“Se fai vedere il seno, bevi gratis”: il cartello sessista in un locale di Treviso scatena la polemica
Un cartello sessista in un bar di Treviso.
In un bar di treviso c’è un cartello che sta facendo discutere non poco. “Se fai vedere il seno, bevi gratis”: questo è il riassunto di un tariffario particolare che è affisso sullo spillatore della birra da qualche anno, ma che da una manciata di ore infiamma il web.
“Noi non siamo un locale normale e come tale proponiamo dei giochi per le nostre bellissime e simpaticissime clienti”, si legge nell’incipit del cartello. “Vuoi il numero del barista? Ordina 5 shot”. Se, invece, baci il barista i 5 shot li riceverai in omaggio.
L’imbarazzo non finisce qui. Basta continuare a leggere il cartello sessista affisso nel bar di Treviso per avere la pelle d’oca. Se fai vedere il seno, vinci: uno shot se hai la prima; due shot se hai la seconda; tre shot se hai la terza, quattro shot se hai la quarta. Ma, udite udite, se hai la quinta vinci cinque shot e l’applauso dei presenti.
“Se hai la retro offri tu a noi”, si legge ancora nel tariffario, con una dose abbondante di bodyshaming.
Poi, se sei così brava da portarti a casa il barista, avrai shot gratis per una settimana. Il messaggio conclusivo, poi, è degno di tutto il resto: “Se te la tiri, ricorda che le altre ce l’hanno come te e vai a fanculo!”.
Il tariffario “originale” scritto sul cartello sessista del bar di Treviso è stato postato sui social da Andrea Sales, psicoterapeuta entrato nel bar in questione per mangiare un boccone, che ha raccontato la sua esperienza su Instagram. Lo psicoterapeuta entra nel bar in questione e ordina due tramezzini e uno spritz.
Va in bagno e quando torna trova tramezzini e spritz pronti. Prima di addentare il suo pranzo, si imbatte nel cartello. “Resto in silenzio, attonito. Basito. Guardo in faccia il titolare. Giovane. Atletico. Cupo”, scrive nel lungo post Sales.
“Penso a quanto stiamo cadendo in basso, penso a che degrado generiamo ogni giorno”, continua. Poi lo psicoterapeuta decide di fotografare quel “documento
“La squalifica per la donna è disarmante, nelle parole di questo deficiente. La squalifica misurata addirittura per taglia di reggiseno o per #disponibilità#sessuale. E questo deficiente pensa pure di essere simpatico”, si legge ancora nel duro post di Sales.
A quel punto lo psicoterapeuta decide di lasciare tramezzini e spritz e di andare via. “Poso il bicchiere, i tramezzini sono lì. Intonsi. Come intonse sono le funzioni cerebrali superiori di questo deficiente. Dal latino”, specifica.
“Si lamenterà di sicuro degli stranieri che ci rubano il lavoro o che stuprano le nostre donne…”, spiega Sales riferendosi al proprietario del locale. “Non si accorge minimamente che in queste sue parole c’è una forma di violenza così sottile da diventare uno stupro lento e continuato. A cui ci si abitua. Silenziosamente”.
“La domanda con cui esco dal locale è potente: ‘Perché nessuno degli avventori di questo locale ha mai detto nulla? Perché devo essere io il primo a denunciare questo degrado intellettuale? Il ‘cartello’ è evidentemente appeso da tempo, perché nessuno ha mai sollevato la questione? La dignità della donna non vale più nulla?”.
Che il proprietario volesse solo scherzare o meno con quel cartello importa poco. Il messaggio che passa è – ancora – quello della donna “squalificata”, come dice Sales.