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“Noi, 400 ricercatori precari presi in giro dal CNR: hanno i soldi per assumerci ma ci mandano tutti a casa” | VIDEO

Alessandro ha 33 anni e da 9 lavora al Centro Nazionale di Ricerche (Cnr), presso l’Istituto di tecnologie e scienze cognitive di Roma. Siciliano, dal 2012 ha portato avanti il suo progetto di ricerca tramite assegni che gli venivano rinnovati di anno in anno, a volte di mese in mese. Resistere così a lungo da precario è stata un’impresa. “Diventa pesante perché come fai a costruirti un futuro, a pensare a una casa e a una famiglia quando ti levano la possibilità di sapere se il mese prossimo sarai pagato? Come fai a pensare alla tua vita?”, si chiede.

Anche a Michele accade lo stesso da 12 anni: si occupa di moderazione tridimensionale del sottosuolo nell’ambito di un progetto innovativo che punta a prevenire il rischio sismico su scala urbana, all’istituto di geologia ambientale di Monte libretti, in provincia di Roma. Nello stesso team c’è Margherita, direttrice di ricerca. Ha 50 anni e due figlie adolescenti di 15 e 17 anni. Negli ultimi 9 anni ha condotto studi sulla sicurezza e la solidità di edifici, strade, piazze e città che si trovano in zone sismiche. Ma dal 13 dicembre rischia di andare a casa, e con lei l’ambizioso progetto in cui ha investito tempo, risorse, speranze e fatica.

Il 13 dicembre è la data in cui scade l’idoneità acquisita con il concorso che ha superato tre anni fa, quando la legge Madia sul superamento del precariato negli enti pubblici di ricerca ha previsto la regolarizzazione di circa mille “precari storici” del Cnr tramite una procedura di concorso. Margherita, Alessandro e Michele lo hanno superato insieme ad altri 700 ricercatori, ma fanno parte dei 400 idonei che non sono stati assunti subito.

E adesso, dopo 3 anni di rinvii e promesse, hanno scoperto che probabilmente non lo saranno mai. Giovedì 19 novembre il direttore Giuseppe Colpani ha comunicato al tavolo dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che i precari in attesa di essere stabilizzati da 3 anni non saranno assorbiti dall’ente, dichiarando che la disponibilità finanziaria del Cnr è di 3,3 milioni di euro, sufficienti ad assumere solo 51 di loro. Eppure nelle casse dell’Istituto di milioni risultano essercene 33: 22.8 messi messi a disposizione dal Decreto “Rilancia Italia” dell’agosto 2020 e 10 milioni dall’ultima legge di bilancio. Ma nessuno tra i vertici del Cnr ha spiegato perché non vuole utilizzarli per assumere loro, che da anni contribuiscono al lavoro del Centro e lo rappresentano.

“Fino ad oggi pensavo che il mio impegno e la mia passione mi avrebbero portata avanti, mi avrebbero fatto rimanere al Cnr. Ma non sarà così. Abbiamo lavorato per 10 anni e ora rischia di essere tutto bloccato”, racconta con aria incredula Margherita. Ha lo sguardo acceso, ma quando parla gli occhi tradiscono un po’ di tristezza. “Per 10 anni è sempre stato necessario il nostro lavoro, non capisco perché ora non lo sia più”, si domanda davanti all’ingresso della sede centrale del CNR di Roma, dove giovedì sera è iniziato un presidio che, annunciano i precari e i rappresentanti dei sindacati, continuerà a oltranza, fino a quando l’ultimo ricercatore non sarà assunto come gli spetta.

“Tutti noi parliamo sempre di giovani, ma questi ricercatori non sono più giovani. Parliamo di 400 famiglie che hanno una vita e hanno dato una professionalità per mandare avanti il CNR, loro sono il CNR. Hanno messo anni di lavoro nell’ente e l’ente non li può buttare fuori. E siamo qui a lottare fino all’ultimo che entrerà”, annuncia Alessandro Anzini della Fir Cisl. La maggior parte dei non assunti sono giovani trentenni: i primi ad essere regolarizzati, infatti, sono stati gli assegnatari di ricerca risultati primi in graduatoria anche grazia agli anni di anzianità. Ma a 33 o 34 anni non si è più agli esordi, e si hanno tutte le carte in regola per pretendere stabilità, soprattutto dopo aver superato concorsi ed essere stati ritenuti meritevoli dall’ente. Lo stesso che però, ora, vuole mandare tutti a casa.

Manca la volontà politica, dichiarano i sindacati. “Il Ministero dell’Università e della Ricerca (Miur) non fa le pressioni adeguate – sottolinea Rosa Ruscitti, della Flc Cgil – Il Cnr è vigilato dal Miur, anche se gode e attua piena autonomia il Miur è sempre il ministero vigilante. La ministra (Maria Cristina Messa, ndr) deve avere un ruolo importante e propositivo per sollecitare il vertice ad adottare questa delibera”.

Ci sentiamo presi in giro”, dice Alessandro. “Il CNR ha i soldi per assumerci, ci sono e sono in cassa e noi siamo qua per sapere perché decide di mandare via 400 ricercatori che hanno contributo per anni al CNR. Siamo amareggiati e delusi”. Il tutto in un periodo in cui, dopo quasi due anni di emergenza sanitaria, più volte è stata sottolineata l’importanza della ricerca per gestire eventi imprevisti e la necessità di aumentare gli investimenti affinché chi si forma e matura una professionalità in Italia possa restarci e lasciare un segno.

Davanti ai ricercatori che presidiano la sede del CNR, le parole pronunciate a pochi metri dal premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi due mesi fa risultano lettera morta. “La ricerca è estremamente importante per creare il futuro ed è importante che la ricerca in Italia sia finanziata sul serio”, aveva ricordato il fisico in occasione della festa organizzata in suo onore alla Sapienza di Roma a ottobre scorso, augurandosi che fosse un buon momento “per investire sulla ricerca“. “Perché questo significa investire sui giovani”, aveva detto. I precari del CNR raccontano un’altra storia.

 

 

 

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