Può riaprirsi davanti al Consiglio di Stato il caso della morte del carabiniere Sergio Ragno

Al militare, deceduto in un incidente stradale nel giugno 2004, non è mai stato riconosciuto lo status di "vittima del dovere". Per l'Arma, non era in servizio. Ma secondo i suoi familiari morì mentre era impegnato in un'operazione in borghese
Potrebbe riaprirsi davanti al Consiglio di Stato il caso del carabiniere Sergio Ragno, morto il 17 giugno 2004, a 24 anni, in un incidente stradale nella zona del parco delle Cascine, a Firenze. L’avvocato Giulio Murano, che assiste la famiglia del militare, sta preparando un’istanza di revocazione per impugnare la sentenza definitiva del massimo tribunale amministrativo che, nel 2009, stabilì che a Ragno non può essere riconosciuto lo status di “vittima del dovere”, che prevede un risarcimento per i parenti del defunto.
Secondo i familiari del carabiniere, Ragno quel giorno era nei pressi del parco per prendere parte a un’operazione anti-droga in borghese. Per l’Arma, invece, non era in servizio: si trovava lì per conto proprio.
Nel 2004, le indagini della Procura di Firenze furono archiviate dopo sei mesi. In questi anni i magistrati fiorentini hanno anche più volte respinto le richieste di riapertura del caso presentate dall’avvocato Murano.
Ragno, originario di Brindisi, prestava servizio presso la stazione di Borgo Ognissanti di Firenze. Il pomeriggio del 17 giugno 2024 viaggiava in sella al proprio scooter in viale degli Olmi, quando fu travolto da un’auto guidata da una donna che stava facendo inversione di marcia. Quando gli operatori sanitari arrivarono sul posto, non c’era più niente da fare.
La madre del militare, Vittoria Olimpio, sostiene che circa venti minuti prima dell’incidente sentì il figlio al telefono, ma lui avrebbe chiuso bruscamente la conversazione dicendo di essere impegnato “in un’operazione importante”. In base a quanto ricostruito dai familiari della vittima, quel giorno Ragno era reduce da un turno di notte ma era stato richiamato in servizio prima del previsto dal suo capitano per effettuare un blitz pomeridiano in abiti civili nel parco delle Cascine, nel quale avrebbe dovuto essere arrestato uno spacciatore di droga. La tesi secondo cui il militare morì mentre era in servizio sarebbe avvalorata dalla presenza di cinque colleghi nelle vicinanze del luogo dell’incidente.
Secondo l’Arma dei Carabinieri, le cose andarono diversamente: Ragno non era in servizio e “la presenza nella zona adiacente al punto di contatto degli altri cinque carabinieri è stata esclusivamente occasionale”
Nell’ottobre 2022, TPI ha pubblicato in esclusiva due documenti audio. Il primo registra uno scambio di battute fra la Centrale operativa dei Carabinieri e un agente che si trovava sul luogo dell’incidente, poco dopo il decesso di Ragno: “Mi vergogno a dirtelo”, si difende l’operatore dalla caserma, “ma il tuo Tenente mi ha detto se vai a controllare nella tasca di Ragno se c’è il tesserino”. Il secondo è una chiacchierata tra due militari dell’Arma anch’essi di stanza a Firenze. Commentando l’incidente, i due elencano i colleghi presenti sul luogo al momento dell’incidente, interrogandosi sul perché si trovassero lì. I militari tagliano le frasi a metà, forse frenati dal fatto che è una linea telefonica soggetta a registrazione.
Ora l’avvocato Ragno ritiene che siano subentrati nuovi elementi volti a far riaprire il caso. Nei prossimi mesi il Consiglio di Stato si pronuncerà sull’istanza di revocazione.