Salvini indagato per diffamazione di Carola Rackete. Il duro commento del leader della Lega
La reazione dell'ex ministro dell'Interno alla notizia dell'apertura di un'indagine nei suoi confronti
Il commento di Salvini sull’indagine per diffamazione di Carola Rackete
Dopo la notizia dell’apertura di un’indagine a carico di Matteo Salvini in seguito alla querela per diffamazione presentata da Carola Rackete è arrivato il commento del leader della Lega.
L’ex ministro dell’Interno ha affidato la sua reazione ai social scrivendo, sul suo profilo Facebook: “Denunciato da una comunista tedesca, traghettatrice di immigrati, che ha speronato una motovedetta della Finanza: per me è una medaglia! Io non mollo, mai”.
La notizia dell’apertura dell’indagine si è diffusa nella tarda mattinata di giovedì 5 settembre, quando la Procura di Roma, a cui era stata depositata la querela, ha inviato gli atti a Milano, dove Salvini ha la sua residenza.
L’ex capitana della Sea Watch 3 nel testo della querela accusa il leader del Carroccio di “diffamazione aggravata” e “istigazione a delinquere”, chiedendo il sequestro dei suoi account social, pieni di “messaggi d’odio”.
Il documento di denuncia di ben 14 pagine riporta tutte le 22 offese che il ministro ha rivolto a Carola Rackete su Facebook, Twitter, Instagram o in tv.
“Matteo Salvini mi ha definito pubblicamente e ripetutamente sbrufoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati: la gravità della lesione al mio onore è in sé evidente”, si legge nella denuncia.
Secondo Alessandro Gamberini, legale della capitana tedesca, il provvedimento è assolutamente legittimato dalla giurisprudenza della Corte Suprema, che, secondo Gamberini, “autorizza il sequestro dei servizi di rete e delle pagine informatiche che non rientrano nella nozione di stampa”.