Cannabis light, Cappato a TPI: “Il proibizionismo ha fallito, contro la droga l’unica via è la legalizzazione”
Matteo Salvini ha una nuova priorità: la lotta alla cannabis legale. Il ministro dell’Interno, infatti, ha annunciato che “farà la guerra” ai negozi che vendono la cosiddetta cannabis light [cos’è la cannabis light] e che farà di tutto affinché ogni punto vendita esistente in Italia venga chiuso, emanando un’apposita direttiva volta a facilitare la chiusura di questi esercizi commerciali che, però, sono del tutto legali e una legge varata nel 2016 e attualmente in vigore ne regola l’apertura e l’attività.
Può Matteo Salvini far chiudere questi negozi senza che i proprietari abbiano commesso alcun reato? Soprattutto, è vero – come sostiene in ministro dell’Interno – che questi negozi vendono droghe? [Qui abbiamo spiegato la differenza tra cannabis light e marijuana]
Per approfondire meglio l’argomento, TPI ha intervistato Marco Cappato, leader dell’Associazione Luca Coscioni e da sempre in prima linea per la lotta al proibizionismo.
È un significativo segnale di impotenza, nel senso che la quasi totalità della cannabis consumata è di provenienza illegale e quindi prendersela con quella minima frazione di cannabis venduta legalmente – che peraltro ha quantità di Thc sotto le soglie di legge – è un segnale manifesto di impotenza rispetto alla lotta alle droghe.
Pensare di prendersela con i negozietti di cannabis mi sembra veramente un modo per fare il “forte con i deboli” e il “debole con i forti”, dove i forti sono le mafie e il narcotraffico. Salvini sbandiera posizioni contro “lo Stato spacciatore”, del “rafforziamo le pene e gli arresti”, ma dovrebbe però anche spiegare come intende far funzionare queste politiche proibizioniste che si sono rivelate fallimentari per 60 anni.
E questo è un problema mondiale, visto che in tutto il mondo – e ci sono Paesi che hanno politiche che prevedono pene molto più altre rispetto al nostro – una soluzione non è stata trovata da nessuno, Salvini dovrebbe spiegare come intende procedere affinché questa sua lotta alla droga possa avere successo diversamente che in tutto il mondo. Quelle proibizioniste sono invece politiche che rafforzano le mafie e il narcotraffico.
Certo, questo è ormai un fatto evidente. Non si può fare propaganda sul tema senza poi portare proporre delle soluzioni che possano portare dei risultati. Salvini ormai è ministro da mesi e non da pochi giorni e allora dovrebbe dirci come intende lottare contro il narcotraffico senza prendersela con i negozietti che vendono cannabis legale. “Chiudiamo i negozietti di cannabis leggera”, ma che strategia è?
No, non lo può fare, ma può dire di volerlo fare e probabilmente punta a far parlare della sua iniziativa contro la cannabis legale perché la lotta alla droga illegale non sa come farla.
Fa semplicemente una battaglia di propaganda senza avere alcun tipo di considerazione rispetto alle sostanze. Devo dire che Salvini quanto meno ha sempre fatto del proibizionismo una bandiera delle sue politiche e della sua linea, ma sono gli altri che mi stupiscono.
C’è una legge di iniziativa popolare, c’è in parlamento una maggioranza trasversale tra Pd e M5S per legalizzarla, eppure siamo ancora qui. Allora forse il problema politicamente più grave non è – a mio avviso – chi è esplicitamente su queste posizioni proibizioniste fallimentari, ma è chi si considera progressista e si aggrappa ai negozietti di cannabis legale.
Bisognerebbe legalizzare come strategia alternativa al proibizionismo che invece aiuta la mafia, solo che la strategia del proibizionismo è rappresentata con forza da Salvini, mentre l’altra via, invece, in parlamento, non è rappresentata da alcuna forza politica consistente. Non vorrei che dal campo proibizionista si accettasse come livello di scontro quello sui negozietti di cannabis, che è un non problema e che non ha alcuna rilevanza rispetto alla questione droga nel nostro Paese. Bisognerebbe evitare di cascare nella propaganda con una propaganda altrettanto vuota su un problema inesistente.
Diciamo che non ci sono novità perché il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle non credono in questa battaglia e quindi il testo è ancora fermo alle audizioni, si fanno decine e decine di audizioni e nessuno ha chiesto un’accelerazione. Noi a Di Maio e Zingaretti abbiamo chiesto un incontro tre settimane fa e non lo abbiamo ottenuto. È probabile che la scadenza della Corte Costituzionale sarà mancata e quindi alla fine sarà la Consulta a decidere a settembre”.