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Ancona, condannato a 16 anni l'”untore” Claudio Pinti: faceva sesso senza precauzioni per trasmettere l’Hiv

Immagine di copertina
Il 35enne è stato condannato a 16 anni di carcere

Agli inquirenti ha raccontato di aver avuto rapporti con oltre 220 persone

Claudio Pinti, noto come l'”untore di Ancona”, è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere. L’ex autotrasportatore di Montecarotto è stato giudicato colpevole con l’accusa di lesioni gravissime e omicidio volontario in quanto avrebbe contagiato volutamente con l’Hiv la compagna di allora, poi morta nel 2017, e un’altra ragazza con cui aveva avuto una relazione.

L’accusa aveva chiesto 18 anni ma sul verdetto hanno influito probabilmente le attuali condizioni del 35enne, detenuto ma ricoverato in ospedale, peggiorate dal fatto che Pinti rifiuta le terapie anti Hiv. L’accusa ora valuterà se ricorrere in appello.

Secondo quanto emerso dalle indagini, l'”untore” sapeva di avere l’Hiv dal 2009 ma ne aveva sempre rinnegato l’esistenza e rifiutato le cure. Le indagini sono scattate solo nel 2018 quando la compagna aveva scoperto di essere stata contagiata: l’uomo pur sapendo di essere malato continuava a fare sesso senza prendere precauzioni.

Una volta arrestato dalla Polizia avrebbe raccontato di aver avuto rapporti sessuali con oltre 220 persone, tra uomini e donne, contattati in chat e siti di appuntamenti. Al momento però la sentenza, emessa con rito abbreviato dal gup di Ancona, riguarda solo due casi specifici: la compagna dell’epoca morta per una patologia tumorale legata al virus e una donna 40enne con cui aveva una storia.

Il giudice dell’udienza preliminare, Paola Moscaroli, ha riconosciuto alle parti offese complessivamente 525mila euro di provvisionali di risarcimento. La quantificazione dei danni verrà valutata in sede civile.

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