Un figlio piccolo e il futuro davanti: chi era Luana, morta di lavoro a 22 anni
Dicono che l’orditorio sia una macchina fondamentale per la tessitura, serve per preparare l’orditura. Si tratta di un’attività tipica dell’industria tessile e che consiste nell’avvolgere i fili di ordito su un sostegno che è costituito da un corpo di forma cilindrica (subbio), il quale viene poi portato sul telaio in cui avviene la tessitura vera e propria.
Luana è morta risucchiata da questa macchina, il corpo trascinato. A nulla è servito l’intervento dei colleghi che hanno assistito inermi alla tragedia. La mattina del 3 maggio, Luana D’Orazio, 22 anni, è morta sul lavoro. Era diventata mamma da poco e lavorava in una fabbrica tessile a Montemurlo, nella provincia di Prato. Luana abitava a Pistoia e ieri era lì a lavorare, dopo un weekend spensierato. Ancora non è stata chiarita la dinamica dei fatti che ha portato al tragico epilogo.
Se esiste un modo giusto di raccontare questa storia ancora non l’abbiamo trovato. Perché la fine di Luana fa male, è una sconfitta per tutti. Curiosa della vita, entusiasta, i suoi amici la raccontano come una ragazza che guardava sempre con fiducia al futuro. “L’esperienza della maternità in un’età così insolita per la sua generazione aveva segnato già un punto di svolta per la sua vita. Un bimbo, Donatello, avuto a 17 anni. Una figlia che era già una mamma, una ragazza che era già una donna. Con un lavoro che aveva mostrato di apprezzare per l’indipendenza che le forniva”, scrive il Corriere.
Luana lascia un figlio, un fratello e i suoi genitori. La famiglia con cui viveva a Le Querci, periferia di Pistoia. “Oggi è un giorno di dolore per la nostra città. Pistoia — ha detto il sindaco Alessandro Tomasi —- si stringe attorno alla famiglia di Luana, morta mentre stava facendo il suo lavoro in un’azienda tessile di Montemurlo. Il pensiero va alla madre e al padre di questa ragazza, al figlio piccolo che lascia e al fratello. In attesa degli accertamenti da parte degli inquirenti, in questo momento non ci sono parole sufficienti per commentare quanto accaduto. Resta solo — continua Tomasi — un grande senso d’ingiustizia, di rabbia e un dolore immenso davanti a simili eventi, inaccettabili, che ancora continuano ad accadere. Oggi piangiamo questa giovane vita spezzata, questa mamma che non c’è più, questa figlia che non c’è più”.
Ma Luana è solo l’ennesimo nome di una lista lunga, spaventosa. Dal 1° gennaio al 1° maggio in Italia è morta sul lavoro più di una persona al giorno. Una strage spesso silenziosa che nel 2021, fino a oggi, per l’Anmil, Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, ha visto scomparire 120 persone mentre svolgevano il proprio lavoro o nel tragitto per andarci.
Ma la situazione, precisa l’Espresso, è anche peggiore, visto quanto emerge dalle parole di Franco Bettoni, presidente dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (Inail), a cui sono arrivate nei primi tre mesi del 2021 ben 185 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, che precisa «sono 19 in più rispetto a quelle registrate nel primo trimestre 2020. Ma sono dati ancora provvisori e per quantificare il fenomeno è necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2021». Da inizio pandemia, l’Inail conteggia anche le denunce dei casi di chi è morto dopo aver contratto il virus a lavoro, che da marzo 2020 a marzo 2021 sono state 551, di cui l’82,8% uomini.