Caso Morisi, parla il 20enne escort del festino: “Mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro l’ho avuta da lui”
“Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro me l’ha data lui”. A dirlo in un’intervista a Repubblica e al Corriere della Sera è il ventenne romeno coinvolto nel caso che vede indagato l’ex social manager della Lega Luca Morisi. Il ragazzo, che sarebbe già tornato in patria, nel suo racconto fornisce anche elementi in contrasto anche con la versione fornita dagli inquirenti e dagli investigatori. Lui e l’amico, racconta, sarebbero stati contattati da Morisi via web e il compenso pattuito per la serata era di 4mila euro, che non sarebbero poi stati pagati. “Sono un modello ma per necessità faccio anche l’escort” dice aggiungendo che di quella serata di agosto ha “prove, foto e messaggi che dimostrano che tutto ciò che dico è la verità”.
Il ventenne, stando al suo racconto, arriva con l’amico a Belfiore per passare la notte con Morisi. “Ad un certo punto – dice – mi sono sentito molto male a causa delle sostanze assunte, sono scappato dall’abitazione e ho chiamato i carabinieri”. L’inventore della macchina social leghista continua però a ribadire la sua versione – “quella boccetta non è roba mia” – e, secondo quanto si apprende, non dovrebbe presentarsi in procura. Anche il ventenne romeno risulta indagato dalla procura di Verona, con l’accusa di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.
Intanto l’avvocato di Morisi, Fabio Pinelli, conferma di aver già manifestato all’Autorità Giudiziaria la piena disponibilità del suo assistito a chiarire tutti gli aspetti della vicenda, ribadendo “la piena convinzione della irrilevanza penale della condotta di Morisi, il quale non ha mai posseduto il flacone contenente il liquido oggetto di accertamenti”. In quanto agli sviluppi dell’inchiesta poi, la difesa sembra non avere dubbi: “Si parla di un fatto che attiene alla vita privata dell’interessato e come tale deve essere trattato”.
Salvini ha replicato anche a chi gli chiedeva se si fosse pentito della citofonata fatta ad un presunto spacciatore al quartiere Pilastro di Bologna nel 2020, quando chiese “Scusi lei spaccia?”. “No, perché hanno arrestato degli spacciatori. Lì c’erano degli spacciatori che sono stati arrestati. Non andiamo a caso. Diciamo che sono stato ministro dell’Interno e qualche contatto con le forze dell’ordine ce l’ho”, ha replicato.
All’interno della Lega non tutti hanno espresso solidarietà al 47enne, considerato l’artefice della macchina propagandistica del partito sui social, conosciuta come “Bestia”. In un’intervista a Il Foglio, il senatore Simone Pillon, noto per le sue posizioni tradizionaliste e la sua opposizione al disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, ha parlato dello scandalo come una “bella notizia per la Lega”.