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Tutto un altro welfare: benvenuti a Bolzano nella culla d’Italia

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Credit: AP

È la località italiana dove si fanno più figli e lavorano più donne. Con una popolazione in aumento e un tasso di natalità sopra la media nazionale, ecco perché la Provincia autonoma non soffre cali demografici

«La famiglia costituisce il fondamento della nostra società ed è l’ambiente educativo, formativo e relazionale più significativo per i figli. Attraverso la sua funzione di sostegno per le nuove generazioni assume un fondamentale ruolo sociale». Così inizia il primo articolo della Legge provinciale 17 maggio 2013, n. 8 – Sviluppo e sostegno della famiglia in Alto Adige. Una norma che ha lo scopo di sostenere le famiglie della provincia di Bolzano per permettere loro di conciliare lavoro, famiglia e vita personale. E forse è anche per questo approccio che l’Alto Adige è considerato la “culla” d’Italia. La Provincia di Bolzano è l’unica ad avere la popolazione in aumento e un tasso di natalità ben più alto rispetto alla media nazionale. Nel report con il quale l’Istat lancia l’allarme sulla natalità in Italia, che ha raggiunto l’anno scorso il livello più basso mai registrato, segnala anche che la regione con la fecondità più alta è il Trentino-Alto Adige con un valore pari a 1,51 figli per donna. Un territorio in controtendenza con il resto del Paese che ha questi dati probabilmente grazie alle numerose forme di assistenza che vengono offerte alle famiglie, soprattutto per i bambini tra i tre mesi e i tre anni.

Qual è la ricetta di questo successo del “modello Bolzano”? «Le famiglie sono la base della nostra società, ogni investimento indirizzato a loro è un investimento nel nostro futuro. La nostra politica rivolta alle famiglie si basa su tre pilastri: rafforzare le famiglie – aiutare nella conciliazione di vita familiare e lavorativa – dare dei sostegni finanziari. Ciascuno di essi è importante», spiega a TPI l’assessora alle politiche familiari della Provincia, Waltraud Deeg. 

Gli aiuti economici per le famiglie sono molti: nel 2022 la Provincia ha messo a disposizione 113,5 milioni di Euro per i sostegni diretti con l’ assegno provinciale per i figli dando un contributo da 55 – 70 Euro a figlio mensile per le famiglie con un valore ISEE inferiore a 40mila euro, fino all’età di 18 anni dei figli e per figli disabili senza limite di età; e con l’assegno provinciale al nucleo famigliare con un contributo mensile di 200 euro a figlio per ogni famiglia altoatesina fino al terzo anno di vita del bambino o fino all’ingresso nella scuola d’infanzia, al massimo fino al 43esimo mese di vita del figlio. Altro fiore all’occhiello è l’Audit Famiglia e lavoro che certifica che i datori di lavoro, siano essi aziende, associazioni, organizzazioni o enti pubblici, attuano una politica del personale attenta alla famiglia ed alle varie fasi della vita. «È uno strumento strategico di management per una politica del personale orientata alla famiglia che attesta l’attenzione di un datore di lavoro verso la famiglia con un marchio di qualità riconosciuto a livello europeo. Ma direi che non sono soltanto le nostre politiche rivolte alle famiglie che ci fanno così attraente, ma anche i posti di lavoro sicuri, il paesaggio e la nostra cultura bi- o meglio trilingue, l’Alto Adige è una provincia dove si vive bene, dove anche le famiglie trovano forse qualche aiuto in più», sostiene l’assessora.

Tagesmütter, Elki e altre
Nel territorio ci sono un’ottantina di associazioni che si occupano di welfare familiare, una di queste, la Kfs (Katholischer Familienverband Südtirol) da sola conta 16mila associati. Oltre ai classici asili nido ci sono altre strutture e soluzioni per l‘infanzia che prevedono un accompagnamento flessibile dei bambini i quali possono venire accuditi anche solo alcune ore al giorno o in determinati giorni. Come le Tagesmütter o i Tagesvater, assistenti domiciliari all‘infanzia che accudiscono un massimo di cinque bambini in età tra i tre mesi e i quattro anni nella propria casa. «Come in un nido i bambini giocano, fanno merenda e pranzano, ma il gruppo è più piccolo e alcuni genitori preferiscono questa intimità perché più famigliare. La tariffa per i genitori va da un minimo di 90 centesimi a 3,65 l’ora in base al reddito ma le famiglie hanno anche un bonus nido», racconta a TPI Evelin, che fa questo lavoro da due anni e mezzo per la Cooperativa Tagesmütter, uno dei principali punti di riferimento in questo settore.

