La presidente delle Comunità Ebraiche Italiane contro il Papa: “Ora è difficile invitarlo in sinagoga”
Tensione alle stelle tra Papa Francesco e il mondo ebraico, dopo le parole pronunciate dal pontefice alla vigilia dell’apertura del Giubileo.
“Le ultime dichiarazioni di Papa Francesco su Israele mettono a rischio il dialogo maturato negli ultimi sessant’anni. Ora diventa difficile persino invitarlo in sinagoga”, attacca la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un’intervista al quotidiano Il Foglio.
Nei giorni scorsi, nell’incontro per gli auguri alla Curia, il Papa aveva accusato Israele di “crudeltà” per i bombardamenti che colpiscono i bambini della Striscia di Gaza.
Parole che avevano già sollevato l’irritazione del Ministero degli Affari Esteri israeliano: “Le osservazioni del Papa – si era lamentato da Tel Aviv – sono particolarmente deludenti in quanto sono scollegate dal contesto reale e fattuale della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista, una guerra su più fronti che gli è stata imposta a partire dal 7 ottobre”. “Basta con i due pesi e le due misure e con il prendere di mira lo stato ebraico e del suo popolo”, aveva protestato il Ministero.
Ora arriva anche la condanna da parte della Comunità ebraica italiana: “L’apertura delle porte sante, l’ho rimarcato anche nel mio messaggio per il Giubileo, vuol dire anche aprire le porte al dialogo. Ma le parole e i significati attribuiti dal Papa sono stati rivolti agli atteggiamenti negativi, alla reazione di Israele, non sono stati un invito alla responsabilità della convivenza”, osserva Di Segni.
“È successo anche quando ha ricevuto le famiglie degli ostaggi di Hamas: c’è sempre stata una condanna nei confronti di Israele”, prosegue la presidente della Ucei. “È ovvio che a Gaza c’è un popolo che soffre. Ma soffre non solo perché c’è una guerra: quel popolo è vittima in primo luogo del terrorismo di Hamas”.