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Reportage TPI – Viaggio a Coltano: il parco naturale che il governo vorrebbe trasformare in una base militare

Immagine di copertina
Giulio Lazzeretti e la sua canina Stella. Credit: Daniele Stefanini

L'esecutivo ha stanziato 190 milioni di euro per la costruzione di una base nel comune in provincia di Pisa: 440mila metri cubi di nuovi edifici in un parco naturale. TPI racconta la storia di chi vive e lavora a Coltano e l'impatto che la costruzione della megabase potrebbe avere sulle loro vite

Giulio Lazzeretti vive a Coltano, un paese di 400 abitanti all’interno della Riserva Naturale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, in provincia di Pisa. Ha 39 anni, abita con i genitori e la compagna Elisa a 300 metri da dove, probabilmente, verrà costruita una nuova base militare. La sua casa, un cascinale del 1700, si raggiunge percorrendo una strada asfaltata che corre lungo filari di alberi che tracciano i confini dei campi coltivati della pianura di Coltano. Lui ed Elisa Ghiraleda si sono conosciuti alla Facoltà di Veterinaria di Pisa, dove si sono laureati entrambi in Tecniche di allevamento di razza ed educazione cinofila. «È stata una scelta di vita, sono passati 15 anni da quando ci siamo trasferiti e questo mi ha permesso di sviluppare i miei interessi relativi all’aspetto naturale: i cani, coltivare il mio orto, fare passeggiate», dice Giulio a TPI. «Faccio l’impiegato a Pisa e quando torno a casa da lavoro stacco. Mi godo la natura: l’upupa che mangia qualche vermetto nell’orto e la poiana che passa rasente gli alberi, le volpi la notte e le lepri che sfrecciano».

La coppia progetta di aprire un piccolo centro cinofilo. Hanno due cani, Stella e Petra, che sono la loro grande passione. «Quando mi son laureato ho acquistato dei campi intorno a casa. Ho presentato all’Ente Parco un progetto di massima per realizzare un piccolo centro cinofilo dando totale disponibilità su materiali, volumi… ovvero diteci come vi va bene e noi ci adattiamo. I tecnici del parco ci suggeriscono di diluire l’aspetto cinofilo. Così facciamo, riducendo al massimo i volumi necessari, fino ad un totale di 24 metri quadri, senza cementare, strutture mobili e rimovibili. Presentiamo di nuovo il progetto al parco, forti anche dei fondi europei del PSR, programma di sviluppo rurale, (Aiuto all’avviamento di imprese per giovani agricoltori pacchetto giovani) e ci viene bocciato. Diniego assoluto di realizzare nuove volumetrie, impatto ambientale e addirittura in più il disturbo delle rotte degli uccelli migratori».

Per questo, quando Giulio e Elisa hanno appreso la notizia che nel progetto della nuova base militare è previsto un Centro Cinofilo dei Carabinieri, sono rimasti delusi.

Il Dpcm emanato a gennaio dal governo Draghi prevede la spesa di 190 milioni di euro, sottratti al Fondo di Coesione Sociale, per la costruzione del nuovo presidio dei Carabinieri a Coltano, che ospita oltre al centro cinofili, i Gis e i paracadutisti del Tuscania. Si tratta di 440mila metri cubi di nuovi edifici, in un’area recintata di 730mila metri quadrati di area protetta. Cemento in aperta campagna, a 13 chilometri dalla Torre di Pisa. Le strutture militari – secondo il Dpcm – verranno edificate sopra e intorno al Radar, vicino alla casa di Giulio ed Elisa.

Il progetto

Il Radar è un ex edificio militare in disuso con il quale fino al 2006 gli statunitensi controllavano i cieli italiani dalla vicina Camp Darby, una delle basi americane più importanti d’Europa. Il progetto prevede una pista di atterraggio per elicotteri, due poligoni di tiro, caserme, centri di addestramento, laboratori, magazzini, palestre, uffici, piscine, officine, infermeria, mensa, 18 villette a schiera e un autolavaggio.

