Bologna, licenziato per una bestemmia: i colleghi scioperano per sedici ore
Licenziato per una bestemmia, “esclamata tra sé e sé”. Fa molto discutere il caso di un dipendente di un call center allontanato dal lavoro a Bologna. Si tratta di un estremo provvedimento disciplinare effettuato da Covisian, una delle aziende gestore in appalto del call center di Hera, che già nelle settimane scorse si è resa protagonista di un caso analogo. A denunciare la vicenda le sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilco-Uil, che hanno così deciso di proclamare 16 ore di sciopero.
“Se non fosse reale, ci sembrerebbe di vivere in un film, in un brutto film già visto soltanto poche settimane fa (quando una dipendente fu licenziata dal call center per aver risposto male ad un cliente, ndr)”, hanno scritto le sigle sindacali in un comunicato congiunto. “Un altro collega è stato licenziato per aver esclamato, tra sé e sé, una bestemmia sul posto di lavoro in seguito all’ennesimo malfunzionamento dei sistemi aziendali che impedivano di lavorare”. Pur riconoscendo la gravità delle parole pronunciate dall’operatore, per i sindacati “è inconcepibile togliere un posto di lavoro per un fatto del genere”.
“La denuncia delle tre sigle sindacali nei confronti dell’azienda è dunque anche quella di agire “in barba al codice disciplinare previsto dal vigente contratto nazionale”. “Il lavoratore ha indubbiamente sbagliato, ma la sanzione deve essere commisurata a buonsenso e proporzionalità”: ragioni che nel complesso hanno appunto portato alla proclamazione dello sciopero.
Nelle dichiarazioni rilasciate da Covisian si fa riferimento a vecchie norme (una addirittura del 1930), ulteriore fattore che ha portato alla ribellione dei sindacati, già sugli scudi per un precedente episodio, avvenuto poche settimane prima. È “il secondo licenziamento in appena due mesi e nel frattempo abbiamo appena evitato che fosse licenziata una terza lavoratrice, a cui hanno dato un provvedimento che rappresenta la massima sanzione prima del licenziamento, dopo tra l’altro averla sospesa dal lavoro illegittimamente per 15 giorni – hanno scritto i sindacati –. E anche questo lavoratore casualmente non gode delle tutele dell’articolo 18 della legge 300/70, cancellate dal Jobs act”.