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Chi è Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala: “Sono un soldato, come mia figlia”, dice dopo il faccia a faccia con Meloni

Immagine di copertina

Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala: incontro con la premier Meloni

Nella serata di ieri, giovedì 2 gennaio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricevuto a palazzo Chigi Elisabetta Vernoni, madre della giornalista Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin, in Iran, dallo scorso 19 dicembre con l’accusa di aver “violato la legge islamica”.

“Questo incontro mi ha aiutato”, ha dichiarato Vernoni al termine del faccia a faccia: “La fiducia è tanta. Quello che potrò fare per parte mia lo farò, sicuramente loro stanno facendo il loro”. La madre di Sala chiede per la figlia “condizioni più dignitose di vita carceraria” e “decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia”. [Chi è Cecilia Sala].

Ieri sera Meloni ha avuto anche un colloquio telefonico con il padre della giornalista, Renato Sala [Chi è il padre di Cecilia Sala]. La premier ha aggiornato i genitori al termine di un vertice d’urgenza del governo dedicato alla situazione della 29enne italiana.

Il Governo ha chiesto al regime di Teheran la “immediata liberazione” di Cecilia Sala. Il forte sospetto è che dietro il fermo della reporter ci sia la volontà da parte degli ayatollah di intavolare una trattativa con l’Italia per arrivare alla scarcerazione di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere svizzero-iraniano esperto di droni arrestato a Malpensa il 19 dicembre scorso su richiesta degli Stati Uniti con l’accusa di passare informazioni strategiche all’Iran.

Chi è Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala

Originaria di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, Elisabetta Vernoni è una psicologa del lavoro e si occupa di consulenze di management.

La madre di Cecilia Sala si è laureata a pieni voti in filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano nel 1985. Ha lavorato per una quindicina d’anni come manager nel campo delle risorse umane prima in Banca Fideuram, poi nella multinazionale alimentare Kraft e infine alla Fm Logistic.

Oggi è docente e coach per aziende nell’area delle competenze manageriali, della leadership e delle tecniche di vendita. Tra le aziende con cui collabora ci sono il Gruppo Intesa Sanpaolo, il Gruppo Allianz, Aeroporti di Torino e Firenze, Basf industrie chimiche, l’Ordine degli Ingegneri, l’Università San Raffaele, Fiorucci Salumi e Banca Mediolanum.

Sul sito di Radio Radicale è presente un suo intervento al congresso dei Radicali italiani del 2011 in cui, da “simpatizzante” del partito (“molto raramente ho votato per i radicali”), parlò della proposta dell’abolizione dei vitalizi per i parlamentari.

Sulla sua bacheca Facebook è visibile un suo post nel 2020 in cui promuoveva una raccolta fondi in favore di Greenpeace Italia.

Cosa ha detto la madre di Cecilia Sala dopo l’incontro con Meloni

“Va male, è ovvio, però questo incontro mi ha aiutato”, ha affermato ieri la madre di Cecilia Sala dopo l’incontro con Giorgia Meloni: “Avevo bisogno di guardarsi negli occhi anche tra mamme su cose di questo genere. La fiducia è tanta. Sicuramente stanno lavorando e io sono un po’ come Cecilia: sono un po’ un soldato, aspetto e rispetto il lavoro che stanno facendo. Quello che potrò fare per parte mia lo farò, sicuramente loro stanno facendo il loro”.

“La premier ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre”, ha aggiunto Vernoni: “È stata più precisa e più puntuale ed è questo che io volevo, e questo ho avuto”.

Alla domanda se si sentisse soddisfatta dell’incontro, la madre di Cecilia Sala ha risposto: “Ovviamente sì, in questo momento, è ovvio che i miei umori cambiano. Ieri (dopo la telefonata ricevuta dalla figlia, ndr) è stato un momento di cambio d’umore forte, però assolutamente sì”.

“Non sono frequenti le telefonate”, ha sottolineato: “Ieri è stata la seconda, dopo la prima in cui mi ha detto che l’avevano arrestata. Poi c’è stato l’incontro con l’ambasciatrice, ma ieri è stato proprio un regalo: arrivano così, inaspettate, quando vogliono loro io sono lì solo ad aspettare la telefonata”.

“Purtroppo – ha sottolineato – avrei voluto notizie più rassicuranti da parte sua e invece nelle domande che ho fatto se avesse un cuscino pulito su cui appoggiare la testa… mi ha detto ‘Mamma, non ho cuscino’… Se Cecilia potrà ricevere nuove visite dell’ambasciata? È quello che abbiamo chiesto, ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo, quindi si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto”.

A Vernoni è stato chiesto quali siano le cose la preoccupano di più in questo momento. “Sono due”, ha risposto: “La prima adesso sono assolutamente le condizioni di vita carceraria di mia figlia, perché si è parlato di cella singola ma non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione comuni e poi ci sono le celle di punizione, e lei è una di queste evidentemente. Se una dorme per terra nel 2024 mi fa pensare che sia così”.

Cosa chiede la madre di Cecilia Sala? “La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria, e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, su cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché è come il capire: sono realtà molto particolari”.

Cecilia, ha spiegato la madre, “cerca di essere un soldato e cerco di esserlo anche io, però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita. Io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è un’eccellenza italiana, non sono solo il vino e i cotechini”.

Cecilia Sala, la trattativa tra Italia e Iran

Nel carcere iraniano di Evin, Cecilia Sala è costretta a dormire per terra e con la luce costantemente accesa. Lo ha raccontato lei stessa durante le telefonate che le è stato concesso di fare ai genitori e al compagno il primo gennaio. Le autorità iraniane le hanno confiscato gli occhiali da vista, e il pacco che le era stato inviato dal Governo italiano – contenente articoli per l’igiene, quattro libri, sigarette, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi – non le è mai stato consegnato.

Il primo gennaio l’ambasciatrice dell’Italia a Teheran, Paola Amadei, ha consegnato al Governo dell’Iran una nota verbale della Farnesina in cui si chiede la “liberazione immediata” di Sala e che, nel frattempo, alla detenuta vengano assicurate le migliori condizioni.

La stessa richiesta è stata ribadita ieri dal segretario generale del ministero degli Esteri Riccardo Guariglia, che – su mandato del vicepremier e ministro Antonio Tajani – ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore iraniano in Italia Mohammad Reza Sabouri.

Dopo il vertice con Guariglia, l’Ambasciata iraniana ha pubblicato un post su X in cui ha definito l’incontro “amichevole”. Teheran assicura che a Cecilia Sala “sono state fornite tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari”.

Nello stesso post l’Ambasciata ha anche definito “false” le accuse all’ingegnere svizzero-iraniano Abedini, attualmente recluso nel carcere milanese di Opera. “Ci si aspetta dal governo italiano, che reciprocamente oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno”, scrivono i rappresentati diplomatici dell’Iran.

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