A questo Dpcm, oggetto di confronto nell’incontro del 12 maggio a Roma tra il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd), il governatore della Regione Toscana Eugenio Giani (Pd) e il sindaco di Pisa Michele Conti (Lega), si aggiunge un altro recente decreto inter-istituzionale firmato dallo stesso ministro. Questo indica una possibile destinazione d’uso degli edifici in costruzione negli immobili pubblici già esistenti nella riserva. Le strutture interessate potrebbero essere: la villa Medicea e le stalle del Buontalenti, realizzate dallo stesso architetto fiorentino nel 1586, la prima stazione radio italiana inaugurata da Guglielmo Marconi nel 1911 ( rinominata Stazione Marconi), la scuola Diaz e l’ex Radar. Così dice il decreto: «rigenerazione degli immobili di proprietà pubblica siti nel borgo di Coltano». Qualcosa però continua a non convincere i coltalesi: il Dpcm di gennaio non è stato ufficialmente ritirato e il nuovo non indica chiaramente quali strutture pubbliche sono interessate. «Né a Coltano, né altrove» è lo slogan del Movimento No Base costituitosi ad aprile per esprimere la contrarietà della società civile al Dpcm.

«Il pubblico deve rimanere pubblico, la vedo dura mettere i Carabinieri dentro le stalle del Buontalenti. Non si può fare una cosa militare all’interno di un edificio pubblico», dice Massimo Cacelli, 66 anni, nato e cresciuto a Coltano, che oggi gestisce il Circolo Arci. Dopo la Prima Guerra Mondiale, intorno al 1925, l’area di Coltano, da zona paludosa qual era, è stata oggetto di bonifica per dare modo alle famiglie numerose rimaste vittime della povertà del dopoguerra di trovare fortuna e lavoro. Dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto fu consentito loro di trasferirsi a Coltano. Così nel 1938 si sono conosciuti i genitori di Massimo. La madre di Padova e il padre di Peccioli. Lei casalinga, lui ortolano. «Il Circolo Arci risale al 1921. Fu creato come punto di riferimento del paese. All’epoca qui non si riusciva a entrare dalla quantità di persone che vi si riunivano. Fuori c’erano inoltre una serie di attrezzature che completavano il discorso associativo: c’era il pallaio, la sala da ballo rotonda, era stato fatto un bel centro sociale. Oggi invece le cose sono cambiate, la fascia che va dai 15 ai 50 anni difficilmente passa da qui».

coltano base militare
Massimo Cacelli, che oggi gestisce il circolo Arci locale. Credit: Daniele Stefanini

Negli anni Cinquanta Coltano contava oltre 1500 abitanti: c’era la scuola, il cinema, la cooperativa alimentare, il barbiere, il benzinaio. Era un piccolo paese dove non mancava niente. «Oggi non c’è un progetto serio. Dovremmo creare un consorzio tra Università, Regione e Ente Parco al fine di creare un polo attrattivo in paese. Ad esempio recuperare la scuola, i vecchi magazzini. Da qui Marconi, nel 1931, ha trasmesso il primo segnale radio a onde lunghe che illuminò il Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Quindi perché Coltano non può diventare un polo mondiale delle telecomunicazioni? Questo posto deve essere sfruttato per le qualità e per le cose che già esistono sul territorio incentivando, ad esempio, i produttori che qui sono presenti da anni».

Da 4 generazioni a Coltano

Uno di questi è l’azienda agricola biologica di Furio Salvadori, presente sul territorio dal 1930. Il nonno era un colono mezzadro del Re Vittorio Emanuele III, un contadino che doveva metà dei suoi guadagni al Re. Con la voglia di emanciparsi iniziò a pensare di crearsi un’attività propria e, sempre dal Re, ebbe in affitto trentennale un grosso appezzamento di terra. Il contratto stipulato diceva che passati i 30 anni i terreni sarebbero dovuti tornare alla corona. Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, con la nascita della Repubblica, il contratto decadde e i terreni passarono al demanio che glieli concesse in affitto. Ancora oggi sono gli stessi sui quali l’azienda Salvadori lavora. «La nostra azienda», dice Salvadori, «si estende per 240 ettari di cui 120 di proprietà e 120 del demanio. Di questi, 100 sono all’interno del recinto del Radar e ci sono stati concessi perché erano in stato di abbandono e inutilizzati. Noi li usiamo per far pascolare le pecore e per allevare api. Su questi 100 ettari, 70 ci verrebbero sottratti. Monetizzare la perdita che subiremmo, nel caso il progetto della base militare andasse in porto, non è facile. Prima di tutto perché dovremmo rinunciare ad una grossa fetta degli aiuti comunitari. Poi c’è l’aiuto di cui godono tutte le aziende europee: se io non presento ogni anno il numero di ettari di cui ho il titolo, di possesso o affitto, questi soldi mi vengono tagliati. Già questa sarebbe una grossa perdita. Infine, se perdessi la concessione, si aggiungerebbe la perdita delle produzioni per la quale dovrei reimpostare l’attività più generale dell’azienda. Mancherebbe il foraggio, i cereali e dovrei ricalcolare tutto l’assestamento. Sarebbe difficile in zona trovare altra terra che sostituisca questa. Una quantificazione precisa non la saprei dire ma sarebbe più o meno dell’ordine di 50mila euro l’anno».

