Cosa c’è davvero dietro il video-bufala del ballo sociale a Milano per “festeggiare la Fase 2”
Cosa c’è davvero dietro il video del ballo sociale a Milano
“Sweet dreams are made of this“: sul brano degli Eurythmics decine di ragazzi ballano in strada a Milano muniti di mascherine, nel flash mob più chiacchierato del primo giorno della Fase due. Per gli utenti social i protagonisti del filmato diventato virale stavano festeggiando proprio la fine del lockdown, bloccando addirittura le macchine di passaggio e comunque ignorando “il senso di responsabilità” a cui hanno fatto appello medici e politici per affrontare il periodo di convivenza con il Coronavirus. “Perfetto, hanno capito tutto, bravi”, “Siete la vergogna dell’Italia”, “Poi non vi lamentate se richiuderanno tutto”, hanno scritto centinaia di utenti indignati sui social. In realtà, i protagonisti erano si irresponsabili, ma della Fase uno, perché il video è stato girato ieri, domenica 3 maggio, in piena quarantena. Il ballo sociale si è tenuto a Milano, all’incrocio tra via Nino Bixio, via Giuseppe Sartori e via Antonio Kramer, una delle zone più giovani e movimentate del capoluogo meneghino, animata normalmente da decine di locali e negozi aperti.
Non solo, secondo le informazioni raccolte da noi di TPI, l’evento ha avuto luogo con le stesse modalità ogni settimana nell’ultimo mese: i ragazzi lo hanno organizzato tutti i week end e anche in occasione e del 25 aprile e del primo maggio, senza che però nessuno se ne accorgesse. O forse senza che nessuno denunciasse il flash mob perché il quartiere è caratterizzato da rapporti di buon vicinato. Intanto, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha fatto sapere di aver mandato i vigili nel luogo incriminato, e di aver identificato uno dei protagonisti del ballo sociale: una ragazza di 35 anni che è stata diffidata. Su richiesta del primo cittadino, ora i vigili sono al lavoro per identificare il resto degli irresponsabili. Insomma, chi ha usato il video per dire che a Milano “si sono messi a festeggiare la Fase due” avrebbe dovuto utilizzarlo per dire che a Milano alcuni non rispettavano la Fase uno.
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