Battiston: “In Italia più morti perché ci basiamo sull’Rt, bisogna guardare il numero di infetti”
"Penso che si dovrebbe rivedere il limite che viene adottato per stabilire la chiusura della zona rossa. Oggi è di 250 nuovi infetti per settimana ogni 100 mila abitanti, ma dovrebbe essere inferiore", dice l'ex presidente dell'Asi
In Italia ci sono più morti di Covid-19 in confronto agli altri Paesi Ue perché “a differenza degli altri Paesi noi calcoliamo le chiusure e le riapertura delle varie regioni su parametri non esaustivi“. A sostenerlo è Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento e presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) dal maggio 2014 al novembre 2018. “Quando si decide la chiusura o l’apertura delle regioni, qui in Italia lo facciamo basandoci sull’Rt, il parametro che stabilisce il grado di contagio del virus, e non teniamo in conto il numero degli infetti attivi“, ovvero sulla “prevalenza“, ha detto Battiston in un’intervista al Corriere della Sera.
Secondo Battiston, “dobbiamo tener conto che questa cifra nella prima ondata era sottostimata di almeno cinque-sei volte. In questa seconda ondata lo è di almeno due-tre volte“. “In Francia, in Germania o in Spagna”, spiega l’esperto, “quando decidono le apertura e le chiusure tengono in conto questo valore: ecco perché sono più severi nelle chiusure rispetto al nostro Paese”.
“Oggi in Italia abbiamo un numero di infetti attivi di circa 540 mila unità, e questo è un valore molto alto, non dissimile da quello che avevamo durante il Natale, pari a 580 mila. Questo numero dovrebbe essere tenuto in considerazione insieme all’Rt, perché è da questo che si genereranno i nuovi morti”, sottolinea Battiston.
Alla domanda su cosa dovrebbe fare il nostro governo, l’esperto dice: “Penso che si dovrebbe rivedere il limite che viene adottato per stabilire la chiusura della zona rossa. Oggi è di 250 nuovi infetti per settimana ogni 100 mila abitanti”. Invece, questa cifra “dovrebbe essere inferiore”.
“Dovremo renderci conto che a 250 la situazione diventa esplosiva“, dice Battiston, che aggiunge: “A settembre non dovevamo riaprire tutto senza prendere le precauzioni più elementari“, come ad esempio “rendere obbligatoria la mascherina per tutti. O anche prendere provvedimenti per la riapertura delle scuole”.
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