L’azienda Salvadori non si occupa solo di agricoltura biologica. Comprende varie attività tra cui una Fattoria Didattica che promuove l’educazione ambientale ed alimentare con percorsi educativi dedicati alle scuole e, per chi cerca un turismo lento e sostenibile, un campeggio sulle rive del vicino Lago delle Tamerici.

Federica Salvadori, nipote di Furio, rappresenta la quarta generazione della famiglia di agricoltori ed è lei che si occupa di queste attività. «Checché se ne dica a Coltano il turismo c’è. La maggior parte dei turisti che frequentano il campeggio sul lago sono tedeschi, francesi, inglesi e abbiamo avuto anche dei sud-africani! Vengono prima da noi poi vanno a vedere la torre di Pisa. Diciamo che la costruzione di una base militare non si avvicina neanche un po’ alla nostra concezione di modello di sviluppo, ecco».

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Furio Salvadori che richiama il bestiame in stalla, sullo sfondo Federica Salvadori. Credit: Daniele Stefanini
Una scelta “strategica”

Ma perché il governo ha scelto proprio Coltano come area di destinazione per la nuova base militare dei Carabinieri? Lo spiega il sottosegretario Rossano Sasso che, interpellato sulla questione dalla deputata Yana Ehm durante la seduta parlamentare del 22 aprile, ha definito “strategica” la scelta di questo luogo specifico. Il parco di San Rossore, oltre 23mila ettari di verde, è l’area protetta più militarizzata d’Italia. Comprende due poligoni di tiro, la sede del Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari (il Cisam), l’Aeroporto Militare di Pisa, il centro di addestramento degli incursori Col Moschin e l’insediamento del Comando delle forze speciali dell’esercito (Comfose) che, inaugurato due anni fa, è costato alle casse dello Stato 42 milioni di euro. Inoltre è presente dal 1951 la base militare americana Camp Darby che occupa circa 2mila ettari e detiene nei suoi 120 bunker il più grande arsenale militare Usa all’estero. La vastità del progetto della nuova base militare eguaglia quasi per metà la grandezza del centro storico di Pisa.

Coltano è un luogo fuori da qualsiasi cosa. Una pianura e una pineta tra due città, Pisa e Livorno. Un non-luogo come lo definisce Giulia Paoli della compagnia teatrale Animali Celesti. «Il nostro tentativo è quello di creare in questo non-luogo, un luogo-altro di ricerca nella natura, in cui si fa teatro con un’esperienza differente, sfruttando la magia di questo posto ameno e meraviglioso». Dal 2012 il loro tentativo è quello di coniugare il teatro con l’impegno civile. Portano avanti progetti in collaborazione con l’Asl Nord-Ovest Toscana con la quale sono convenzionati da molti anni e danno modo alle persone che vengono dai servizi sociali di fare teatro. Rispetto all’ultimo decreto del governo Draghi, dice Alessandro Garzella, il regista della compagnia: «Rigenerare non significa quello che il decreto intende. Rigenerare la Stazione Marconi è farla diventare un luogo di socialità, un luogo di artigianato artistico e culturale, un luogo di vita, dove, ad esempio, gli immigrati vengono ad apprendere i mestieri, e non una base militare». Il regista conclude con una frase che più rappresenta la compagnia Animali Celesti: «Prendersi cura è un’azione violenta, bisogna armarsi di un amore pieno di collera». Intanto, il progetto c’è, il governo va avanti con i tavoli di confronto con gli enti interessati mentre la società civile e i comitati contrari vanno avanti nella loro lotta.

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La compagnia teatrale “Animali Celesti” a Coltano. Credit: Daniele Stefanini
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