Un’alternativa è la possibilità di condividere in gruppo numerose attività nei gruppi di gioco e nei Centri Genitori-Bambini ELKI sostenuti dall’Agenzia per la famiglia, molto diffusi in Alto Adige. «L’Elki di Bolzano è nato trentacinque anni fa su iniziativa di alcune mamme volontarie che hanno preso uno spazio pubblico interno e lo hanno allestito a misura di bambino. Oggi la città ha tre punti aperti tutti i giorni della settimana dal lunedì al venerdì tutte le mattine e i pomeriggi, e uno anche il sabato mattina, e sono destinate ai bambini da 0 a 5 anni. Con una tessera di venti euro l’anno, che vale per tutta la famiglia, si può accedere in questi centri insieme ai bambini o lasciarli alle collaboratrici che seguono regolarmente dei corsi di formazione tramite la Rete degli Elki», spiega a TPI Giorgia Oss presidente dell’Elki di Bolzano. «Diversamente dagli asili nidi qui normalmente vanno anche le mamme, o i papà, con lo scopo di fare rete con altri genitori. I bambini non vengono lasciati tutti i giorni, ma un paio di volte la settimana o quando necessario all’ultimo minuto in caso il genitore fosse impegnato con il lavoro. Quindi un punto di riferimento e di incontro strutturato per le famiglie».

Spostamenti facili
Ci sono le ciclabili, i bambini possono andare a piedi. C’è il Pedibus, che sta per autobus a piedi, un servizio per cui “i nonni vigili” portano i bambini a scuola a piedi: partono dalla via più lontana, attraversano la città, e prendono i bambini per accompagnarli a scuola a piedi insieme agli altri compagni. I genitori così la mattina devono solo vestire i propri figli e i bambini imparano presto a muoversi indipendentemente. 

Shida ha 37 anni e racconta perchè riesce a conciliare bene il suo lavoro con la famiglia. «La facilità negli spostamenti ma anche l’aiuto degli Elki o di molte associazioni, come la All Together, che si occupano del tempo libero dei bambini sono di supporto perché qui l’inverno fa freddo, le case sono piccole e avere questi luoghi dove poter portare i bambini è un plus. Sono come dei salotti di quartiere con educatrici o persone con una certa formazione che possono aiutare le famiglie, soprattutto quelle che si trovano spiazzate dopo la nascita di un figlio», ci racconta Shida, sottolineando come anche i sussidi diano una mano ma quello che fa veramente la differenza è la maggiore scelta per l’offerta di intrattenimento e aiuto per i bambini. «Le corse le facciamo anche qui ma sicuramente c’è una grande attenzione al tema famiglia; una settimana fa mi è arrivato il questionario dall’Astat l’Istituto statistico altoatesino per dare un nostro feedback sui servizi offerti, quindi c’è un confronto anche con l’amministrazione».

Qualcosa però può essere ancora migliorato. C’è ancora la cultura che le mamme debbano lavorare solo part-time perché di fatto gli asili finiscono alle 15:45. Le Tagesmütter sono più difficili da trovare nel pomeriggio perché a loro volta hanno i loro bambini che tornano da scuola a cui pensare. Alcune donne e mamme vorrebbero lavorare l’intero giorno ma solo con l’aiuto dell’offerta pubblica non riescono a farlo perché avrebbero bisogno di orari più lunghi. Un tema molto sentito che agevolerebbe molte donne a tornare a lavorare a tempo pieno. 

«Proprio in queste settimane stiamo per chiedere a più di 50mila famiglie di rispondere a diverse domande sul loro fabbisogno di un’assistenza allungata. Utilizzeremo poi i risultati come base per le prossime decisioni in materia di politica famigliare», afferma l’assessora Deeg, aggiungendo che il risultato del sondaggio sarà sicuramente una linea guida per future misure.

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