli spostamenti con il quale si possa dire ‘vado a trovare la mia fidanzata’. Che sia dall’Italia alla Svizzera. Credo che sia un diritto quello di potersi rincontrare”.

Quello che preoccupa di più Antonella e tutte le coppie divise dalla frontiera Italia Svizzera con le quali è in contatto ogni giorno “è l’incertezza. Nessuno ci può garantire se tra due settimane la situazione si sbloccherà. Non c’è una data per noi. Sarà interessante capire se nel momento in cui daranno il via agli spostamenti da regione a regione noi non vorremmo rimanere fuori anche da questo. Il problema è che noi non sapremo quando sarà possibile rivederci. Sono state stabilite delle date per la riapertura della Fase 2. Il 18 maggio, il primo giugno. Ma non per noi”.

“Sembra quasi che l’amore non sia preso in considerazione seriamente. E’ quasi visto come una leggerezza. Gli aspetti economici vengono sicuramente presi in considerazione perché per lavorare si può entrare in Svizzera. Gli affetti non certificati dal matrimonio, invece, passano in secondo piano e non sono nemmeno inseriti in una pianificazione. Ci si sente in una relazione di serie b perché non ci viene dato alcun diritto. Quando invece chi è regolarmente sposato la possibilità di rincontrarsi ce l’ha, ma non significa che non ci si ami se non si è sposati”.

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