Lo chef Filippo La Mantia: “Servo io i clienti perché non trovo camerieri. I ragazzi mi chiedono il part time, hanno cambiato mentalità”
Filippo La Mantia ha riaperto da poco il suo ristorante al Mercato Centrale di Milano. Qualche giorno fa, lo chef palermitano ha raccontato in un’intervista a “MOWmag” di essersi affidato ad un’agenzia per reclutare lavoratori per l’apertura. “La ristorazione sta vivendo una crisi senza precedenti. Io sono disperato perché non trovo camerieri – svela in un’intervista al “Corriere della Sera” – Le prime domande che mi sento fare ai colloqui sono: ‘Posso avere il part time?’ e ‘Posso non lavorare la sera?’. Ma io non penso che chi mi chiede questo sia sfaticato, è che i ragazzi hanno proprio cambiato mentalità: fino a prima del Covid per loro era importante trovare un impiego, adesso è più importante avere tempo. Non sono disposti a lavorare fino a tarda notte o nei giorni di festa. Sinceramente non vedo una soluzione”.
Il primo a far emergere la situazione era stato Antonino Cannavacciuolo, a cui qualche giorno fa si è aggiunto Alessandro Borghese (le polemiche per la sua frase, “sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati”, ancora non si sono spente) e ancora gli stellati Viviana Varese ed Enrico Bartolini.
Ottanta colloqui fatti di recente non hanno portato a nulla, tanto che il cuoco siciliano è costretto a servire in prima persona o ad appoggiarsi alle agenzie di catering che forniscono il personale ad ore. “Ma non posso andare avanti così ancora per tanto perché i costi stanno lievitando“, ammette nell’intervista. Poi passa ad analizzare le cause di questa mancanza cronica di personale, precisando che secondo lui non è vero che i giovani non vogliono lavorare e che il problema non è nemmeno legato ai soldi (“Offriamo come livello base 22 mila euro lordi l’anno, 1300-1400 euro netti al mese, per turni di 8 ore, soprattutto nella fascia 16-24, con straordinari pagati”, precisa).
Secondo La Mantia, i ragazzi hanno cambiato mentalità: “Fino a prima del Covid per loro era importante trovare un impiego, adesso è più importante avere tempo. Non sono disposti a lavorare fino a tarda notte o nei giorni di festa”. Per lo chef è in atto “un cambio epocale”, “una presa di coscienza quella di mettere al centro della propria vita il tempo, è la tendenza di questo momento storico”. Per questo sempre più persone chiedono di lavorare part time, di non lavorare la domenica o nei giorni di festa: “Ci sono due categorie di persone: quelle che vivono la ristorazione come una vocazione, che ne sono profondamente coinvolte, e quelle che la vivono come un lavoro. Queste ultime hanno lasciato. E i ventenni post Covid non cercano più questo, di lavoro“