Cannabis: sentenza storica ad Arezzo, tribunale assolve malato. “Coltivava marijuana per uso medico”
Il pronunciamento del tribunale di Arezzo sulla vicenda di Walter De Benedetto rappresenta un passo in avanti per il principio del diritto di cura con la cannabis a solo scopo terapeutico. Il disabile aretino di 48 anni, ex dipendente comunale, malato di artrite reumatoide, malattia rara neurodegenerativa e altamente invalidante, due anni fa era stato accusato di aver coltivato cannabis nel giardino della propria abitazione. Il giudice Fabio Lombardo lo ha assolto perché il fatto non sussiste dichiarandolo non colpevole di spaccio e sposando la richiesta del pm Laura Taddei che aveva chiesto appunto l’assoluzione. Quella del Tribunale di Arezzo è la prima sentenza inquadrata nella nuova normativa che disciplina la produzione di cannabis in Italia a scopo terapeutico.
Walter De Benedetto, che non era presente in aula lunedì a causa delle sue precarie condizioni di salute, ha sempre dichiarato di aver coltivato la sostanza perché la quantità riconosciutagli dal servizio sanitario a scopi curativi (nonché i tempi di approvvigionamento non sempre rapidi) non era sufficiente a lenire i suoi dolori provocati dalla malattia di cui è affetto.
“Sono soddisfatto, non solo per me ma anche per tutti coloro che vivono nelle mie stesse difficoltà proprio perché è stato affermato il principio del diritto di cura con la cannabis a solo scopo terapeutico – ha dichiarato De Benedetto dopo la pronuncia del giudice – Ringrazio chi mi ha sostenuto e la mobilitazione che si è creata intorno a me. Da questa sentenza possiamo partire per portare avanti la nostra lotta”.
“Siamo molto soddisfatti dell’assoluzione perché il fatto non sussiste. È la soluzione auspicata perché da tempo avevamo chiesto l’archiviazione. De Benedetto non ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti”, hanno detto dopo la sentenza i legali Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti. “Solo per questo la adoperava – spiegano gli avvocati – per il dolore che l’artrite reumatoide di cui soffre gli provocava”.
Lo scorso ottobre Walter De Benedetto si era rivolto anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Sono malato e senza terapia, per giunta ora indagato per essere stato costretto a violare la legge per non soffrire. Mi chiedo: dove sta il Parlamento?”, era stato il suo appello rivolto al Quirinale. “Mi rivolgo a lei perché un anno fa ho provato a rivolgermi alle istituzioni, venendo fino a Roma in un viaggio per me faticoso, ma pieno di speranza”, spiegò De Benedetto nel suo video-appello.
Sulla sentenza si è espressa la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone. In un lungo post, la ministra grillina con delega alle politiche antidroga “è un giorno storico. Questa sentenza è naturale, ovvia, scontata così come sono irrazionali le argomentazioni di chi dice che i malati hanno accesso alla cannabis terapeutica in Italia e che va tutto bene”. “Oggi – ha aggiunto – mi sento di festeggiare questa sentenza e lo faccio con un test antidroga del capello”. Dopo aver ricordato che “in Italia ad oggi i malati sono costretti a battaglie legali perché abbiamo troppi legislatori che rifiutano pregiudizialmente un confronto nel merito”, la ministra Dadone invita “per l’ennesima volta a un atto di coerenza pubblica i detrattori della legalizzazione della marijuana che ritengono ‘cattivi maestri’ quelli a favore”. E conclude: “Non siamo noi quelli sbagliati, non siamo noi i criminali e spesso è proprio chi vive di questa linearità di pensiero a nascondere una frustrazione, un segreto. Non abbiate paura e se siete contro la legalizzazione e contro i diritti per chi soffre argomentate le vostre idee senza slogan, senza violenza e senza pregiudizi”.
Per Riccardo Magi, deputato di +Europa che ha seguito la vicenda di De Benedetto, “l‘assoluzione di De Benedetto è un grido rivolto al Parlamento. La sentenza di oggi – continua Magi – dà speranza a chi si batte per il diritto di troppi malati di ricevere le cure a base di cannabis che oggi è negato dallo Stato italiano. Ma dà anche speranza a chi, come noi, insieme a Walter crede non sia rinviabile una riforma del testo unico sugli stupefacenti a partire dalla completa depenalizzazione della coltivazione domestica per uso personale verso una vera legalizzazione della cannabis. Rispondano le forze politiche e i gruppi parlamentari a questo grido”.
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