Brescia, dipendente comunale sollevata dall’incarico perché lesbica: il Comune dovrà risarcirla
Federica Lombardo, ex dipendente del Comune di Calcinato, in provincia di Brescia, ha vinto la causa contro chi l’ha discriminata per il suo orientamento sessuale. Sindaca, vicesindaco e assessore alla Sicurezza del piccolo comune bresciano sono stati condannati per “discriminazione sessuale”.
Secondo la sezione Lavoro della Corte d’Appello di Brescia, infatti, la mancata attribuzione della posizione organizzativa alla dipendente Lombardo è stata illegittima e dovuta a un atteggiamento discriminatorio perché lesbica.
Le discriminazioni e la denuncia
Lombardo ha ricoperto per nove anni il ruolo di “responsabile degli uffici e dei servizi area sviluppo, governo e servizi al territorio”. Ma nella primavera del 2020, quando ha deciso di fare coming out, i rapporti hanno iniziato a incrinarsi. Lombardo si era legata sentimentalmente a Luisa Zampiceni, ovvero l’ex comandante capo del Comando intercomunale di polizia locale dei Comuni di Calcinato, Lonato e Bedizzole. Dopo il coming out, si è celebrata l’unione civile tra le due nel Comune di San Felice del Benaco nel giugno dello stesso anno.
Nella denuncia presentata contro la sindaca Nicoletta Maestri, il vicesindaco Mirco Cinquetti e l’assessore alla sicurezza Stefano Vergano, Lombardo parla di un atteggiamento lesivo nei suoi confronti iniziato proprio in quei mesi. Fino al sollevamento dall’incarico nel 2021.
Come scrivono i giudici d’Appello nella sentenza, “il Comune ha ritenuto di ricorrere alla rotazione degli incarichi per la prima e unica volta soltanto nel 2021 ed esclusivamente nei confronti di Lombardo”. I componenti della giunta comunale di quei giorni, “composta dal vicesindaco Vergano e anche dall’assessore Cinquetti”, inoltre attraverso i propri profili social “avevano mostrato il loro dissenso nei confronti delle unioni civili”.
La super testimone
Ruolo chiave nel corso del processo è stato quello ricoperto dall’ex sindaca di Calcinato, Marika Legati, super testimone che ha ricordato come già durante una riunione del 2018, quando “era stata comunicata la notizia che Zampiceni sarebbe stata nominata capo della polizia locale, era stata sollevata la questione dell’orientamento sessuale in un clima da bar”.
Legati ha raccontato anche di “commenti provenienti da uomini presenti che avevano detto che assumere un comandante con quella tendenza sessuale avrebbe comportato il rischio di vedere scene di effusioni tra donne”.
Mentre in primo grado il ricorso avanzato da Lombardo era stato rigettato per insufficienza di prove, ora la Corte d’Appello hanno accertato il carattere discriminatorio della condotta. Per questo motivo, il Comune dovrà pagare 22 mila euro di risarcimento danni, 12 mila euro a titoli di incentivi non versati nel 2020 e altri 7 mila per coprire il costo delle spese legali.