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A processo con l’accusa di bigamia 40enne si difende: “Non ero a conoscenza del primo matrimonio”

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Essere già sposati, senza saperlo. Questo è quello che ha sostenuto A.S., romano di 40 anni, quando il sacerdote non è riuscito a far trascrivere l’unione in Comune perché il novello sposo risultava già coniugato con un’altra donna, una giovane dell’Est Europa. “Non sapevo di essere sposato, io quella ragazza neanche la conosco”, si è giustificato l’uomo. Adesso pendono su di lui ben due accuse: falso e bigamia.

Un crimine che, per l’articolo 556 del codice penale, può voler significare una reclusione da uno a cinque anni di carcere. E la pena non vale solo per chi si sposa due o plurime volte, ma anche per chi permette e celebra questi matrimoni.

Il protagonista di questa storia si è dichiarato totalmente estraneo ai fatti che lo vedono sposato con due donne. In particolare, l’imputato afferma che del primo matrimonio, avvenuto con una donna originaria dell’Est Europa, non ne sa niente perché è stato celebrato a sua insaputa.

Ma il giudice non ha creduto alla sua versione e ieri, su richiesta del pubblico ministero Andrea Cusani, il quarantenne è stato rinviato a giudizio con il rischio di essere condannato a cinque anni di reclusione. Da quanto si apprende, pare che anche le due mogli siano estrane all’accaduto. Intanto il processo servirà per fare luce su diversi elementi, come il ruolo dei testimoni e del funzionario che firmò l’atto del primo matrimonio. Non si esclude alcuna ipotesi, anche quelle che vedono l’uomo vittima di un inganno o di un errore di trascrizione commesso a sua insaputa.

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